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Porsche e la Puglia: le insidie del «verde»

Aldo Tagliaferro

Che la transizione energetica sia maledettamente difficile e che per buona parte sia tutta sulle spalle dei Costruttori, è evidente. Ma il pericolo di inciampare nel greenwashing (eufemismo inglese per raccontare una sostenibilità più di facciata che reale) è sempre in agguato.

Ne sa qualcosa Porsche, che sta cambiando il suo Dna dal magico «frullo» del sei cilindri boxer al sibilo del motore elettrico. E allora l'investimento in ricerca passa anche per l'ampliamento del centro di Nardò, in Puglia, dove da anni Porsche corre, testa e sviluppa. Peccato che l'ampliamento comporti la distruzione di centinaia di ettari di verde mediterraneo, alla faccia della coscienza ambientale.

E secondo voi la protesta si è levata in Italia? No, in Germania dove fra sit-in e interpellanze si è sollevato un vespaio che ha portato alla sospensione, per il momento, dell'accordo. Memorabile il commento del presidente della Puglia Michele Emiliano (diciamo che non è il suo momento fortunato...): «La Regione, ancora una volta, dimostra di voler coniugare l’interesse pubblico sotteso alla realizzazione dell’intervento con la tutela dell’ambiente».

Caro presidente, se avesse voluto tutelare l'ambiente forse quell'accordo non l'avrebbe firmato all'origine. Dopo la protesta, come si dice, «so' boni tutti». Insomma, non bastasse un mercato dell'elettrico quasi in totale black-out, l'automotive sta capendo quanto il verde possa essere scivoloso...