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Dal 20 settembre 2014 - 17:00
Al 20 settembre 2014 - 19:00
Giuseppe Barbieri, Vincenzo Ferrari, Eleuterio Massari, Gedeone Ferrarini, Ottavio Pattacini, Afro Fanfoni, Bruno Vescovi. Questa storia parte con loro, uomini uniti prima dalle sevizie e poi dalla morte, trovata il 1° settembre 1944 per mano nazifascista. Non furono gli unici, come ben sappiamo, ma Giuseppe, Vincenzo, Eleuterio, Gedeone, Ottavio, Afro e Bruno – non finiremo mai di ricordarli – rappresentano i nostri sette fratelli. C’è una lapide in piazza Garibaldi, che a questi nomi aggiunge: «La città di Parma non vide mai nei secoli scempio così crudele dei suoi figli».
Se questo libro fosse un dipinto, sarebbe «Guernica»: la violenza e la conseguente oscurità, la sofferenza delle vittime (li trovarono letteralmente a brandelli), lo strazio dei loro cari, la distruzione della società. Per questo Nicola Maestri, nipote di Eleuterio Massari, spinto dal bisogno della testimonianza ha scritto «Ti riporto a casa» (lo presenterà domani alle 17 nella Rocca di Sala Baganza). Lo ha scritto non solo per se stesso: è come se Maestri continuasse a suonare quelle campane della chiesa di San Giuseppe, Oltretorrente… borgo Paglia, la casa dove vivevano i suoi nonni con le loro tre bambine. Sarà Iride, la più piccola, a dare alla luce Nicola. Tengono svegli, le campane. Ma Livia non prende sonno dal 18 agosto ‘44, da quando il suo Eleuterio è stato preso e arrestato dalle Brigate nere. Un bravo marito, ottimo papà e gran lavoratore. Bello. Con un sorriso meraviglioso. Un uomo dolcissimo, incontrarlo fu «come vedere una stella cadente». Faceva l’ambulante e aveva trovato la sua sposa lontano da Parma, a San Vito al Tagliamento, vicino Pordenone. Una stupenda storia d’amore. Nicola Maestri lo descrive coniugando i verbi al presente, come se Eleuterio – dal greco eleutherios, libero – fosse ancora tra noi. Forse c’è davvero, anche grazie a questo nipote con la passione per la scrittura. Il mondo di Eleuterio Massari è minimo: moglie, figlie e lavoro. Fa divertire il quartiere, tira l’aquilone per borgo Paglia facendosi rincorrere dai ragazzini. Ah, come volava alto. E’ qui che l’esordiente Nicola Maestri fa porre una sola domanda al lettore: perché?
L’Oltretorrente è un frammento dai confini segnati dalle sue strade. Tuttavia, quel 18 agosto e quel 1° settembre allargheranno per sempre le barriere del quartiere, coinvolgendo tutta la città come un abbraccio attorno a sette famiglie. Lo scrittore fa rivivere molto bene quei giorni e quei momenti vissuti dal nonno e dalla nonna. Non inserisce giudizi critici; racconta col cuore, questo sì, il dramma di un uomo, di una donna e di una intera comunità. Fissa tra le pagine un’esperienza vissuta, trasgredendo all’intimo silenzio mantenuto fino a oggi dalla famiglia. Ed è proprio nonna Livia che gli racconta come andarono le cose: prima, durante e dopo.
Maestri si fa aiutare dall’illustratore parmigiano Gianluca Foglia – Fogliazza – che grazie ai suoi disegni rende ancor più vivo sia il ricordo dei momenti felici, sia il dramma di quell’estate nera e vile. Poi ci sono le foto di Parma, le targhe dei borghi, di quei muri che ancora andrebbero accarezzati per lenire il dispiacere e asciugarne le lacrime.
C’è una sentimentalità irreprimibile in «Ti riporto a casa», il senso del coraggio e della resistenza. Non disperde nemmeno una virgola, Nicola Maestri. Fila dritto come un treno, dal finestrino ci indica i dettagli delle vicende personali del nonno e il mutare degli stati d’animo suoi e della signora Livia. Il lettore non si sente straniero, si sente parte della storia e anche per questo occorre ringraziare la donna che ha aperto la sua casa per raccontare e condividere, come quando si spezza il pane e lo si distribuisce a tutti. Che donna forte, Livia, che si riporta a casa il suo Eleuterio. E’ lei, come in «Guernica», la lampada che tiene in luce la speranza.
Ti riporto a casa
di Nicola Maestri
Epika, pag. 144, 12,90
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