«Callas» sempre tra i big

Sandro Piovani

Ci sono passaggi, nella storia di una cantina, che restano fissati nel tempo. Soprattutto se arrivano importanti conferme del buon lavoro svolto. A Monte delle Vigne sono giustamente soddisfatti: dopo aver cavalcato la scelta «bio» ecco un'altra grande novità, per «Callas», la malvasia ferma in purezza (malvasia di Candia) si è scelto di fare un passo avanti verso la naturalezza del prodotto utilizzando nella lavorazione le anfore. Così «Callas 2020» (in uscita a giorni, si mormora) viene assemblato con una partita affinata in acciaio nella misura del 70% e del 30% affinata in anfora. L'obbiettivo? Dare ancor più freschezza al vino e attraverso il bicchiere entrare in vigna, nella purezza degli acini, uva sana, bella, da gustare in un sorso intenso. Una svolta fortemente voluta dal presidente di Monte delle Vigne Paolo Pizzarotti che ha appoggiato il progetto dei suoi più stretti collaboratori. Una svolta premiata anche dalla «bibbia» degli appassionati enoici, visto che la guida de «Il Gambero Rosso» ha attribuito alla «Callas 2020» i tre bicchieri, il massimo della votazione. Ed è la terza volta che «Callas» si merita questo enocmio speciale. Era accaduto per due volte anche al Rosso di MdV (Barbera e Bonarda). Ecco dunque Callas 2020: freschezza, longevità, espressione del territorio e di un vigneto: «Callas» diventa sempre più protagonista di una food valley che da qualche anno può inserire anche il vino tra i prodotti «manifesto» del nostro territorio. Una beva fresca, promettente, persistente, a tutto pasto vien da dire. In una bottiglia buona subito ma sicuramente adatta alla lunga conservazione, tipica dei grandi vini. Anzi, sarà interessante negli anni, capire l'evoluzione di questa annata. 


Le anfore di argilla
Dove hanno debuttato le  anfore che vengono usate per la fermentazione del mosto che viene lasciato a contatto con gli acini interi per 9 mesi.  Un processo innovativo, visto che si tratta di una tecnica di vinificazione antichissima (venivano utilizzate oltre 10.000 anni fa in Georgia) e riportata in auge negli ultimi anni. L’anfora di argilla  è stata scelta in quanto rappresenta l’artigianalità del prodotto, è un contenitore di origine naturale con una certa porosità e permette dunque una micro-ossigenzione lasciando evolvere il prodotto stesso senza tuttavia apportare nulla al contrario del legno. Il tipo di evoluzione, accompagnata al biologico e a una perfetta salubrità delle uve, consente di ottenere dei vini dalla grande capacità di invecchiamento e una longevità in grado di sfidare il corso del tempo. L’anfora va dunque a esaltare le caratteristiche uniche del terroir e le caratteristiche del vitigno in quanto rispetta molto di più il varietale.  Una scelta quella di Monte delle Vigne di una cantina dinamica che ha la voglia di esplorare tecniche diverse al fine di elevare il prodotto e portarlo alla sua massima espressione.


Numanti e la vendemmia
L'ad di Monte delle Vigne Lorenzo Numanti ricorda così la vendemmia 2020: «Era stata un’annata davvero bella in cui abbiamo potuto fare ogni intervento nei tempi giusti e senza assilli. Le giornate di sole sono state predominanti e le poche piogge sono cadute nei momenti giusti a corroborare situazioni climatiche comunque equilibrate». L'ad ci parla di uve sane, fresche, che «hanno dato vita a mosti fini ed eleganti». Per un vino da podio dove anche «la quantità è stata soddisfacente».