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Dal 01 ottobre 2017 - 11:00
Al 01 ottobre 2017 - 13:00
E’ semplice il ricordo, fatto di attimi. E l’attimo è semplice anche se rivoluzionario. Così come li sono i versi di Alma Saporito nella sua ultima raccolta poetica «Il tempo dei jukebox» (Epika) che questa mattina alle 11 sarà presentato da Paolo Briganti alla Libreria Feltrinelli di via Farini.
Sarà un volo nei cieli della giovinezza per tanti e per tutti quelli che hanno avuto il tempo scandito da cose e consuetudini che forse non esistono più. Erano spunti per sognare: biciclette sempre un po’ rotte, dischi 45 giri, locomotive parcheggiate in un parco, camini attorno ai quali raccogliersi, frasi di cioccolatini, coriandoli sperduti tra mattonelle bicolori, le attese palpitanti della Befana, il costume da Zorro, il Piaggio rosso e naturalmente il jukebox. Alma ci conduce in un deposito/soffitta di memorie, dove accatastati sono gli oggetti e le emozioni di ieri, le «buone cose di pessimo gusto» – così le chiamava Gozzano un altro secolo indietro - e che hanno conosciuto i nati nella seconda metà del ‘900. E’ una sentita autobiografia in poesia, eppure sembra appartenerci. La poetessa, nel suo stile, utilizza frasi brevi, immagini icastiche, flash rapidissimi e pare di scorrere un album di fotografie, fotogrammi del tempo che fu. Riaffiorano così le suggestioni di un passato caldo, umano, condiviso, dove gli oggetti più elementari diventavano pretesti per fantastiche divagazioni, tutto appariva possibile perché imperfetto; come cantava Bennato “nei sogni di bambino la chitarra era una spada e chi non ci credeva era un pirata”. In quel mondo “reale”, tangibile tutto l’ “irreale” e immaginario si manifestava, per restare poi più concreto, dolce, animato dell’attuale virtuale, tridimensionale, inafferrabile universo digitale.Il racconto d’infanzia e giovinezza di Alma, costruito su fantasie ed emozioni è rimasto più vivido e vero di quello di oggi, dove molte esperienze e momenti sono filtrati da schermi, ridotti a click su pulsanti e vissuti di seconda mano, digeriti da dispositivi senza sensi e senza sentimenti. In queste pagine invece si rievoca il calore del focolare, della vecchia coperta da pic-nic, il profumo di cortili e giardini, il suono delle musicassette. Nostalgia. Siamo fatti di cose e momenti. Perché la vita, ogni vita è decisa da attimi e attimi restano come sassi di Pollicino a farci ritrovare a ritroso il cammino verso la nostra casa delle origini, la nostra anima. Allora l’infinito immaginario dei bambini del ‘900 paradossalmente esiste ancora, anche nei versi e nelle pause di Alma, negli spazi e negli angoli dei ricordi: “L’isola che non c’è/ per me c’era (…) L’isola che non c’è/ per me ha un nome”.Invece, ai tempi dei dj e non dei jukebox, ripete la canzone di Gabry Ponte: “ma che ne sanno i Duemila?”.
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