Dal 20 sab settembre 18:00
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Dal 11 aprile 2014 - 18:00
Al 11 aprile 2014 - 20:00
Lentezza, pazienza, ripetizione, semplicità, silenzio. Sono aspetti forse inconsueti ma essenziali nella creazione dell’opera d’arte «Appello ai Meditanti» di Sabrina Mezzaqui. Un’opera in divenire, che nasce e si compone di un’idea ed insieme del confronto e dei significati che ciascun meditante, invitato ad intervenire, immette nella propria azione creativa. L’opera è il fulcro della mostra che sarà inaugurata questo pomeriggio in Pilotta: in Galleria Nazionale, alle 18, nella Sala della Rocchetta e, alle 19, nel Teatro Farnese con una performance ideale condivisa, guidata dalle parole poetiche interpretate da Mariangela Gualtieri, ricorrenti nel percorso. Al centro del progetto c’è la Pilotta, intesa come luogo della cultura e naturale crocevia di comunità, nel quale si sono sedimentate esperienze e dialoghi; laboratorio di conoscenze, competenze e relazioni, una «cittadella della cultura» che si apre in maniera completa per riallacciare legami forti, stimolare appartenenza, riconoscere nel museo un punto d’incontro, di ascolto, di dialogo. E’ lo spirito che anima Mariella Utili, soprintendente per i Beni storici, artistici ed etnoantropologici di Parma e Piacenza, curatrice della proposta assieme a Cristiana Colli. L’evento rientra, infatti, in un progetto di committenza artistica - l’opera andrà ad arricchire le collezioni permanenti del Museo - ed ha il sostegno della direzione generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l’Architettura e l’Arte contemporanea del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo. La mostra è realizzata in collaborazione con la Galleria Continua San Giminiano/Bejing/Le Moulin, la Galleria Minini di Brescia, e alcuni collezionisti italiani, presenta libri, installazioni, opere grafiche, light box, opere su tessuto e su carta. Accogliendo l’invito, Sabrina Mezzaqui ha scelto di rivolgersi alla più invisibile e trasversale delle comunità contemporanee, quella di coloro che scelgono di meditare, in un processo che guarda al sè e all’altro da sé. L’appello ha trovato risposta nella città e nel territorio e così, dal novembre scorso, il gruppo dei meditanti, composto di 15 persone dagli interessi e dalle professioni più svariate, si ritrova in Pilotta con appuntamento settimanale, per condividere riflessione e azione. L’artista ha scelto di lavorare, come già altre volte ha fatto, sul tema del libro, con un testo simbolico dell’umanità che mantiene intatta e attuale la forza visionaria e l’impegno etico: «Teoria e pratica della non-violenza» del Mahatma Gandhi. Con paziente determinazione, settimana dopo settimana, mese dopo mese, il gruppo sta creando l’opera collettiva, frutto di quel passaparola volto a dare avvio, tra le mura possenti del palazzo, ad una nuova comunità temporanea che in questo progetto ha trovato il senso di una propria appartenenza. La modalità con cui l’artista ha scelto di condurre il lavoro, è un processo di stratificazione delle conoscenze e delle esperienze con scambio di materiali, reading, letture, in cui non viene disdegnato il rito del tè caldo e lo stesso andirivieni di persone che vogliono conoscere, partecipare, vedere. Dal punto di vista formale la comunità dei Meditanti utilizza il testo cartaceo per comporre manualmente farfalle inserite e, dunque, unite, da bianche perline così da creare un lungo filo di conoscenze, metamorfosi di un significato originario. Il processo è in corso. Il tavolo di lavoro dei Meditanti resterà attivo nelle Sale della Rocchetta ad appuntamenti cadenzati e si concluderà il 29 giugno con la presentazione dell’opera e del libro che racconterà questa esperienza artistica. La Rocchetta, luogo che ospita alcuni dei più celebri capolavori della Galleria, le opere di Correggio e Parmigianino, è divenuto, così, il cuore espositivo e progettuale di questo dialogo che risuona verso le comunità creative, culturali e disciplinari che abitano il complesso della Pilotta e che animano la struttura monumentale, per proiettarsi verso la città. La mostra è occasione per conoscere l’attività di Sabrina Mezzaqui, il cui lavoro è fatto da molto tempo ormai di volti, presenze, parole scritte e ricomposte. Il suo agire assomiglia da vicino a una preghiera collettiva dove il gesto ha un suo intrinseco significato, quello di dar forma, passo dopo passo, al pensiero, mettendo «in gioco» lo scorrere del tempo l’attenzione e la capacità di altre persone. L’arte si fa, così, laboratorio, dove si consuma un rito comune che l’artista affronta con serietà ed umiltà. Il rito è creazione concreta; nel suo Appello ai Meditanti è composizione di quel filo di carta e perline destinato a contenere il sapere di Gandhi e nel contempo il «sapere» frutto di un’esperienza comune. Perché quel filo ogni giorno va assumendo significati da scoprire, perché dentro di esso non c’è solo la materialità ma anche il pensare e il sentire; c’è la manualità, l’emozione, l’evolversi di un’idea nel rapporto con gli altri e con le cose. Come ricorda Sabrina Mezzaqui, citando Magda Szabò «dietro ogni successo visibile c’è sempre una persona invisibile senza la quale le opere d’arte non nascerebbero».
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