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Dal 29 dicembre 2014 - 09:00
Al 29 dicembre 2014 - 19:00
Inaugurata la mostra al cinema Astra con acrilici di star del cinema al femminile. E' aperta dal 25 dicembre al 13 gennaio.
L'articolo di Manuela Bartolotti
Quante volte il cinema ha omaggiato direttamente o indirettamente la pittura, con citazioni di opere d’arte nelle inquadrature, nelle scene o palesi riprese di quadri, statue, affreschi? Un esempio vicinissimo a noi si trova nei film di Bernardo Bertolucci, il grande regista parmigiano fresco di Laurea honoris causa in Storia e critica del cinema nel nostro ateneo.
Le sue pellicole hanno spesso richiami pittorici e in particolare vale la pena ricordare “Ultimo tango a Parigi” che fin dai titoli introduce un’opera di Francis Bacon la quale poi tornerà per tutto il plot con la citazione dei colori e delle forme liquefatte, in una sorta di sottinteso ossessivo e simbolico.
L’arte nei film ha una lunga e colta tradizione, meno però l’arte nelle sale cinematografiche. Già a fine settembre, chi andava al cinema Astra veniva accolto dal ritratto seducente e vivace di Brigitte Bardot, celebrata in occasione dei suoi 80 anni. E prima ancora una giovane Giulietta Masina nei panni di Gelsomina de “La strada” di Fellini compariva nel piano sequenza che conduceva in un cinematografo d’essai lo spettatore di “Poltrone rosse”, ultimo film di Francesco Barilli dedicato al cinema e alle storiche sale di Parma. A queste due diverse ma indimenticabili attrici si aggiungono adesso (dal 23 dicembre al 13 gennaio) molte altre “dive” realizzate ad acrilico sempre dalla pittrice Giusy Vecchi e sempre al cinema Astra nell’originale mostra “Divine in galleria”.
Come in un “parterre de reines”, vedremo Audrey Hepburn e le attualissime stars Angelina Jolie, Scarlett Johansson, Penelope Cruz. Ma non hanno l’attitudine dell’icona, la posa fatale, il fotoritocco da celluloide, bensì una naturalezza e l’espressione di persone comuni che si fanno conoscere e riconoscere come amiche, pur essendo le bellissime interpreti dei nostri sogni e delle nostre emozioni. La Vecchi le mette in sala accanto a noi così che le arti si mescolino e il luogo per eccellenza della finzione e dell’immaginazione divenga caldo, diverso, palpitante.
In questo dialogo silenzioso si arriva allora a comprendere come arte sia molto di più di un bel quadro, di un’oggetto da ammirare, ma sia tutto ciò che comunica e trasporta, un conduttore infinito di vita, di passioni. Così come un’attrice, seppur idealizzata dalla magia dello schermo, possa parere familiare. Perché il film non finisce dopo l’ultimo fotogramma, il quadro non termina su di una parete. Prosegue dentro, riecheggia al dì là di uno sguardo, del sorriso ammiccante di una diva.
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