il caso

Pipe crack a Parma e in Emilia Romagna, l'opposizione incalza la Giunta regionale: Bocchi all'attacco

Tra esposti in procura e una pioggia di interrogazioni in Assemblea legislativa regionale, l'opposizione in Regione Emilia-Romagna incalza la Giunta sulla distribuzione gratis di pipette per il crack da parte di diversi servizi delle Asl nell’ottica di prevenzione per le malattie infettive. Una iniziativa in atto a Bologna ma anche a Reggio Emilia, Piacenza, Parma.
Il consigliere di Fratelli d’Italia, Giancarlo Tagliaferri, con una interrogazione alla Giunta torna oggi sul tema chiedendo di verificare la legittimità e le conseguenze legali e sanitarie della distribuzione di pipe sterili per il consumo di crack. L'esponente di FdI ricorda che «a Parma, già nel 2024 l’Ausl aveva distribuito 316 pipe per crack, circostanza che portò Fratelli d’Italia a sporgere denuncia ipotizzando i reati di istigazione a delinquere, favoreggiamento dell’uso di stupefacenti e malversazione di denaro pubblico. La stampa ha confermato in questi giorni che la pratica non solo è proseguita, ma è stata ulteriormente ribadita dalle autorità sanitarie locali. A Bologna, il Comune ha annunciato la distribuzione di 300 pipe per crack, finanziata con fondi comunali (oltre 3.500 euro), con conseguenti esposti di Fratelli d’Italia alla Procura e alla Corte dei Conti, oltre a banchetti e raccolte firme. Inoltre, anche a Reggio Emilia la pratica della distribuzione di pipe risulta attiva da oltre quattro anni, con forniture mensili inserite nelle politiche locali di riduzione del danno».
Al caso di Parma Tagliaferri e l’altro consigliere di Fratelli d’Italia, Priamo Bocchi, dedicano una interrogazione a sé, volta a chiedere dettagli sull'iniziativa specifica. La Lega, col consigliere Tommaso Fiazza, chiede alla Giunta di chiarire su quali evidenze o protocolli scientifici sia basata la sperimentazione avviata dal Comune di Bologna. Fiazza evidenzia come la sperimentazione sia stata avviata anche a Reggio Emilia, dove è stata creata una stanza del crack aperta quattro ore al giorno, sei giorni su sette in zona stazione per «decomprimere» le crisi da astinenza da crack. «Un’altra accettazione del danno, più che una riduzione della dipendenza», sottolinea.