Ferragosto, un giorno come tutti gli altri
All'alba in stalla. Perché le mucche non vanno in ferie
Fontevivo Mentre c’è chi si diverte al mare e prende il sole in spiaggia c’è chi coltiva la terra, accudisce le bovine e munge il latte da destinare alla produzione di parmigiano Parmigiano Reggiano. Tutti i giorni. Perché in agricoltura i tempi li detta la stagione.
Sono le 5 in punto quando si inizia a pulire la stalla nell’azienda agricola di Giuseppe Marani a Bellena di Fontevivo.
L’acqua calda si fa come una volta, con una piccola caldaia a legna, nell’aia, appoggiata su un cumulo di cenere. Il fumo avvolge tutto mentre non appare ancora quella foschia lattiginosa tipica di agosto che abbraccia le colline in lontananza. Trenta mucche o poco più e nessuna meccanizzazione tranne la mungitrice.
Paglia e fieno si portano e distribuiscono ancora a mano, con i forconi i cui manici, vittime del tempo, sono ricurvi quanto le schiene di chi li usa. Movimenti frenetici e perfettamente sincronizzati come se ci si trovasse in una tavola calda di una grande città nell’orario di punta. Invece sono solo in due Giuseppe Marani, 53 anni e il “garzone” di stalla, il padre Romano di 78 anni.
Non si guarda mai l’orologio ma i tempi sono stretti e tutto è dettato dall’arrivo del casaro per il prelievo del latte che avviene alle 8 in punto, preciso come un orologio di ultima generazione.
La ricetta della stalla
«Bisogna sapere tutto e ricordare ogni dettaglio - racconta Giuseppe Marani, titolare dell’azienda agricola -: quali mucche accettano gli integratori con vitamine e quali no, le condizioni di salute, eventuali irritabilità».
Giuseppe è perito agrario, ha iniziato a frequentare la stalla forse ancor prima di saper leggere. Quando ha terminato l’Itsos di San Secondo (oggi Itis) è iniziata la sua carriera fatta di 365 giorni di lavoro all’anno. «Abbiamo mediamente tre parti al mese - racconta -: c’è sempre tanto da fare perché i vitelli richiedono molte cure. Appena nati basta un malessere anche passeggero per farli morire. Uno è nato anche questa notte. Poi sono andato a imballare il fieno fino alle due, speravo ci fosse un po’ di rugiada per non rovinare il fieno ma non ce n’è stata».
Tre generazioni
La “saga” dei Marani parte nel 1945 vicino a San Secondo, come mezzadri. Ettore, nonno di Giuseppe, affitta alcuni terreni che lavora con passione ma riesce ad acquistare una cascina a Grugno solo nel 1978, quando la nuova leva è Romano. Si coltivano frumento, bietole e pomodori, utili per la rotazione mentre nella piccola stalla ci sono poche mucche. Per alcuni anni solo una. Romano ha tempra da vendere, nel 1971 inizia a lavorare in fabbrica pur continuando a seguire campi e stalla, si dedicherà alla sua passione dal 1996, una volta raggiunta la pensione. «La fabbrica non faceva per me» ricorda. Nel 1997 la famiglia acquista i terreni di Bellena mantenendo anche Grugno.
Giuseppe ha la stessa tempra del padre, dal 1992 al 2014 lavora per Apa, per i prelievi del latte utili per il controllo qualità e la classificazione genetica, senza dimenticare il lavoro nella fattoria, in aiuto ai genitori. Lia, madre di Giuseppe è deceduta a ottobre. Ma quella passione è ancora nell’aria come l’odore del latte che invade il circondario.