Gli agriturisimi dell'Emilia Romagna pronti alla fase 2

«In gioco c'è un fatturato annuo stimato in 126 milioni di euro per l'agriturismo dell'Emilia-Romagna e il totale incassato attualmente è pari a zero. Ma le nostre strutture non sono mai fermate e per la fase 2 inserite in campo un protocollo speciale ». Lo dice il presidente regionale degli agriturismi associati a Confagricoltura in Emilia-Romagna, Gianpietro Bisagni , spiegando la nuova strategia per attirare i turisti, e cioè «un bollino di certificazione che garantisce la massima igiene e soggiorni in piena sicurezza (è stata siglata una riserva con l'assistenza specializzata nella sanificazione e sterilizzazione con ozono degli ambienti) ». 
Poi, «spazi che rappresentano studiati apposta per assicurare il distanziamento sociale tra un nucleo familiare e l'altro, con poche camere per struttura (3 aziende su 4 offrono dalle cinque alle dieci stanze) e ampie aree all'aperto da svolgere durante il giorno , poi ancora pacchetti a misura di famiglia per ridare a genitori, figli e nonni quell'armonia mancata a lungo in tempi di epidemia da covid ; inoltre di cibo e alimenti salubri, molti dei quali autoprodotti dalla stessa azienda agrituristica o comunque provenienti da filiera corta ». 
La road map di ConfagricolturaL'Emilia Romagna per la Fase 2 guarda un approccio incentrato sul nucleo familiare: «Persino i tour paesaggistici, come le visite alle cantine ai caseifici e ai borghi storici, sono personalizzati a misura di famiglia», concludono Bisagni . (Foto d'archivio)

Grand Hotel Rimini, i clienti vogliono tornare - «Ci chiamano clienti da tutto il mondo: aspettano di poter tornare da noi». Il Grand Hotel di Rimini, luogo simbolo del turismo italiano, stile liberty, 112 anni di vita e 138 camere abitate da tante star, è chiuso dal 9 marzo e sta lavorando per la riapertura, anche se è difficile prevedere in che misura sarà possibile 'salvare la stagionè. «Dipenderà molto dall’evoluzione del virus nelle prossime settimane», spiega al Resto del Carlino Paola Batani, titolare del Gruppo Batani Select Hotels, proprietaria del cinque stelle amato da Fellini. 
«Siamo consapevoli - aggiunge - che abbiamo perso tutto il mercato straniero, che per noi è molto importante. La clientela leisure è prevalentemente straniera, quindi è chiaro che sarà una stagione diversa. Vogliamo essere positivi, anche se in un contesto di realismo, nel quale analizziamo bene la situazione». In queste settimane il Grand Hotel ha ricevuto moltissimi messaggi: «I clienti consolidati ci chiamano, italiani e stranieri, molti sono diventati amici. Tutti ci dicono che hanno voglia di tornare qui e di passare del buon tempo, il migliore, quello della vacanza». 
L’hotel ha 11mila mq di spiaggia: «La terrazza esterna è enorme e quindi - dice Paola Batani - sarà possibile pranzare all’aperto, anche i saloni storici hanno dimensioni molto grandi, così come le stanze. Insomma, questo è un vantaggio. Va però anche detto che il Grand Hotel è superiore ad una struttura più piccola, perchè quando potrà riaprire lo dovrà fare a pieno regime, per garantire il servizio cinque stelle, il che ha dei costi fissi di gestione altissimi. Vanno ovviamente considerati entrambi gli aspetti».

