ONLINE

Indie planet: pesci, cani, castori e un pianeta incontaminato

Riccardo Anselmi

PLANET OF LANA (Thuderful, per Xbox e Pc)

Un racconto di formazione con protagonista una ragazzina e un’emozionante fiaba ecologista su un mondo in pericolo che può ancora essere salvato. Lana è nata in un villaggio incantevole, immerso in una natura rigogliosa e accogliente, ma gli equilibri saltano con l’arrivo di spietate macchine robotiche, che rapiscono la sorellina e minacciano la sopravvivenza di quel paesaggio da sogno, a rischio di trasformarsi in un incubo. La giovane riesce presto a stringere un’alleanza con un minuscolo animaletto e insieme, sfruttando le complementari caratteristiche, potranno superare tanti ostacoli, impossibili da affrontare contando solo sulle proprie forze e dovendo tener conto delle proprie paure. Quella di Planet of Lana, dello studio svedese Wishfully, è infatti anche una storia sul potere dell’amicizia e l’importanza di fidarsi degli altri. L’impresa del duo prosegue con un ritmo coinvolgente, tra colpi di scena, in un crescendo drammatico, allargando il quadro a quella che diventa una narrazione epica sui destini dell’universo. In Planet of Lana si ha la sensazione di entrare in un film d’animazione interattivo, dove si susseguono habitat splendidamente dipinti a mano, sull’onda delle suggestioni - come dichiarato dagli stessi autori - provate davanti ai capolavori di Hayao Miyazaki, soprattutto La città incantata. Agile e determinata, Lana corre, salta, si arrampica, sposta oggetti, si nasconde, in una gara contro il tempo dove non ci si dimentica mai di gettare uno sguardo intorno, lasciandosi catturare dalla bellezza di un contesto che non ci si può rassegnare a vedere perduto per sempre.

DAVE THE DIVER (Mintrocket, per Pc e Mac)

Lavorare la notte al ristorante e di giorno procurarsi le materie prime per preparare i deliziosi manicaretti capaci di attrarre la clientela e far prosperare il locale. Se però quest’ultimo è specializzato in sushi, al nostro eroe non resta che andare a caccia di pesci. Un inaspettato aiuto arriva dalla dritta su un misterioso lago nelle cui profondità si trova qualsiasi specie. Così il nostro eroe si tuffa per partite di pesca subacquea, che diventano anche occasioni per esplorare un paesaggio unico, alla ricerca del segreto celato sotto la superficie lacustre. Lo studio coreano Mintrocket è riuscito a tratteggiare in pixel art un mondo palpitante di vita. ricco di sfumature che in Dave the diver, uscito con la formula dell’accesso anticipato, si divide essenzialmente tra i ritmi concitati della cucina e della sala aperta dopo il tramonto e le mattine e i pomeriggi avventurosi trascorsi nell’incanto, non privo di pericoli, dell’ambiente naturale, popolato di pesci dalle più diverse abitudini e dimensioni. Come in ogni manageriale, c’è la questione delle risorse da gestire, che in questo caso comprendono da un lato gli ingredienti da comporre nei piatti, dall’altro gli strumenti per riuscire a rendere più produttive le sortite con la fiocina, sempre tenendo conto di variabili fondamentali quali l’ossigeno a disposizione nelle immersioni, dove il simpatico e corpulento Dave appare minuscolo di fronte a creature emerse dagli abissi di una storia tutta da scoprire.

SHOWGUNNERS (Good shepherd entertainment, per Pc)

La formula con cui Firaxis ha riportato in auge i giochi tattici ha creato proseliti, così dopo il rilancio impresso dal reboot di Xcom e proseguito con i supereroi di Marvel’s midnight suns il genere oggi pullula di variazioni sul tema. L’editore olandese Good shepherd ne ha fatto un pilastro del suo catalogo, grazie ad alcune rivisitazioni particolarmente riuscite e affascinanti, dall’horror western Hard west allo spionistico Phantom doctrine. Adesso tocca alla fantascienza di Showgunners, firmato dallo studio polacco Artificer, tra i cui membri ci sono proprio sviluppatori che hanno lavorato anche sugli altri due titoli. Sullo sfondo di Showgunners si staglia un mortale reality show, che ricorda quello del film The running man con Arnold Schwarzenegger, ma dove stavolta si racconta la storia di vendetta di una giovane che ha le sue ragioni per attraversare i gironi infernali della tv, con lo scopo di trovarsi un giorno faccia a faccia con il campione del programma. Artificer sfrutta il contesto per introdurre in maniera coerente diverse novità nello schema di gioco, enfatizzando maggiormente l’interattività ambientale, per mezzo delle trappole, e aggiungendo la componente stylish, che premia un approccio votato alla spettacolarità dell’azione, vera cifra distintiva che rende Showgunners uno dei migliori e più freschi esponenti del filone.  

