Intervista
Annalisa Sassi: "Sono stati colpiti interi quartieri industriali. Chiediamo l'attivazione degli ammortizzatori sociali"
«Il ripristino di strade e infrastrutture è la priorità assoluta per permettere alle aziende di ripartire».Lo dice in un’intervista al Sole 24 ore Annalisa Sassi, presidente di Confindustria Emilia-Romagna. «Non siamo ancora in grado di fare un bilancio dei danni, siamo nella fase di coordinamento territoriale assieme alle Confindustria Romagna ed Emilia Centro e con Regione Protezione civile e anche il supporto dei colleghi industriali delle regioni limitrofe - spiega - per fornire alle nostre imprese professionalità, mezzi e materiali per ripristinare le criticità».
La situazione «è estremamente delicata, molte aziende non sono neppure raggiungibili o l’acqua impedisce di entrare. Ora è il momento di preoccuparci di salvare e mettere in sicurezza le persone, nel frattempo stiamo predisponendo i moduli con cui raccoglieremo dalle aziende la valutazione dei danni subiti».
La vastità del disastro «è impressionante, al di là delle zone sott'acqua tra Bologna e Rimini ci sono frane e strade interrotte o dissestate fino al Parmense - aggiunge -. Sono stati colpiti interi quartieri industriali e indistintamente piccole, medie e grandi aziende, nell’agroalimentare, nel legno-arredo, nella meccanica, nell’Ict. E ci saranno effetti a catena su tutte le filiere, non penso solo all’industria di trasformazione alimentare che non avrà materie prime da lavorare ma a tutti i distretti che subiranno gli effetti di interruzione delle catene logistiche».
Al governo si chiede innanzitutto «l'attivazione immediata di ammortizzatori sociali per le aziende e i lavoratori evacuati». Martedì «è convocato un Consiglio dei ministri e c'è un impegno a sospendere tributi, scadenze fiscali e termini dei procedimenti giudiziari, ma serve un decreto, non bastano le parole».
Poi «c'è il tema cruciale della normativa sugli aiuti di Stato da affrontare a Bruxelles». Serve inoltre «un’analisi a 360 gradi sia del sistema di valutazione dei rischi sia delle soluzioni infrastrutturali - conclude - per raccogliere e conservare l’acqua in eccesso e per redistribuirla e gestirla quando scarseggia».