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Parma -

Mercoledì 10 Settembre 2025


Quando il bucato veniva fatto a mano

Quando il bucato veniva fatto a mano

Il noto collezionista Mauro Parizzi non finisce mai di stupire, tanta è la passione e l’entusiasmo con cui gestisce il suo «Museo della civiltà contadina e domestica» realizzato nell’area dell’antico caseificio Castellazzi di Soragna. Dopo i giochi del passato, la scuola di un tempo, la biancheria della nonna e le vecchie macchina da cucire - che sono diventati oggetto di interessanti mostre allestite negli spazi del suo museo etnico - un altro spaccato della vita domestica del passato verrà presentato al pubblico domani e domenica, e potrà essere visitato, con ingresso gratuito e con guida dello stesso Parizzi, in tutte le festività natalizie. La nuova rassegna riguarderà il modo e i mezzi usati per lavare la biancheria di casa e, in genere, per fare il bucato. Il pezzo più importante e curioso è costituito dalla lavatrice francese «La flamande» di fine Ottocento: è fatta per contenere 100 litri di acqua che vengono scaldati da una stufa posta sotto la caldaia, e la biancheria immessa veniva continuamente girata insieme al detersivo con un grosso volano a mano posto sull’esterno. Era probabilmente usata da famiglie molto numerose, da piccole comunità di persone o da ospedaletti della zona. Sempre a manovella è la «Primina», lavatrice rotonda in ferro del 1955, così come un’altra rotonda in alluminio e un’altra in materiale plastico, entrambe con la loro manovella. Prima di questa meccanizzazione, in casa c'era la vasca da bucato in legno (il navasol), usato con l’asse piana rettangolare per sbattere i capi di biancheria, precedentemente insaponati con saponi di grasso animale, soda caustica e cenere di legna.

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