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Parma -

Sabato 06 Settembre 2025


I Borbone dinastia della gloria

Domani alle 10,45 nella Sala Maria Luigia della Biblioteca Palatina la presentazione del quinto volume

Durò meno di un secolo la stagione dei primi Borbone signori di Parma, dal 1731 al 1802. Un tempo relativamente breve per lasciare un’impronta così netta e decisa nella storia del piccolo Ducato. Alla base c’era un «patto di famiglia» che univa i Borbone di Francia, Spagna e Napoli. C’era una serie di alleanze iniziate col matrimonio, nel 1760, fra Isabella, infanta di Spagna, e Giuseppe II d’Asburgo. Nella città ducale era arrivato Filippo I, figlio secondogenito di Filippo V di Spagna e di Elisabetta Farnese, duca dal 1748 al 1765, capostipite del ramo Borbone Parma. Gliela succeduto il figlio Ferdinando I, che governò per trentasette lunghissimi anni ed al quale spettò di pilotare la trasformazione culturale provocata dalla Rivoluzione francese. Lo fece giocando un ruolo, se non da protagonista, certamente da comprimario, se si considera che condusse Parma ad essere attiva sul piano politico e culturale. Un esempio, non secondario, che si può prendere come riferimento, è la conferma che i volumi dell’Enciclopedia di Diderot, finalmente tradotti in lingua italiana e pubblicati a Venezia nel 1748, erano letti nei salotti frequentati dall’élite parmigiana proprio negli anni in cui uscivano i primi numeri della Gazzetta di Parma. Sono gli anni d’oro che non raggiungono il secolo ma anche gli anni di resistenze e opposizioni, raccontati nel volume della Storia di Parma, di (Mup Editore), dedicato a «I Borbone: fra illuminismo e rivoluzioni» a cura di Alba Mora, che verrà presentato domani, alle 10,45 nella Sala Maria Luigia della Biblioteca Palatina, in Pilotta, dalla curatrice, da Giovanni Tocci, ordinario di storia moderna e da Domenico Vera, curatore della collana Storia di Parma in un appuntamento promosso da Fondazione Monte di Parma - Università degli Studi di Parma – Camera di Commercio di Parma - Mup editore. La storia dei primi Borbone a Parma è caratterizzata dalla realizzazione di progetti fondamentali per una nuova visione di Stato: il Palazzo dei Ministeri, poi Intendenza di Finanza, che per la prima volta vennero individuati con una propria singolarità architettonica e posti fuori degli spazi della corte; la Pilotta, trasformata in un contenitore culturale con la Biblioteca Palatina, il Museo Archeologico, l’Accademia di Belle Arti, la Tipografia di Bodoni, il Teatro Farnese; la laicizzazione dell’Università e delle scuole; l’apertura al pubblico degli spazi del Giardino Ducale; il tentativo dell’unificazione amministrativa delle tre città del Ducato, Parma, Piacenza e Guastalla; la strada della Cisa come collegamento tra Genova e Milano; gli scavi di Veleia e, infine, una industrializzazione diffusa e diversificata, ad incominciare dalla fabbrica della seta. Aspetti tutti approfonditi nei saggi del volume, a partire da L’Infante don Carlos e la «spoliazione» di Parma, di Imma Ascione e Giuseppe Bertini, che delinea gli anni della partenza dell’infante per la «conquista» del regno meridionale. Eventi storici che segnarono l’ esportazione dalla città» di un ricco patrimonio di beni artistici e storici, considerati dal duca che stava traslocando a Napoli, di proprietà. Dalla «spoliazione» alla dominazione austriaca tra il 1736 e il 1749 (saggio di Sergio Di Noto Marrella) fino all’insediamento di don Filippo ( saggio di Alessandro Malinverni) le pagine delineano l’ascesa dei Borbone, di Filippo che rese la città l’«Atene d’Italia» e della moglie la duchessa Luisa Elisabetta, figlia del re di Francia, (saggio di Alessandro Malinverni) che portò l’influenza della cultura e della moda d’oltralpe, ma della quale non vanno dimenticate le trame diplomatiche per accrescere e consolidare il potere del ducato. Al servizio del Duca il Ministro Du Tillot ( saggio di Claudio Maddalena) portò una innovativa amministrazione, che fu da esempio. Ecco allora una «città ridisegnata» (saggio di Carlo Mambriani) come appare in quel capolavoro cartografico che è l’Atlante Sardi con le sue 28 tavole ma anche «ridisegnata» grazie ai migliori allievi dell’Accademia di Belle Arti. In questo clima si inserisce «L’importazione della massoneria: peculiarità, legami con il teatro e declino» nel saggio di Federico Chesi che testimonia come a metà del Settecento prese vita una loggia al cui vertice si sarebbe trovato lo stesso don Filippo, sodalizio tuttavia che non condizionò gli orientamenti politici della corte, rappresentò invece un ecosistema di socialità e aggregazione. Viene poi il tempo di don Ferdinando, con l’ educazione impartita dall’abate Condillac e la gestione del governo, «Le istituzioni borboniche e la riforma dell’Università» (saggio di Sergio Di Noto Marrella) con la Costituzione per i nuovi Regj Studj, in un clima di crisi generale degli atenei in Europa, i «Rapporti con la Santa Sede» fino all’arrivo di Napoleone «Tra Ferdinando e Napoleone: l’illusoria autonomia» (saggio di Alba Mora). «I democratici e la rivoluzione oscurata (1796-1797) precedono di pochi anni quel 9 ottobre 1802 in cui il duca Ferdinando morì improvvisamente, «non senza sospetto di avvelenamento da parte del governo francese o del cisalpino». Assume il controllo dell’ex ducato in nome della Repubblica Francese Moreau de Saint-Mary. Le pagine passano così «Dalla rivoluzione alla restaurazione: gli anni della dominazione francese (1802-1814) (saggio di Piergiovanni Genovesi). La storia si lega al potere ma la città è anche «altro». Uno sguardo su poveri, malati e vagabondi lo rivolge il saggio di Lisa Roscioni, tra riforme mancate, riorganizzazione dell’Ospedale della Misericordia e concezioni innovative sull’istruzione e l’avviamento al lavoro, secondo il pensiero del conte Stefano Sanvitale. Il volume si chiude con un completo quanto complesso saggio di Maria Victoria Lopez-Cordon Cortezo su «Le relazioni con la Spagna da Elisabetta Farnese a Napoleone» che sottolinea come la relazione tra Parma e la Francia sia stato il perno attorno al quale ha ruotato la storiografia relativa al Settecento borbonico anche se il peso della Spagna nelle vicende del piccolo Stato non è da considerarsi questione secondaria.
Storia di Parma - I Borbone fra illuminismo e rivoluzioni a cura di Alba Mora - Mup, pag. 410, euro 90

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