Dal 20 sab settembre 18:00
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Dal 20 marzo 2016 - 21:00
Al 20 marzo 2016 - 23:00
«Ho cominciato a cantare le canzoni di Dylan da ragazzino in cameretta... ora poterlo fare su un palco da professionista, con una band è il sogno di una vita». Lo spiega, rilassato e sorridente, Francesco De Gregori, a fine concerto, nel backstage dell’Atlantico di Roma, tappa del suo «Amore e furto Tour 2016», 20 concerti in club e teatri, per l’album, «De Gregori canta Bob Dylan - Amore e furto», uscito a ottobre e già disco di platino, nel quale propone, tradotte e reinterpretate da lui, 11 canzoni dell’autore di Blowin’ in the wind.
Il tour arriverà al Teatro Regio di Parma questa domenica alle ore 21. L'espressione canonica «c'è molta attesa» può rendere l'idea: la data è già tutta esaurita (per informazioni Arci Parma e Caos Organizzazione Spettacoli tel 0521-706214).
Un viaggio live con 25 brani, bis compresi: l’incontro fra il popolo dei personaggi, imperfetti, veri, visionari, feriti e rinati, del menestrello di Duluth e del Principe. Si parte in un trionfo blues -rock con otto canzoni di «Amore e furto», da Via della povertà (Desolation row) al mondo distopico di Acido Seminterrato (Subterranean Homesick Blues), passando per Servire qualcuno (Gotta serve somebody) o Un angioletto come te (Sweetheart like you). «Volevo che il repertorio dylaniano fosse in una capsula, un isolamento nobile. Sono felice che il pubblico fosse molto attento» dice De Gregori che sottolinea l’attualità nei testi del suo modello: «Quando hai uno sguardo alto e puro come quello di Dylan, dici cose che continuano a coincidere con la realtà intorno».
Sarebbe contento «se parte del pubblico, venuto per me, scoprisse Dylan. Come molti mostri sacri, non è veramente conosciuto». E scherza: «Ora aspetto solo che Dylan traduca in inglese miei pezzi». Loro si erano già incontrati in un camerino anni fa, ma la scorsa estate, al Lucca Summer Festival, dove De Gregori ha aperto per lui, «ho preferito evitare, troppi giornalisti. Le band però hanno fraternizzato».
La parte di live con i suoi brani, è stata aperta dal Principe con l’emozionante omaggio a Pasolini di A Pà per continuare, con, tra gli altri, Generale, In onda, Cose, la trilogia del Titanic (Titanic, I muscoli del capitano e L’abbigliamento di un fochista), La storia, Gambadilegno a Parigi, La donna cannone, Buonanotte fiorellino, anche in segno dylaniano.
«Mi piaceva includere pezzi che faccio raramente, salvaguardando i classici, che il pubblico aspetta e che amo fare. Mi diverto sempre con canzoni come La donna cannone o Generale. Ma volevo fare anche qualche piccola sorpresa». La scaletta dei suoi pezzi cambierà tutte le sere «ma ‘A Pà, ad esempio, penso rimarrà. Mi piace cominciare così. L’ultima volta l’avevo cantata in tour con Dalla, mi aveva convinto lui a rifarla».
A proposito della decisione di Dylan di vendere 6000 pezzi dalla sua collezione privata (testi scritti a mano, documenti, registrazioni audio e video) alla George Kaiser Family Foundation e alla University of Tulsa per la consultazione libera, dice: «ha fatto benissimo, magari quando sarò in pensione in un giorno lontanissimo, andrò a Tulsa e farò l’esegeta».
Per Francesco De Gregori «questo disco e questo tour, sono un punto nobile della mia carriera, accolto con benevolenza dal pubblico e dalla critica. Non so cosa possa venire dopo, a volte è più facile ripartire da un insuccesso... ma ora non ci voglio pensare».
Ad accompagnare il Principe sul palco ci sono Guido Guglielminetti (basso e contrabbasso), Paolo Giovenchi e Lucio Bardi (chitarre), Alessandro Valle (pedal steel guitar e mandolino), Alessandro Arianti (hammond e piano), Stefano Parenti (batteria), Elena Cirillo (violino e cori), Giorgio Tebaldi (trombone), Giancarlo Romani (tromba) e Stefano Ribeca (sax).
Il tour che ha preso il via a Roma proseguirà, dopo Parma, in numerosi teatri e club italiani, fino a Livorno (16 aprile)
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