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Dal 15 aprile 2016 - 17:00
Al 15 aprile 2016 - 20:00
Giulia Delogu, giovane e qualificata studiosa piacentina (laurea a Pavia, dottorato di ricerca a Trieste, assegno di ricerca a Venezia, Visiting Researcher a Stanford) soprattutto di storia letteraria settecentesca che ha al suo attivo – tra le altre - importanti pagine sui rapporti tra poesia e massoneria in Italia nel secolo XVIII, propone ora, nel volume «Compagno delle vostre fatiche. Giovanni Rasori maestro di virtù nella Pavia del triennio repubblicano.1796-1799», (presentazione oggi alle 17 alla Deputazione di Storia patria, in borgo Schizzati 3) una lettura approfondita della figura e dell’opera di Rasori, intellettuale parmense, figura di grande rilievo del movimento patriottico e giacobino negli anni della Repubblica Cisalpina e – poi – nel periodo napoleonico. Giovanni Rasori, nato a Parma nel 1766 da Francesco, farmacista presso l’Ospedale civile, e da Gaetana Vezzani (morì a Milano nel 1837), si era laureato in Medicina a Parma e aveva poi ottenuto una borsa per l’estero per iniziativa di Giuseppe Camuti, protomedico e rettore dell’ateneo parmense.
Studioso dei classici, delle lingue moderne e di filosofia, si perfezionò a Firenze, Pavia e Londra, facendosi conoscere come sostenitore traduttore divulgatore dell’opera del medico scozzese John Brown promotore di una dottrina medica fondata – nell’interpretazione di Rasori - sull’individuazione e sulla cura degli stati di eccesso o difetti di stimoli dell’organismo, da eseguire con farmaci stimolanti o controstimolanti.
Una teoria che – all’epoca – suscitò entusiasmi e polemiche. A Milano, dove fu Clinico medico dell’Ospedale, e a Pavia, dove divenne professore di Patologia e poi di Clinica medica, manifestò le proprie posizioni di «giacobino» e di «patriota» attraverso la partecipazione attiva alle adunanze delle istituzioni democratico- repubblicane, l’attività pubblicistica nel «Giornale degli Amici della Libertà e dell’Uguaglianza» da lui fondato nel 1796, l’attività didattica come professore, rettore dell’Università di Pavia e sovraintendente del Collegio Ghislieri (divenuto Collegio Nazionale) nel triennio repubblicano: tutte posizioni sostenute con passione polemica contro la vecchia classe accademica, a favore della partecipazione elettorale degli studenti alla formazione degli organi di governo dell’università, a favore dell’uso della lingua italiana nella discussione delle prove di laurea, a sostegno di un processo di laicizzazione dell’organizzazione culturale e scientifica della vita accademica (che suscitò sospetti e accuse di ateismo e di materialismo). Fu personaggio di rilievo, ma certo controcorrente e scomodo agli occhi degli stessi Francesi, nel periodo della Repubblica Cisalpina, di quella Italiana e del Regno Italico (diede vita, nel 1810, con Michele Leoni, nativo di Borgo San Donnino, agli «Annali di Scienze e Lettere» di cui fu referente per la letteratura Ugo Foscolo), fu duramente perseguitato e subì l’arresto e il carcere dopo la caduta del Regno Italico e il ritorno dell’Austria. Traduttore di Schiller, fu anche collaboratore del «Conciliatore», dove – tra l’altro – elogiò le posizioni del parmigiano Giacomo Tommasini, clinico a Bologna, e confermandosi «fondatore della statistica medica».
Ne subì il fascino Stendhal che, nella «Certosa di Parma», ne utilizzò alcuni tratti per delineare il personaggio di Ferrante Palla, medico-bandito, poeta (Rasori fu anche autore di versi «romanticamente petrarcheggianti»), cospiratore, condannato a morte, tribuno del popolo. Stendhal lo giudicò scrittore di qualità e lo pose ai primi posti tra gli uomini che aveva conosciuto, dopo Napoleone, Canova, lord Byron e assieme a Rossini. Il libro di Giulia Delogu si concentra su un periodo particolare – ma fondamentale – dell’attività di Rasori («giacobino» acceso sì, ma avverso ai metodi della violenza e del terrore), quello del triennio repubblicano nel quale emerge la complessità dei suoi interessi culturali, non solo scientifici ma anche letterari e artistici; e dove si avverte lo stretto nodo che lega il medico, il ricercatore, il professore (che si sente «compagno» dei propri studenti, come De Sanctis si sarebbe sentito «primo» tra i propri studenti, «amico tra amici»), il politico, il promotore (e collaboratore) di giornali militanti: una delle caratteristiche tipiche di quel periodo e della cultura «giacobina». Come molti altri patrioti impegnati nell’attività politica in quegli anni, Rasori dedica molto spazio della sua attività (e del suo pensiero utopico) ai problemi dell’istruzione, attento anche alla necessità che studenti e studiosi, oltre che ricercatori, diventino anche (secondo un impegno che era stato sentito fortemente anche da alcuni settori del pensiero illuministico: si pensi alla scuola napoletana di Antonio Genovesi) propagatori di cultura nei ceti sociali disagiati e marginali rispetto ai processi culturali, ai quali andava pure indirizzata un’attività di sostegno e di aiuto concreto attraverso la progettazione scientifica.
Una diffusione dei «lumi» che andava effettuata anche attraverso un impegno civico che doveva manifestarsi pure nell’attività letteraria, come dimostrano le prove degli studenti del Rasori e in particolare di quel Giovanni Gherardini, laureato in medicina, filologo e scrittore, traduttore di A.W.Schlegel e di S. de Sismondi, promotore nel 1801 di un Parnasso Democratico – manifesto della nuova poesia democratico-repubblicana – e autore di rime su temi tipici della cultura «giacobina»: documenti di un sodalizio politico, culturale e umano che si vengono ad aggiungere alla ricca documentazione pavese esposta e commentata con ricchezza di argomentazione e di dati da Giulia Delogu in questo libro chiaro ed esemplare per la delineazione problematica di un periodo nodale e importante per il séguito della storia italiana.
Compagno delle vostre fatiche
di Giulia Delogu
Cisalpino, pag. 147, euro 20,00
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