EDITORIALE

Chi ascolta oggi il pianto del Bambino?

Enrico Solmi (vescovo di Parma)

Alla mensa della Caritas c’è il presepe: una capanna, Maria, Giuseppe e Gesù e nessun altro. Subito, mi sono sorpreso. Ma è stato un attimo: i pastori e l’umanità, lì c’è tutta. Ci sono i poveri, c’è il pane per loro. Il Natale è intero e integro: Gesù che nasce povero «al freddo e al gelo» e i poveri rappresentanti dell’umanità che Dio ama.
È uomo. Prende la strada che noi facciamo, entra nella storia dell’umanità, anche nella sua notte. Il Natale è un lungo notturno.
Il profeta Isaia parla di un popolo che cammina in una notte minacciosa come di chi scappa da ombre infide, da paura di pericoli e di morte. Come è di una terra invasa, con l’incubo delle armi. Come le notti in Ucraina o sulla linea gialla di Gaza o in Sudan e in tanti Paesi del mondo.

La notte di Natale per alcuni può sembrare superflua, anche se cara ai ricordi: quanti Natali e quanta assuefazione! O inefficace verso le domande che affliggono e rischiano di cadere come le frecce di un arciere stanco o di infiggersi letali; impotente contro dispiacere, dolore, scandalo o speranze inattuate; illusoria: cosa fa un bambino verso i potenti che lanciano droni, condizionano l’economia planetaria, accumulano ricchezze aprendo al massimo la forbice tra chi ha tutto e chi non ha niente?

Con le spese militari che raggiungono il 2,5% del Pil mondiale. Il Natale ancora insiste: «Un Bambino è nato per noi, ci è stato dato un Figlio» preannuncia il Profeta e il Vangelo conferma: «È nato per noi un salvatore che è Cristo Signore, troverete un bambino avvolto in fasce, deposto in una mangiatoria».
Un bambino cambia la vita. Capita così alla stragrande maggioranza dei genitori. Non solo i ritmi, le notti insonni, ma la percezione di sé e del mondo. Apre una gerarchia di valori diversa.

La stessa esperienza umana parla di Betlemme. Come un bambino è indifeso e fragile, buono, chiede protezione, amore. «La bontà è disarmante - scrive Papa Leone -. Forse per questo Dio si è fatto bambino. Il mistero dell'incarnazione… comincia nel grembo di una giovane madre e si manifesta nella mangiatoia di Betlemme. ‘Pace in terra ’ cantano gli angeli, annunciando la presenza di Dio senza difese, dal quale l'umanità può scoprirsi amata soltanto prendendosene cura. Nulla ha la capacità di cambiarci quanto un figlio». (Messaggio Giornata della Pace). Dio ha scelto la via della umanità per raggiungerci e salvarci, rompendo ogni muro tra Lui e noi. San Luca, erudito, medico, pittore, storico, precisa il tempo di questo Bambino, il luogo e la circostanza in cui nasce, unitamente al contesto. Nasce nella notte quando i poveri pastori vegliavano. Il loro era un compito molto gravoso: fuori dalla città, svegli per custodire le greggi degli altri, difenderle dalle bestie selvatiche, dalle razzie. Al freddo dei settecentosettantasette metri di Betlemme, sporchi e impuri guardano il tempio solo da lontano, nel monte alto di Gerusalemme, senza potervi entrare. Ma un angelo entra nella loro notte che diventa luminosa. «Non temete!» è il saluto rassicurante. La rivelazione di Dio nelle religioni ha spesso il carattere del fascinoso e del tremendo. Suscita anche paura. La nascita di questo Bambino vince ogni timore, per i pastori di ieri e per noi oggi: non avere paura di Dio, della sua venuta, della sua presenza in te, nella società, nella città, nella tua casa.

Il Salvatore viene Bambino. Salva dalla paura, dal male che è anche nostro, dalla guerra; dà ragioni piene per vivere, apre qui e per sempre la speranza.

«Li avvolge di luce». «Veniva nel mondo la luce vera quella che illumina ogni uomo» continua il vangelo di Giovanni. La notte non è più notte. È il Natale. Non la magia evanescente o luci artefatte, ma l’incontro con Dio che ci cerca. Non nell’onnipotenza che sopraffà e umilia l’umano, ma nell’offerta di sé per una condivisione piena, sempre e solo per amore. Dio si fa Uomo restando Dio e cerca le fasce della premurosa tenerezza di una giovane donna, ora mamma, e il vigore di Giuseppe, l’uomo, lo sposo che l’accompagna e pulisce la greppia per accomodare il Bambino, chetare il suo pianto tra la fragranza di lini lindi nel sudicio di fieno ruminato per la casa negata a questa giovane coppia in attesa.
«Ma c’è chi ascolta il pianto del Bambino che morirà in croce tra due ladri?» (Quasimodo, Poesia). La risposta è solo nostra. Ma io ne sono certo! Buon Natale.