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Ada Rossi si iscrive a pieno titolo tra le protagoniste dell'antifascismo democratico e intellettuale di area azionista-radicale che attraversò la repubblica costituzionale. Nasce a Baganzola (Parma) nel 1899, e lì trascorse l'infanzia. Prima di quattro figli di una famiglia borghese, Ada Rossi venne educata dalla madre ai valori di «libertà e uguaglianza», compiendo «da subito una netta scelta antifascista, motivata da fattori etici prima che politici» come scrivono Antonella Braga e Rodolfo Vittori, autori del bel volume «Ada Rossi», Edizioni Unicopli, 2017 ripercorrendo la vita dell’antifascista democratica, con delicatezza e sensibilità storica. Fin dall'inizio degli anni Trenta si dovette confrontare, in quanto moglie di un detenuto politico, Ernesto Rossi, con «l'ottusa e sadica burocrazia del regime», per dirla con Mimmo Franzinelli, autore dell'introduzione al volume. Esperienza condivisa da molte altre donne – mogli e compagne – di «anti-nazionali», così come erano definiti dal regime gli antifascisti, rinchiusi in carcere o assegnati al confino. Ada era una donna dallo spirito indipendente, ribelle, intelligente, tratti che contribuirono a rafforzare la sua scelta antifascista, una scelta esistenziale oltre che intellettuale. Fu comunque l'incontro con Ernesto Rossi e l'adesione al movimento politico «Giustizia e Libertà» a segnare profondamente il suo destino. L'amore per Ernesto Rossi, ricordano gli autori, «assunse una valenza che oltrepassava la sfera degli affetti, per trasformarsi in strumento di lotta politica, come esplicito atto di sfida al regime». Attratti da una profonda affinità spirituale, tra loro nacque prima l'amicizia poi l'amore. Ada si rivelò, sono sempre le parole degli autori, una donna «per molti versi moderna, emancipata, colta, indipendente» ma con un «certo riserbo nel valorizzare il proprio impegno politico e riluttanza verso l'auto-rappresentazione come “militante”». Non è casuale che la sua biografia trovi spazio nella collana Novecentodonne dedicata a biografie di donne, «vere protagoniste, vere rivoluzionarie del secolo scorso», come puntualizza Luisa Steiner, direttrice della collana edita da Unicopli. La straordinaria vita di Ada ed Ernesto è stata ricostruita anche in un altro libro di Caterina Barilli, «Un uomo e una donna» (ed. Lacaita, 1991) in cui è presente anche una fondamentale intervista alla stessa Ada. Nel 1930 l'arresto e la condanna di Ernesto Rossi, insieme al gruppo «Giustizia e Libertà» di Milano, trasformò repentinamente la vita di Ada chiamata a sostenere il marito condannato dal tribunale speciale a vent'anni di reclusione. L'anno seguente si sposarono nel carcere di Pallanza. Furono anni difficili che Ada attraversò senza mai far mancare il proprio sostegno al marito facendo leva sui comuni valori mutuati dal pensiero di Mazzini, Cattaneo, Garibaldi e Pisacane. Nel 1939, allo scoppio del conflitto, Ernesto Rossi venne trasferito al confino di polizia sull’isola di Ventotene, dove erano stati concentrati gli antifascisti più «pericolosi» e dove insieme a Altiero Spinelli redasse il Manifesto di Ventotene per un Europa libera e unita. Rimase sull'isola fino alla caduta del regime nel luglio 1943. Con lo scoppio del conflitto e il marito al confino, per Ada le cose si fecero più complicate. Venne convocata alla Casa del Fascio di Torino ma temendo di essere maltrattata non si presentò. Le autorità fasciste locali premevano per il suo allontanamento dalla città e nel dicembre 1942 il prefetto li accontentò e, convocata l'apposita commissione provinciale, fece assegnare anche lei a due anni di confino, prima a Forino (Avellino) e poi a Melfi (Potenza), lontana dal marito. Nell'agosto del 1943, dopo oltre un decennio, Ada ed Ernesto si ritrovarono nuovamente insieme a Milano dove parteciparono alla fondazione del Movimento federalista europeo prima di abbandonare l'Italia per la Svizzera per sfuggire all'arresto. Nel 1945 a guerra finita, poco dopo il rientro in Italia, lei «d'animo milanese» raggiunse il marito a Roma chiamato a far parte prima del Governo Parri e poi incaricato a presiedere l'importante azienda pubblica che doveva provvedere al rilievo e all’alienazione dei residui bellici. Tra il 1945 e il 1967 Ada rimase accanto ad Ernesto nelle battaglie per un’Italia democratica e una Europa federale. Seguì «con passione la sua attività di polemista contro gli oligopoli, la corruzione amministrativa, le eredità fasciste e le ingerenze clericali». Orfana del Partito D'Azione, una esperienza per lei decisiva che l'aveva formata politicamente e come donna rimase accanto al marito pur non essendo sempre d’accordo con le sue prese di posizione. Entrambi condivisero le simpatie per Marco Pannella e il nuovo Partito radicale. Dopo la scomparsa di Ernesto Rossi nel 1967, Ada continuò a interessarsi di politica, coltivando gli ideali europeisti. Negli anni Settanta si iscrisse al Partito radicale e partecipò, fin che poté, a tutte le battaglie promosse dai radicali in quel periodo. Si spense nel 1993 a 94 anni.
Ada Rossi
di Antonella Braga e Rodolfo Vittori
Unucopli, pag. 142, euro 12,00
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