KILLER FREQUENCY (Team17, per Pc e console)

Un serial killer presunto morto, che invece si ripresenta inesorabile in una sperduta cittadina per mietere una vittima dopo l’altra. Eliminati anche lo sceriffo e i suoi aiutanti, l’unica ancora di salvezza per gli abitanti in pericolo sembra essere il dj di una radio locale, nei cui panni si cala il giocatore della commedia nera Killer frequency di Team17. Siamo negli anni Ottanta, quelli dei sequel di Halloween e di Venerdì 13, quelli dell’età dell’oro del cinema slasher, quelli dell’epopea delle radio celebrate in cult movie come Fog di John Carpenter, con il piccolo studio allestito nel faro dall’altruista Stevie Wayne, o come Talk radio di Oliver Stone, con gli irriverenti monologhi del cinico Barry Champlain, nelle sue sempre più invadenti interazioni con gli ascoltatori. Killer frequency ha come fulcro il microcosmo di uno speaker che, tra un brano alla console e il successivo, si trova a dover rispondere alle chiamate disperate di chi cerca di sfuggire all’assassino dallo strano fischio. Proprio l’audio - coerentemente vista l’ambientazione, esplorabile anche indossando Oculus quest II per un’esperienza in realtà virtuale - si rivela lo strumento principale per veicolare il senso di angoscia e di paura provato dentro e fuori la cabina dell’emittente, dalla quale, con l’aiuto della produttrice Peggy, fornire indicazioni utili ai nostri interlocutori per tentare di salvarli da una minaccia invisibile, ma non per questo meno inquietante e concreta.

TIMBERBORN (Mechanistry, per Pc)

Sono considerati gli architetti della natura, perché i castori hanno abilità costruttive sorprendenti, in grado di modificare l’habitat che li circonda. Lo studio indie Mechanistry di Varsavia ha proprio guardato a questi ingegnosi mammiferi - e ai villaggi rurali della Grecia come della natia Polonia dalle tipiche abitazioni con il tetto in paglia - per realizzare Timbeborn, un city builder post-apocalittico dalla forte impronta ecologica lanciato in accesso anticipato. In un domani in cui l’uomo è scomparso dalla Terra, la parola d’ordine è comunque sopravvivere, obiettivo contro il quale congiura un elemento sinonimo di vita come l’acqua. Quando è troppo abbondante, scorre impetuosa e può trasformarsi in un’alluvione dalla travolgente forza distruttiva. Se è troppo scarsa rende i terreni aridi, incapaci di accogliere qualsiasi tipo di coltivazione. È qui che entrano in gioco i castori, che nella versione futuristica possono contare anche sull’aiuto di alter ego robotici, ma soprattutto hanno dalla loro le necessarie competenze in fatto di dighe, canali, fiumi, da progettare, costruire e manutenere, utilizzando come materia prima il legno. Due le fazioni in cui la società di roditori si divide, con un’attitudine più o meno rispettosa nei confronti dell’ambiente, dando forma a insediamenti sempre più complessi fino a edificare torri alte come grattacieli.

RETURN TO GRACE (Creative bytes studios, per Pc)

Le frontiere dell’intelligenza artificiale in un futuro lontano dove l’evoluzione dell’informatica è stata tale da avere affidato a una forma particolarmente avanzata di Ia la regolazione dell’intero sistema solare. O meglio, le era stata affidata, perché qualcosa di grave deve essere accaduto e tocca dunque a un’archeologa dello spazio trovare le vestigia dell’un tempo potentissima Grace per rimetterla in funzione e salvare il mondo. In Return to Grace di Creative bytes studio si respira il fascino di una fantascienza di conquiste tecnologiche che sa però seminare pure fondati dubbi e sa guardarsi attorno con un pizzico di ironia, quella che dispensano i frammenti superstiti di Grace, dotati ciascuno di una propria personalità, con i quali interagisce la coraggiosa Adie Ito. La scelta di costruire un’ambientazione dalle fogge un po’ Art Déco e dalle strumentazioni che sembrano tratte direttamente dagli anni Sessanta dell’età d’oro della fantascienza sottolinea ancor di più il tributo a un genere teso a indagare oltre i confini dello scibile, spalancando lo sguardo verso l’ignoto. Il percorso, sostanzialmente lineare, presenta finali multipli in base alle decisioni prese, con possibilità di cambiare l’esito ricominciando l’avventura, in prima persona, che punta anche sul contrasto tra la desolazione del paesaggio esterno e la cura ricercata degli interni labirintici in cui è celata l’Ia per immergere nell’atmosfera di uno sfuggente mistero.

