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Dal 13 ottobre 2016 - 20:30
Al 13 ottobre 2016 - 23:30
La bellezza come mezzo di educazione, l’arte che diventa strumento per il rinnovamento della civiltà. Da questi temi centrali nel pensiero di Friedrich Schiller prende le mosse «Schiller Gala», concerto che giovedì alle 20.30, al Teatro Farnese, attraverserà due secoli di storia della musica, mettendo a confronto i Lieder di epoca romantica su testi del drammaturgo tedesco con composizioni contemporanee commissionate appositamente per la serata dal Teatro Regio di Parma. Un modo per sottolineare la modernità di Schiller, che ha ispirato moltissimi musicisti e a cui è dedicato il Festival Verdi 2016. In scena il soprano Silvia Frigato, il pianista Aldo Orvieto, l’Ex Novo Ensemble, il Coro di Voci Bianche e Giovanili «Ars Canto» (preparato da Gabriella Corsaro), con regia sonora e live electronics di Alvise Vidolin. Non sarà un semplice concerto ma un vero e proprio spettacolo, che si avvarrà del live painting di Michele Sambin.
«Nella scelta del programma musicale non abbiamo voluto fermarci al romanticismo, per questo sono state commissionate composizioni nuove su testi di Schiller. – spiega Aldo Orvieto – Ci saranno quindi tre piani: innanzitutto il repertorio liederistico classico, con brani di Schubert, Schumann e Liszt scelti per la loro bellezza e perché significativi della poetica di questi compositori. In secondo luogo interpreteremo alcuni Lieder romantici rivisitati in modo personale da autori contemporanei: uno di Schubert trascritto da Vittorio Montalti e uno di Richard Strauss trasposto da Nicola Bernardini. Infine ci saranno due composizioni originali di Fabien Lévy e di Claudio Ambrosini. Il tema della serata è quello, centrale in Schiller, della bellezza che aiuta ad affrontare la vita. Visto l’ostacolo dei testi in tedesco, si è pensato a un percorso di light painting, per guidare l’ascoltatore attraverso immagini che evocano il senso di ogni brano».
Per le composizioni contemporanee interverrà l’uso dell’elettronica, centrale per esempio nel «Lied ohne Worte» di Claudio Ambrosini, composto nel 2004 creando una sorta di cortocircuito tra il testo dell’«Inno alla Gioia» di Schiller – che parla di fraternità, amicizia, libertà – e alcuni scritti di bambini internati nel campo di concentramento di Terezìn. «L’elettronica ha una funzione evocativa del momento tragico della morte dei bambini per asfissia: – spiega Alvise Vidolin – c’è una sorta di simulazione di questo momento che riempirà sonoramente tutta la sala. Live electronics e regia sonora interverranno anche negli altri brani contemporanei: da un lato per l’amplificazione e spazializzazione dei suoni – facendo uso di un impianto di dieci altoparlanti disposti tutti attorno al pubblico – dall’altro con l’uso di suoni elettronici che si miscelano agli strumenti e alle voci».
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