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Dal 11 aprile 2015 - 18:00
Al 11 aprile 2015 - 20:00
Eccole, le meravigliose donne di Renzo Dall'Asta. Bellissime, intriganti, affascinanti tornano a stupire e a conquistare i cuori di uomini smarriti e concupiscenti. Donne, microcosmo simbolo della vita e del mondo.
Con «Perle e porci» l'artista parmigiano riappare sulla scena pubblica dopo un «silenzio» durato alcuni anni (sabato alle 18 l'inaugurazione della mostra, aperta fino al 16 maggio, nello studio Bll di Giulio Belletti, in piazzale Borri).
Con una quindicina di tele di medie e grandi dimensioni l'artista riporta all'attenzione del pubblico i suoi soggetti storici. Ammalianti figure femminili, ometti piccoli e smaniosi, animali simbolo di degrado culturale e sentimentale, immagine del decadimento politico e sociale di oggi (ma anche di ieri). Non c'è mai nulla di scontato nella pittura di Dall'Asta. Il tratto è sempre lo stesso, quello di un maestro della tecnica pittorica, amante dei colori decisi, degli sfondi uniformi e di potente impatto. Ma i contenuti continuano, come sempre, a stare al passo con i tempi.
Fedele alla propria tradizione poetica, l'artista ripropone il concetto del bello come faro dell'esistenza. Con la consueta ironia, ovviamente. Perché per Dall'Asta, profondo conoscitore dell'animo umano e delle sue contraddizioni, non potrebbe essere diversamente. Da qui la tela «Colpo di grazia» (2009) o «Il più grande spettacolo del mondo» (2009) in cui, con un sorriso delicato, l'artista rappresenta la magia della vita e il sentimento di inadeguatezza che ogni essere umano prova prima o poi di fronte alla meraviglia del mondo.
La riflessione sul tema estetico è un filo che unisce tutta la produzione artistica di Dall'Asta. E' proprio il bello, motore del mondo, che l'uomo spesso non sa distinguere e di conseguenza rispettare. Così di fronte al famosissimo «L'origine del mondo» (quadro di Gustave Courbet custodito al Musée d'Orsay di Parigi), nella tela del 2010 «Ha una domanda da porci? (Impara l'arte)» è un pacioso quadrupede a proporsi come autore del quadro.
La passione per l'arte è sbocciata da quando era piccolo. E non lo ha mai lasciato. Oggi Dall'Asta, professore in pensione dell'Istituto d'arte Paolo Toschi, ha alle spalle una lunga serie di mostre a Parma, in provincia, ma anche fuori dai confini cittadini, regionali e nazionali. Di lui hanno scritto in tanti. Ogni critico d'arte o curatore di mostra che si è occupato di lui ha colto e si è soffermato su un singolo aspetto della sua opera complessa. Ma tutti hanno saputo cogliere la parte romantica, dietro l'apparente distacco. «Renzo Dall'Asta ha la teatralità dei grandi gesti - ha scritto qualche anno fa Marzio Dall'Acqua, allora presidente dell'Accademia nazionale di Belle arti di Parma - il vuoto della proclamazione retorica, la denuncia amara dell'irrisolto, del non essere e quindi del non avere e l'impotenza triste e ilare del clown, che non ha altro modo per un gesto estremo, totale, irriverente e quindi realmente rivoluzionario che quello di mettere in discussione se stesso».
«Quest'uomo romantico fino alla disperazione - ha scritto Franco Somacher - si trova a vivere la vita come un'ironia malinconica, scoprendo la fragilità e la brevità delle conquiste. Riconosce l'amarezza tutti i giorni, giorno per giorno, eppure quando arriva si sente impreparato a viverla».
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