IL VINO

Vigneti Aloi Spumante Metodo Classico Monbuen

Esotica beva, che evoca frutta secca e candita

Il viticultore è chiamato a scelte continue. Dalle variabili meteo alle regole imposte dai disciplinari di produzione: districarsi non è cosa semplice ma la gioventù, si sa, non è un difetto. L’energia spinge a concretizzare progetti che prendono in considerazione tutti gli elementi a disposizione e a renderli realtà. In qualche forma. L’uva Erbaluce non dichiarata in etichetta nel Metodo Classico di Vigneti Aloi, ma indicata come “innominabile”, è la risposta al coraggio che vince sul sistema e sulla ragione. Siamo nelle colline fuori dalla denominazione Erbaluce di Caluso o Caluso DOCG, in cui non è ammessa la dicitura dell’uva. Ma la vite viaggia ed è arrivata anche a Borgofranco d’Ivrea, a 10 km da Carema, in direzione Settimo Vittone. La famiglia Aloi con qualche manciata di ettari ha sempre prodotto vino e la figlia Giulia, quarta generazione, dopo gli studi di grafica ha trovato la sua strada. Tornare a casa, prendere in mano l’azienda e sfogare la sua creatività iniziando la produzione di nuovi vini e disegnarne le etichette. L’approccio agli appezzamenti è inderogabilmente parcellare: una vigna, un vitigno, un vino. Con Monbuen si riprende il nome arcaico della collina Montebuono: zona di pregio per la coltivazione della vite, presente dal XII secolo. La famiglia, grazie al recente successo dei vini di questa porzione di Piemonte, è riuscita nell’impresa di ristrutturare vecchi terrazzamenti e iniziare la produzione di Carema, a base di uva Nebbiolo e Merlot.


Il Monbuen viene prodotto tramite una pressatura soffice del grappolo intero a cui segue una fermentazione alcolica in vasca d’acciaio. Si prosegue con sei i mesi di affinamento in barrique e 36 sui lieviti. Nel bicchiere di Monbuen ci sono tocchi ossidativi con la frutta che si veste di esotico, nel centro bocca, avvolgente, sugli agrumi e frutta secca, si enfatizza l’acidità tipica dell’uva «innominabile». Andrea Grignaffini