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Indie planet. Un finale d'anno scoppiettante

Riccardo Anselmi


ROADWARDEN (Assemble entertainment, per Pc, Mac e Linux)
Chiedersi quale potrebbe essere il miglior indie dell’anno è una di quelle domande davvero difficili cui dare risposta, tante sono le uscite, la qualità e la varietà di produzioni in un panorama indipendente sì, ma che per parecchi aspetti non è secondo ormai alla scena delle major. Il 2022 è stato poi particolarmente ricco di cult fuori dagli schemi, come Immortality e Norco, apprezzatissimi da chi cerca una vena artistica nei videogame. Di sicuro però nella lista degli indie più significativi dell’anno che ha visto il ritorno di Dwarf Fortress non può mancare Roadwarden, forse il più profondo gioco di ruolo sul quale poggiare oggi virtualmente le mani. Ancora più sorprendente se si pensa che un progetto simile è stato portavo avanti in pratica da una singola persona, che si nasconde dietro la sigla del Moral anxiety studio. In Roadwarden si respira l’aria dei grandi classici. Recupera infatti le atmosfere immaginifiche delle vecchie avventure testuali, pur con il contributo di numerose dinamiche inedite e la magia delle illustrazioni, monocromatiche in pixel art. Immerso in un duro mondo fantasy dettagliato e vivo, sul quale l’autore lavora da anni, Roadwarden racconta un viaggio sempre diverso in cui viene data massima libertà di scelta al protagonista, che deve fare continuamente i conti con il complesso incastro di conseguenze scaturito da ogni azione. Apparentemente nulla o quasi è precostituito, ma ci si crea da sé i fili per la tessitura dell’intreccio di un’interactive fiction su misura come pochi hanno tentato realmente di fare nel digital entertainment.


JITSU SQUAD (Inin, per Pc e console)
A dispetto del nome della software house responsabile del progetto, Tanuki creative studio, che richiama il folklore nipponico degli yokai, Jitsu squad nasce nei Paesi Bassi, ma sprizza comunque amore per Giappone su tutti i fronti. Il gioco, dopo il debutto su Pc, arriva su console, compresa per la prima volta Xbox, grazie a Inin, etichetta specializzata nell’accendere le luci su vecchi cult e piccoli grandi classici dell’old school di ieri e di oggi. Jitsu squad riprende il filone dei brawler, i cosiddetti picchiaduro a scorrimento tornati in auge sull’onda di capolavori recenti quali Streets of rage 4, che ha creato il clima per il rilancio di altre hit, come Teenage mutant ninja turtles: Shredder’s revenge, entrambi parti della mitica Dotemu. Oltreché per una grafica coloratissima, disegnata come un cartoon dal taglio caricaturale pieno di chicche e citazioni, Jitsu squad si contraddistingue per l’approccio evoluto al genere, tanto spettacolare nell’espressione delle supermosse, quanto tecnico grazie alla varietà di combinazioni di colpi, con gli sviluppatori che non nascondo di aver tratto ispirazione non solo dalle pietre miliari dei brawler Streets of rage e Final fight, ma dai fighting game competitivi tipo Marvel vs. Capcom 2, Dragonball fighterZ e Super smash bros. In quest’ottica la natura co-op viene riletta nel segno del tag team mode, che permette di alternare i personaggi.


THE UNLIVING (Team17, per Pc)
Se si vuole esplorare la galassia degli indie oggi vengono in aiuto etichette ormai di culto, da Devolver digital a Raw fury, per citarne un paio delle più ricercate che in questi anni hanno saputo selezionare nel mare magnum delle piccole produzioni un catalogo originale di enorme qualità. Anche Team17, la storica casa inglese di Worms e Alien breed, sta diventando un punto di riferimento, attraverso l’opera della sua divisione editoriale, per mezzo della quale hanno visto la luce una varietà di progetti estremamente ben accolti da pubblico e critica. Titoli come Blasphemous, Narita boy, Yooka-Laylee, Crown trick, Overcooked!, Neon abyss, Greak: Memories of Azur e molti altri. Le uscite sembrano non finiscano mai e ci sono già un bel po’ di novità in programma per il 2023, da King of the castle a Gord, quando dovrebbe raggiungere la versione definitiva anche The unliving, attualmente pubblicato in accesso anticipato su Steam. Si tratta del primo vero videogame di Rocketbrush, uno studio di Cipro specializzato in outsourcing, in particolare disegnando elementi grafici per altre compagnie. Non a caso The unliving si caratterizza per la ricca pixel art, che mette in scena un ironico ribaltamento dell’epica eroica, alla guida di un negromante e del suo esercito di non morti, da rimpinguare strada facendo a suon di incantesimi in questa ennesima rielaborazione, dark ma non troppo, della formula tra roguelite e rpg.


