EDITORIALE
Benzina: solo la concorrenza può ridurre i prezzi
Diciamo subito che è fuori luogo, meglio ha poco senso, parlare di speculazione: il governo Meloni ha reintrodotto le accise sulla benzina sospese dal Governo Draghi e la conseguenza è stata l'aumento dei prezzi della benzina. Tutto già scritto quindi, mentre non normale è il linguaggio utilizzato da tutti e dalle testate giornalistiche dove il comportamento dei gestori alla pompa è stato messo alla berlina e definito «speculativo». Anche se può apparire noioso, ricordo che in regime di concorrenza ognuno è libero di fissare i propri prezzi come ritiene più corretto: non esiste, né per legge né nei testi di economia aziendale, un prezzo giusto, così come un profitto giusto: se un automobilista ritiene il prezzo alla pompa dove si è fermato troppo alto cercherà un altro distributore e se è costretto a rifornirsi lì perché in emergenza, acquisterà la quantità di carburante che gli sarà sufficiente per arrivare a un altro distributore. In Italia ce ne sono migliaia di distributori in concorrenza tra loro con prezzi fissati liberamente ed è anche questo eccessivo numero, di gran lunga superiore agli altri paesi in Europa, che è causa di maggiori costi che, appena possibile, vengono ribaltati sui prezzi.
Vietati sono invece gli accordi sui prezzi, i noti cartelli, e su questo è corretto che intervenga l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, anche se è poco probabile che le strategie dei distributori, a seguito dell'aumento delle accise, appariranno fra loro coordinate e facili da scoprire. Un commento a parte può meritare l'operatività dei gestori dei distributori sulle autostrade i quali hanno un certo potere di mercato nei confronti di chi si ferma per una sosta e non ha facili alternative. Anche se si conosce questa situazione quando si supera il casello dell'autostrada questo contesto può far risultare corretto un intervento del governo, meglio se fatto nei periodi di normalità. Ne prenda oggi buona nota, il governo, perché i buoi vengono meglio governati quando nell'ordinarietà dei loro recinti che non quando sono scappati e vanno rincorsi nelle praterie....
I cartelli informativi dislocati lungo l'autostrada, ma non solo, volti ad informare gli automobilisti sui prezzi dei carburanti presso le diverse pompe non risultano particolarmente efficaci perché le indicazioni in essi contenute sfuggono ai più. E l'aggiunta di altri cartelli potrebbe aumentare ulteriormente la confusione: il governo ha imposto un tetto al prezzo in autostrada, ma si tratta di una misura discutibile che porta a far allineare tutti i prezzi a questo tetto massimo con il risultato di bloccare il meccanismo della già scarsa concorrenza esistente. Il Governo è anche intervenuto imponendo che i consumatori siano informati sul prezzo medio nazionale, oltre che sul prezzo della pompa prescelta: questa ulteriore informazione è parziale e non fornisce indicazioni sulle alternative disponibili nelle zone piu' prossime.
Alla confusa asimmetria informativa di questi giorni manca un attore, e che attore!: la società petrolifera che è all'origine dei prezzi su cui poi i distributori, sia quelli che operano nelle autostrade che sulle strade ordinarie, possono incidere in base ai costi della stazione di servizio. ll Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che già raccoglie giornalmente i dati sui prezzi del carburante sull'intero territorio nazionale, potrebbe rendersi promotore di un sito web di facile consultazione e, se il caso, di una applicazione sui cellulari per favorire scelte di acquisto di carburante avvedute. Se il caso, anche uscendo dall'autostrada salvo poi rientrarvi. Già avviene in presenza di code annunciate.....
Insomma, se società petrolifere e gestori dei punti vendita sapessero che gli automobilisti sono informati sulle convenienze alternative, si comporterebbero in modo piu' responsabile nel fissare il prezzo di vendita. Un intervento molto efficace potrebbe risultare quello di rivedere le aliquote dell'Iva sui carburanti che varia all'aumentare dei costi di produzione mentre il gettito delle accise varia al variare delle sole quantità vendute. Da tempo, ma con scarso interesse da parte dei diversi governi, i consumatori chiedono la riduzione dell'aliquota Iva che, se correttamente studiata e gestita, potrebbe anche avvenire a immutato gettito complessivo con uno studiato intervento sugli aumentati costi del carburante e la contemporanea riduzione dell'aliquota. Il Governo potrebbe avvalersi di una utile ed interessante palestra - il gruppo Eni che controlla - per studiare la soluzione piu' opportuna e meno costosa per il consumatore. Alla fine piu' corretta per il mercato.