IL COMMENTO

Bernardo Valli, tutti in piedi per applaudire un fuoriclasse

Claudio Rinaldi

Eravamo tutti commossi, in piedi ad applaudire il Dottor Bernardo Valli. Un gigante del giornalismo, un fuoriclasse come ce ne sono stati pochi, un orgoglio per tutti noi parmigiani. Un inviato che ha speso la propria vita – dal 1955 (assunzione all’«Italia», come cronista di nera) a oggi fanno 68 anni – a raccontare guerre, rivoluzioni, colpi di stato, lotte di liberazione dal giogo coloniale. Con una lucidità, una visione e una cultura che sono dei soli (pochissimi) grandi che hanno lasciato un segno nella storia del giornalismo. Con una penna sempre aderente alla realtà, schietta, libera, pungente quando necessario.
Commossi a vedere quest’uomo di 93 anni un po’ incerto sulle gambe, ma lucidissimo, brillante, sorridente, “sul pezzo”: oggi come sempre. Con la stessa curiosità intellettuale di quando, appena assunto al «Giorno», fu spedito a Caracas, e dovette cercare il Venezuela sulla cartina. E che – a dimostrazione di quanto sia attivo e produttivo ancora oggi – ha appena pubblicato un libro per raccontare il suo Italo Calvino (pubblicato da Ventanas, la neonata casa editrice ideata e diretta dalla moglie Laura Putti): un godibilissimo, erudito e affettuoso ritratto del grande scrittore, del quale è stato buon amico, a mo’ di introduzione a una serie di articoli e interviste scritti nel corso della carriera. E (avviso ai lettori affezionati) un altro libro è in gestazione: un’antologia di articoli di argomento culturale che promette di essere memorabile.

Aveva deciso di fare il giornalista per viaggiare, per fuggire: spinto dalle letture dell’adolescenza. E ha viaggiato, eccome se ha viaggiato: in ogni dove, come un pacchetto postale con l’indirizzo sbagliato (il copyright è di Egisto Corradi, altro monumento del giornalismo): raccontando eventi che stavano cambiando il mondo, sapendoli sempre inquadrare nel contesto geopolitico in cui accadevano. E restando consapevole di scrivere reportage, non capitoli di un libro di storia. Perché quella del giornalista è la Verità del momento, come recita il titolo della (imperdibile) antologia curata da Franco Contorbia, pubblicata da Mondadori nel 2014: oggi, guardandosi intorno, vede un mondo che è completamente diverso da quello che, articolo dopo articolo, ha raccontato dieci, venti, settant’anni fa.

Commuove l’affetto che quel giramondo irrequieto di Bernardo Valli ha mantenuto immutato per Parma, commuove la dedica della laurea ad honorem a genitori, fratelli e sorelle che non ci sono più. Commuove l’abbraccio di un esercito di nipoti. Commuove assistere al doveroso, meritatissimo tributo che l’Ateneo – e, con quello, la città tutta – gli ha dedicato. Commuove sentire il rettore Andrei e i professori Saglia e Deriu (tutti bravissimi: è stata una splendida cerimonia) tratteggiare la sua figura, provare a sintetizzarne la carriera nello spazio di una laudatio. Impresa quasi impossibile (ma riuscita) per un fuoriclasse come Bernardo Valli.

Claudio Rinaldi