WOBBLEDOGS (Secret mode, per Pc e Mac)

Benvenuti nell’allevamento di cani più pazzo del mondo, dove i cuccioli nascono da strane uova, attraversano lo stadio pupale, hanno per corpo un parallelepipedo dagli spigoli vivi e dai colori fosforescenti. Un paradiso del nonsense, dove si attuano strampalati esperimenti di manipolazione genetica, con l’unico obiettivo di avere accanto a sé un divertente compagno di scorribande, da coccolare e far giocare. Per quanto bizzarro possa sembrare il loro aspetto, i cagnolini mutanti di Wobbledogs, titolo sviluppato da Animal uprising, hanno tante esigenze simili a quelle dei loro corrispettivi reali, solo trasferite in un’ottica completamente fuori di testa. Così si arriva a progettare le creaturine a tavolino, organo per organo, un particolare dopo l’altro, dalle proporzioni più improbabili, provando inoltre a ibridare gli esemplari per vedere l’effetto che fa, in un contesto coloratissimo e fantasioso, tutto da scoprire e da inventare. Il divertimento è assicurato, l’interazione con cuccioli e animali adulti spassosa, mentre si cerca di rendere il loro rifugio il più accogliente possibile, si studia la dieta più nutriente (modificando all’occorrenza pure la flora batterica intestinale) e li si aiuta a superare i momenti di impasse in un contesto che, per quanto stralunato e bizzarro, rispetta le leggi della fisica. I cani di Wobbledogs riescono a volare, ma per farlo hanno bisogno delle ali.

STARSHIP TROOPERS: EXTERMINATION (Offworld industries, per Pc)

Nel digital entertainment si sta assistendo a un cambio di paradigma per quanto concerne i titoli su licenza, che hanno un peso diverso rispetto ai decenni scorsi, quando il settore non si era ancora pienamente emancipato attraverso i successi delle sue proprietà intellettuali originali, che oggi hanno invece preso il sopravvento. Una volta poter mettere nel titolo il nome di un film importante fungeva da assoluto richiamo. Adesso molto meno e le licenze diventano sempre più spesso lo spunto per omaggi che vanno al di là del mero carattere commerciale dell’operazione. Era stato così per il cult The warriors firmato dalla Rockstar dei Gta ispirandosi al classico cinematografico di Walter Hill, sta capitando con i più recenti videogame ambientati nell’universo fantascientifico di Starship troopers, dallo strategico Starship troopers: Terran command allo sparatutto Starship troopers: Extermination. Quest’ultimo è un first-person shooter co-op appena lanciato in accesso anticipato che ha subito raccolto le lodi dei fan, esaudendo il sogno di catapultare gli appassionati in un versione estremamente fedele degli scontri tra la Fanteria dello spazio e le orde di Aracnidi, come raccontato nelle scene iconiche della pellicola di Paul Verhoeven. Fino a sedici partecipanti vengono coinvolti online in battaglie brutali di fronte alla soverchiante minaccia aliena.

LANDLORD’S SUPER (Yogscast games, per Pc)

Nell’Inghilterra degli anni Ottanta, il decennio di Margaret Thatcher, tra la spinta alle liberalizzazioni, gli scioperi dei minatori, la guerra nelle Falkland e i vari gadget entrati nelle case a contrassegnare un’epoca, dalle videocassette ai walkman. È comunque livida l’atmosfera che si respira in Landlord’s super, titolo del gioco sviluppato da Minskworks che nella finzione è anche il marchio di una birra, perché pure in quella desolazione un punto di riferimento irrinunciabile resta il pub, dove magari andare a bere gli ultimi spiccioli rimasti in tasca per cercare di dimenticare la mancanza di prospettive. E pensare che il protagonista inizialmente ha solo voglia di rimboccarsi le maniche. Figlio di un immigrato, ha ottenuto i necessari permessi per mettersi a rinnovare una casa popolare e trasformarla in una proprietà capace di fornirgli un reddito, così da avviare la scalata sociale. Dietro c’è lo Housing act varato dal governo della prima ministra britannica nel 1980, che consentiva a cinque milioni di inquilini dell’edilizia pubblica di acquistare gli appartamenti dove abitavano. Gli autori hanno citato quale fonte di ispirazione anche il documentario On the Manor, girato nel 1987 dalla televisione dello Yorkshire in un quartiere di Sheffield, la capitale delle acciaierie sfondo delle imprese dei disoccupati del film Full Monty e sulla quale è liberamente modellata la stessa città fittizia del videogame. Riuscirà il nostro eroe a diventare l’immobiliarista dei suoi sogni? A che prezzo?