THE TENANTS (Frozen district, per Pc)
Lo studio polacco Ancient forge è già al lavoro sul prossimo titolo (indicativamente previsto nel 2024) dove ci si metterà nei panni di un impresario edile. Intanto con The tenants ci si confronta con le dinamiche di un’agenzia immobiliare, decisa a compiere la scalata verso il successo a colpi di investimenti il più possibile redditizi e vantaggiosi, con l’obiettivo di creare un vero e proprio impero. Lo spirito è quello un po’ ludico alla Two point, per le situazioni fuori dalle righe che si presentano all’intraprendente intermediario-proprietario, che da una parte si impegna ad ampliare il proprio portafoglio di appartamenti e case, dall’altra deve procacciarsi inquilini che abitino gli immobili e non è detto si tratti delle persone più raccomandabili e più amabili del quartiere, con la conseguente necessità di calmare gli animi tra vicini esasperati. Molte energie vanno comunque spese per predisporre il nido agli affittuari, perché, al fine di ottenere il massimo profitto, gli ambienti di partenza sono spesso ridotti in condizioni disastrose. Sta al nostro tocco e alla nostra creatività utilizzare al meglio il budget per abbellire i locali, da adibire a utilizzi residenziali o commerciali, puntando su ristrutturazioni più o meno radicali e sulle soluzioni più carine per gli arredi.


LUNISTICE (Deck13, per Pc e Switch)
Poco più del prezzo di una colazione. Qualcuno l’ha definito i migliori cinque dollari (da noi cinque euro) che si possano spendere in un videogame nel 2022. In effetti Lunistice è tra quelle gemme che si trovano oggi pescando con cura nella scena indie. Alle spalle c’è anche la storia particolare del suo autore. Mentre Masahiro Sakurai, il papà di Super smash bros, sembra intenzionato a lasciare lo sviluppo per concentrarsi, tra gli altri impegni, sul canale Youtube da cui diffonde insegnamenti di game design, Lunistice rappresenta il titolo di debutto di A grumpy fox, dietro cui si nasconde un singolo programmatore, al secolo Dennis Kroener, che negli ultimi dodici anni ha frequentato il settore come content creator, con l’alias Deke64, facendo soprattutto streaming su Twitch, dove grazie alle interazione dirette con la community si è andata a definire l’idea di un gioco che covava da tempo. Lunistice è un concentrato di platform revival che recupera in modo sapiente lo spirito, ma anche lo stile grafico caratteristico della cosiddetta era a 32-bit, gli albori del 3D nella seconda metà degli anni Novanta, un’epoca animata da console come la prima Playstation e il Saturn, quando sugli schermi scorrevano le avventure poligonali di Spyro the dragon e Nights into dreams.


THE FEAST (Primastika, per Pc)
Per presentarsi al mondo, la neonata etichetta tedesca Prismatika, che si definisce una hands-on boutique dei videogame, ha scelto un modo molto accattivante: pubblicare in maniera gratuita The feast, il nuovo titolo di Sever, un videogame dalla natura fortemente sperimentale, che porta nel digital entertainment la forma del racconto breve e un’espressività quasi teatrale. Ogni partita, che può condurre a uno dei diversi finali, ha infatti una durata di una trentina scarsa di minuti. Al team, originario della Siberia, ma ora trasferitosi in Georgia, si deve già il cult The life and suffering of Sir Brante, affascinante narrazione multimediale tra le pagine interattive di un libro pseudostorico ricca di sottotesti. The feast spinge ancora di più sul carattere avanguardista dell’opera che, al di là di alcuni precisi riferimenti culturali, lascia un certo campo all’interpretazione personale di ciascuno, preferendo le allusioni alle risposte dirette. Il contesto è quello di una tradizionale cena in famiglia durante le festività che però prende presto una piega bizzarra e surreale, addirittura grottesca, quando, di fronte alla tranquillità sfacciatamente esibita dagli altri partecipanti al banchetto, per esempio si nota con orrore cosa penzola dal lampadario. L’intento è chiaramente allegorico, in una riflessione artistica che recupera nella forma dell’interattività la vena cinematografica di autori come Luis Bunuel, David Lynch, Lars von Trier.