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Dal 07 marzo 2020 - 18:00
Al 07 marzo 2020 - 20:00
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Oggi alle 18, ai Diari di Bordo, Jacopo Masini e altri autori antologizzati leggeranno racconti dal volume edito da Diabasis
Memori di un vecchio progetto a cui il sottoscritto e Guido Conti avevamo partecipato («Raccontare Trieste», una serie di libri ideati da Pietro Spirito, che chiedeva a un manipolo di scrittori di ambientare un racconto nella città Giuliana in cambio di tre giorni di ospitalità) da tempo avremmo voluto esportare da noi l’idea. Ma quando con Domenico Cacopardo e Guido, ci siamo messi in testa di far partire questo progetto, eravamo consapevoli di avere la strada avviata da un collante con una forza sinergica straordinaria. Gli scrittori parmigiani. Quindi ci siamo domandati: Perché invitare autori “esterni” quando potevamo contare su un nucleo autoctono qualificato e qualificante? E forse è proprio attraverso questa contingenza, grazie alla convinta adesione dell’editore Diabasis a cui abbiamo proposto l’idea, che il volume «Parma. I Narratori raccontano la loro città» è potuto arrivare a destinazione in tempi rapidi. Proprio perché questo libro è nato come un contributo del tutto spontaneo da parte di un gruppo di narratori “nostri” che hanno risposto a un invito. L’iniziativa è nata molto naturalmente, collegandosi idealmente alla coincidenza temporale con Parma capitale della cultura, ma poteva anche svilupparsi a prescindere. Soprattutto perché è stata pensata come una riflessione sul narrare le proprie radici.
Una delle domande che ci siamo posti preliminarmente è stata: cosa chiedere ai narratori invitati a scrivere un racconto su Parma? Sono i luoghi a raccontare le storie o le storie a raccontare i luoghi? Le storie sono itinerari di frasi, di trame, mappe di parole per orientarsi nella geografia del quotidiano che a volte prendono altri percorsi.
Per questo, mentre i luoghi raccontano le storie nella maniera più esatta e giusta, le storie mitizzano inserendo i luoghi nella topografia dell’immaginario.
Alla fine la scelta è stata di non porre schemi o griglie. Ho ancora la mail che abbiamo inviato gli autori coinvolti, una mail cumulativa dal contenuto molto chiaro.
Tutti hanno aderito senza perplessità di sorta. Con piena convinzione ognuno ha interpretato in totale libertà il compito, dando spazio a un’immagine della città che si rispecchia nei loro ricordi. Una città come sfondo per chi poi la ripensa a distanza.
Come luogo dove sono nate e si sono sviluppate esperienze fondanti della propria esistenza.
Come oggetto di riflessione o provocazione da cui ripartire. Come teatro dell’assurdo. I racconti che compongono il volume hanno come unico tema l'ambientazione, Parma, con i suoi quartieri e le sue strade, la sua storia, i suoi personaggi (spesso quelli restati nell’ombra). I narratori, non vincolati da tematiche o da elementi comuni, non hanno avuto alcuna limitazione se non quella di collocare il proprio racconto in un luogo, anche mentale. Ha preso così corpo un mosaico di avventure e intrecci, di personaggi e situazioni, per creare la mappa di una città che va svelandosi nella sua topografia attraverso la fantasia o il desiderio di ricordare persone o tempi, di chi scrive. Luoghi o non luoghi, tra memoria individuale e collettiva.
La narrativa è anche tramandare al futuro un’esperienza esistenziale. E il racconto di una città non è solo un atto autobiografico.
Ne è derivata un'operazione che crediamo non abbia precedenti o perlomeno non abbiamo memoria di volumi di questo genere, almeno qui da noi. Resta un libro composto da racconti dove è assente l’ovvio, la retorica del risaputo, la celebrazione. Resta la scommessa di aver coagulato le firme più significative della narrativa parmigiana in un progetto non facile perché come scriveva Attilio Bertolucci negli anni 80 «gli scrittori parmigiani sono come monadi senza porte ne finestre, la città sembra impermeabile alla loro attività».
Alla fine ci piacerebbe che questo libro restasse come una anomala cartografia. In cui ognuno, leggendolo, è libero di perdersi.
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