LIBERTÉ (Ansgar publishing, per Pc)

Come se Dumas incontrasse Lovecraft, per le strade di Parigi durante la rivoluzione francese: perché nella storia alternativa immaginata dallo studio polacco Superstatic ci sono aspetti che richiamano la città e i costumi all’epoca dei drammatici fatti effettivamente avvenuti, pur in una trama di fantasia, che mischia gli incubi horror del Solitario di Providence con le imprese avventurose di un eroe in una capitale in subbuglio. È in questo contesto che si palesa un’entità mostruosa e spietata, intenzionata a prendere il sopravvento dopo la morte di re Luigi, boicottando l’incoronazione del principe Filippo e incaricando una persona del tutto comune come Rene di trovare un successore all’altezza del compito. Divisa in quattro fazioni, liberamente ispirate alle classi degli stati generali trasformate per l’occasione in: Corona, Congregazione, Tribù e Ribelli, questa società fittizia è attraversata da tensioni, sulle quali il redivivo Rene può far leva, trovando alleati per la sua missione, stando attenti a tradimenti e ambiguità che contribuiscono a tenere alta la tensione. I combattimenti si susseguono a un ritmo frenetico in una commistione tra gioco di carte, il cui mazzo si costruisce pescando da una galleria molto vasta di abilità e caratteristiche da sfruttare e ricombinare, e roguelike, in una lotta per il potere che dal patibolo con la ghigliottina arriva ad assumere le tinte macabre di un terrore cosmico, capace di inghiottire a uno a uno gli abitanti della città, a meno di non fermare il rovinoso dilagare di una misteriosa congiura.

KAO THE KANGAROO  (Tate multimedia, per Pc e console)

Sono lontani i tempi delle mascotte, quando il personaggio faceva la serie. Dagli scampoli di quell’epoca arriva il revival di Kao the kangaroo, perfettamente inserito nell’operazione nostalgia che da anni investe il digital entertainment, prima con il recupero in pixel art del classicismo 2D, ora anche con l’omaggio agli albori delle grafica in 3D, emblema a cavallo dei due millenni di una stagione ricca di platform, considerata un po’ la golden age per il genere. Non solo Sonic e Super Mario, ma Crash Bandicoot, Spyro the dragon e molti altri, compreso il simpatico canguro salterino, armato di guantoni, protagonista a distanza di una quindicina d’anni dall’ultimo episodio di un reboot che nel tripudio dei colori riporta in auge il divertente stile scanzonato dei vecchi videogame. Gli sviluppatori della casa polacca Tate multimedia ci hanno messo il cuore, coccolando il progetto persino aggiungendo qualche contenuto scaricabile, come la raccolta di livelli extra Bend the rooles, un gioco di parole che va inteso letteralmente siccome, con la scusa di continuare l’avventura del canguro pugile Kao adesso di fronte al Re granchio, il dlc offre sfide per i perfezionisti in cui si rimescolano le dinamiche tradizionali.

CYBER CITIZEN SHOCKMAN (Ratalaika, per console)

Nel bene e nel male, la globalizzazione e la distribuzione digitale dei contenuti hanno aperto gli orizzonti anche dei videogame, diventati più universalmente accessibili rispetto al secolo scorso, quando ogni mercato faceva un po’ storia a sé. In Europa abbiamo praticamente saltato l’era del Pc engine, considerato da alcuni alla fine degli anni ‘80 la prima console a 16-bit e piuttosto popolare in Giappone, forte di un catalogo squisitamente nipponico entrato nel mito per gli appassionati. A distanza di diversi decenni gli editori specializzati in retrogaming ci stanno mettendo una pezza. Dopo Moto roader mc, sbarca da noi per la prima volta, grazie a Ratalaika, un altro vecchio cult firmato per Pc engine dalla leggendaria software house Masaya. Si tratta di Cyber citizen shockman, un action platform che, pur inserendosi un certo filone molto in voga all’epoca, da Wonder boy a Mega man, ne offre al contempo una sorta di rappresentazione satirica in chiave pop, che non manca di citare la scena anime e manga. Anche le dinamiche non lineari sposano questa filosofia sui generis, mentre i ragazzi cyborg protagonisti cercano di salvare un mondo non sempre riconoscente.

Riccardo Anselmi