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Locanda Ca’ Mari nel verde di Berceto
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IL RISTORANTE
Leon d'oro: tradizione classica con bollito e dolci protagonisti
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Dal 1917. E ora è la terza generazione della famiglia Ghinelli a gestire questo locale, con camere d’albergo vicino alla Stazione ferroviaria e da sempre meta degli amanti dei bolliti. Ambienti negli anni fedeli a sé stessi così come, nella sostanza, anche il menu. Arredi vecchiotti, ma funzionali: mobili, mensole e credenze alle pareti con pile di piatti, bottiglie di vino, liquori e ciotoline con salse e mostarde già pronte, mentre al centro della sala troneggia il carrello coi salumi e in un angolo quello dei dolci. Il carrello dei bolliti entra ed esce dalla cucina al momento del servizio, mentre gli arrosti vengono serviti già impiattati. Tavoli ravvicinati preparati con semplicità, tovaglie di cotone, piccola carta dei vini con etichette dalle regioni, un buon lambrusco scuro della casa, servizio senza fronzoli, garbatamente sbrigativo.
S’è detto dei bolliti cui si aggiungono i piatti della tradizione locale, serviti in porzioni generose e con la possibilità di piatti tris per assaggi curiosi. Si comincia coi salumi e con un buon prosciutto tagliato a mano e con abilità dalla patronne. Sempre tagliata a mano anche la spalla cotta di San Secondo ricca di sapore e di specifica dolcezza. Meno bene il salame con una punta di acidità e la coppa ancora giovane, ghiotto lo spicchio di mortadella. Ai primi, la pasta rasa è un tuffo nella tradizione profonda: dolce di uova e formaggio, quasi si perde nel brodo, è calda, corroborante, buona. Discreti i tortelli di zucca, anonimi quelli d’erbetta; dal ripieno robusto e sodo quelli di castagne: in tutti pasta dura nelle giunture. E ancora: anolini, risotto di stagione e, con l’asterisco che indica ingredienti che possono essere “all’origine congelati o abbattuti”, gnocchi al Gorgonzola, pappardelle capriolo e funghi, tagliolini alla pasta di salame o ai funghi porcini. E’ il momento dei bolliti e, dal carrello cigolante e su piatti ovali di porcellana, ecco i vari tagli fumanti che vengono generosamente porzionati: il taglio di manzo, la morbida lingua, la testina, il cotechino, il prosciutto affumicato, la costina, il ripieno di Parmigiano e uova. Tutto discreto, accompagnato dalla salsa rossa, di prezzemolo e di verdure come vuole la tradizione. Gli arrosti misti, anch’essi discreti, hanno una mezza fetta di punta di vitello ripiena, la punta di vitello, un trancio duretto di coppa, costine. Per contorno, mostarda di frutta della casa, purée di patate, cipolline in agrodolce. E ancora: ossobuco di vitello con risotto allo zafferano; entrecote di manzo o nodino di vitello ai ferri; roast-beef.
Spero abbiate tenuto un posto per il dessert, perché il carrello dei dolci è ricco, invitante e consente assaggi multipli: torta di limone; sbrisolona con ghiotta mousse al caffè; zuppa inglese non troppo alcolica, ricca di cioccolato; tiramisù; latte in piedi dalla consistenza morbida e cremosa, la dolcezza mitigata dalla nota caramellata. I prezzi: coperto 3 euro; antipasti 11-13; primi 8-13; secondi 14-22; dolce 7. Menu esposto, ingresso e bagno comodi, parcheggio nei dintorni o Duc Fratti.
Dolci
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