Filiera Italia, a rischio 320mila locali. In pericolo il 30% del fatturato dell’agroalimentare  -   «Prolungare la chiusura dei ristoranti fino al 1 giugno mette in pericolo i 320 mila locali che oggi danno lavoro a oltre 1,2 milione di persone e allo stesso tempo il 30% del fatturato dell’agroalimentare». Lo fa sapere il consigliere delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia, commentando i contenuti del prossimo Dpcm. Secondo Filiera Italia «il governo analizzi nuovamente questa misura, sarebbe, infatti, ancora possibile accelerare la ripresa della ristorazione con le dovute misure di sicurezza. La politica ha il dovere di farsi interprete delle esigenze del Paese». 
Per Scordamaglia «occorre seguire l’esempio di altri Paesi europei dove si sceglie se e come adattarsi alle proposte dei comitati scientifici. Oggi, infatti, informando per tempo gestori e lavoratori della ristorazione, nessuno esiterebbe a mettersi in regola per tutelare economia e salute». La conferma del prolungato stop per bar e ristoranti, aggiunge Filiera Italia, «non significherà solo mettere a rischio il canale dei consumi alimentari fuori casa, ma anche tutte le aziende e le filiere che lo alimentano». Un duro colpo che già si può leggere nelle cifre previsionali del settore, conclude il consigliere, «con un calo del 20% per quest’anno sulle vendite e per un drammatico effetto domino fino a -12% sull'export del 2020».

Federazione Moda,cosi' ci costringete a chiusura - «Questa sembra la cronaca di una morte annunciata . Abbiamo bisogno di ripartire il prima possibile per far fronte alle necessità di cassa di un settore che vive sulla stagionalità. Questo ulteriore slittamento creerà un danno irreparabile: un prevedibile calo di consumi per il 2020 di oltre 15 miliardi di euro che porterà almeno 17mila punti vendita ad arrendersi, con una perdita di occupazione di oltre 35mila persone».Così in una nota -il presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, Renato Borghi 
«Si prefigura un pericolo per la tenuta della filiera e, da questo punto di vista, sollecitiamo Confindustria Moda ad un’assunzione di responsabilità per condividere con il retail il rischio derivante dalla perdita di un’intera stagione, attraverso il diritto di reso». «Non comprendiamo - dice Borghi- questa inaspettata e inspiegabile decisione di rinviare ulteriormente l’apertura di altre tre settimane dei negozi, visto che l’Inail ha classificato il nostro settore a basso rischio e che è già operativo il protocollo del 24 aprile per la riapertura in sicurezza». 
 

Cosmetica Italia, "insostenibile" chiusura fino al 1 giugno. 300mila famiglie senza reddito, rischio lavoro nero a domicilio  - «Insostenibili conseguenze su un settore economico grande e frammentato, costituito in gran parte da piccole imprese già in ginocchio": esprime una «profonda insoddisfazione» per le decisioni annunciate ieri sera del premier Giuseppe l’associazione di categoria Cosmetica Italia sulla misura che sbarrerebbe le porte dei saloni di acconciatura ed estetica fino al 1 giugno. Il prolungamento del lockdown fino a quella data genererebbe inevitabilmente una grave crisi sociale a carico di quasi 300.000 famiglie italiane, per 90 giorni senza una fonte di reddito e senza alcuna misura di sostegno efficace. «Come produttori di cosmetici siamo preoccupati per una decisione che avrà impatti sia sul canale distributivo di acconciatori e centri estetici sia sulla filiera produttiva, con inevitabili ricadute occupazionali. Il settore è certamente in grado di darsi ulteriori regole igienico-sanitarie rigorose, a completamento di quelle efficaci già normalmente applicate, per una ripresa rapida che coniughi attenzione alla salute e alla sicurezza degli operatori e dei clienti, richiesta di benessere dei cittadini e riduzione degli impatti sociali. Dobbiamo purtroppo considerare che nessun tavolo è stato aperto per la definizione di un protocollo sanitario condiviso finalizzato alla ripresa in sicurezza di queste attività. Confidiamo però che sia ancora possibile un ripensamento del governo ed una ridefinizione delle regole a sostegno della categoria» commenta Renato Ancorotti, presidente di Cosmetica Italia. Le conseguenze saranno certamente la cessazione definitiva di oltre un terzo delle attività - fino a 50.000 negozi, con la probabile ricaduta occupazionale per oltre 100.000 addetti - con il rischio di favorire la nascita e la diffusione di lavoro nero a domicilio senza controlli nè misure di sicurezza, incrementando in modo esponenziale il pericolo di contagio che le misure vorrebbero evitare.