Made in Japan
Made in Japan. Sotto l'albero Mario e Pikmin nel Natale di Nintendo
È stato un altro anno incredibile per Nintendo, che con Switch continua a fare un po’ storia a sé. Una console tutta particolare, da avere specialmente per poter giocare ai capolavori della grande N, come Tears of the Kingdom, l’ultimo capitolo della saga fantastica di The legend of Zelda. Uscito qualche mese fa, è senza dubbio non solo uno dei migliori videogame del 2023, ma della nuova generazione di digital entertainment che stiamo vivendo. Il kolossal di Nintendo si è dimostrato capace di rivoluzionare ancora una volta nientepopodimeno che il filone contemporaneo per antonomasia, quello degli open world, sferzandolo con un’iniezione di creatività degna di un altro pilastro del genere, Minecraft. Rompendo così pure il tabù delle grosse produzioni che non saprebbero più innovare. A Natale però Nintendo è anche e soprattutto Super Mario, il pianciuto idraulico in salopette che, nel pieno rispetto della massima secondo cui l’apparenza inganna, si è in effetti affermato tra gli eroi più riconoscibili del pantheon dei videogame. Prima intento a salvare dal cattivo di turno l’adorata principessa Peach, poi sempre più spesso al fianco dell’amata nell’affrontare le mirabolanti avventure di un divertimento elettronico che, in questa come in altre serie famose, si è trovato a riflettere a suo modo anche le tappe dell’emancipazione. I suoi successi sono il classico dei classici ormai da una quarantina d’anni. Con una carriera simile, c’è l’imbarazzo della scelta, ma sotto l’albero quest’anno si potrebbero infiocchettare almeno due diversi Super Mario, che recuperano lo spirito degli evergreen. Mentre tutt’intorno avanzano download, streaming e abbonamenti, su Switch resiste il mercato fisico delle confezioni perfetto per i pacchi dono, grazie a un cambio di paradigma, con al posto dei soppiantati cd il ritorno alle cartucce, sorta di vinile per i videogame in grado di richiamare alla mente il passato del medium.
SUPER MARIO BROS. WONDER
Super Mario Bros. Wonder è l’ultima evoluzione del Mario per antonomasia, che si ricollega direttamente alla scuola tradizionale dei vecchi Super Mario Bros. degli anni ‘80. Oggi Nintendo per la sua serie campione di incassi segue essenzialmente due filosofie. Da un lato ci sono gli episodi 3D, figli della corrente più rivoluzionaria lanciata nel 1996 da Super Mario 64 e con cui, dopo cult come i Super Mario Galaxy, nel 2017 si è aperta anche la stagione dei Mario per Switch all’insegna di Super Mario Odyssey. Reciprocamente i Mario tridimensionali si passano poi a turno il testimone con quelli di impostazione 2D che recuperano più da vicino l’eredità del classico Super Mario Bros. del 1985 dove tutto è cominciato. Ciò non significa che, anche in questo caso, non si smetta di innovare. Super Mario Bros. Wonder è l’ennesima testimonianza della maestria di Nintendo, capace di reinventarsi continuamente pur restando fedele a se stessa. Super Mario Bros. Wonder è un videogioco con la G maiuscola come solo la casa giapponese sa fare. Basta prendere in mano il joycon di Switch per rendersene conto. Senza bisogno di spiegazioni, chiunque, anche e soprattutto un bambino, è subito pronto all’avventura più bella di sempre, saltellando allegramente per lo schermo a caccia di stelline.
La magia di Nintendo sta proprio qui: in una naturalezza e semplicità di fondo che risulta in realtà un traguardo difficilissimo e complesso da raggiungere, frutto di un game design geniale e certosino che a volte magari non si coglie a prima vista, ma fa la differenza regalando un’esperienza di gioco piacevolissima sia a grandi che a piccini. Nell’ottica del divertimento per tutta la famiglia Super Mario Bros. Wonder insiste sul ripensare anche la modalità cooperativa, al di là del multiplayer locale fino a quattro partecipanti. I mondi del Regno dei fiori, l’ambientazione scelta per Super Mario Bros. Wonder al posto del più celebre Regno dei funghi, possono accogliere altri amici online, che non interagiscono insieme direttamente, ma appaiono alla stregua di fantasmini, in grado di aiutare in vari modi chi si trova in difficoltà. I livelli sono progettati di conseguenza, tenendo a mente anche la sfilza di curiosi superpoteri messi a disposizione di Mario e compagni per l’occasione, come la possibilità di trasformarsi in un’inarrestabile elefantino capace di abbattere gli ostacoli che gli si parano di fronte.
SUPER MARIO RPG
Nella sua quarantennale carriera, Super Mario non si è limitato a saltellare qua e là per raccogliere monete e stelline, guadagnandosi a buon diritto il titolo di re dei platform. La baffuta mascotte di Nintendo si è concessa numerose divagazioni, per esempio campeggiando in copertina per le rivisitazioni mariolesche delle più svariate discipline sportive: dal golf al tennis, dal calcio al kart. Con qualcosa come 60 milioni di copie, proprio Mario Kart 8 Deluxe è oggi il videogame maggiormente venduto della ludoteca di Switch, una console dove, a spulciare il catalogo della grande N, non si può dire manchino i bestseller (Animal Crossing: New Horizons ha superato i 40 milioni, Super Smash Bros. Ultimate e The Legend of Zelda: Breath of the Wild i 30 milioni, Super Mario Odyssey è a quota 27 milioni, i Pokémon fanno una ventina di milioni ciascuno e così via). Tra gli altri Mario quella di Super Mario Rpg è di sicuro una delle strade battute più originali. Cambia la prospettiva sull’intera serie e i suoi personaggi, costruendoci attorno una vera e propria avventura, leggera e divertente in stile con il tipo di ambientazione, ma abbastanza teatrale da ricordare subito le grandi storie di un’altra famosa saga nipponica, Final Fantasy. D’altronde gli autori sono gli stessi. Nintendo per Super Mario Rpg ha infatti collaborato con Square, la casa simbolo dei cosiddetti giochi di ruolo di stampo nipponico, durante quella che è considerata l’età dell’oro del genere, nel pieno degli anni ‘90.
Il Super Mario Rpg uscito adesso per Switch non è in effetti del tutto inedito, ma si tratta di un remake del cult del 1996, da cui sono discesi poi altri titoli, come i Mario & Luigi, e al quale si sono ispirati un po’ anche i Paper Mario. Per il rifacimento si è optato per la ricerca della massima fedeltà. Il nuovo Super Mario Rpg risulta in pratica una trasposizione 1:1 del titolo del 1996, ma riproposto per mezzo di una grafica completamente ridisegnata sulle forme del classico, ricordato come il canto del cigno del Super Nintendo, la famosa console dell’era a 16-bit. Ne risalta al meglio anche il racconto, sempre più simile a un cartone animato che rilegge i canoni jrpg dei Final Fantasy attraverso la lente scanzonata di Super Mario, reinventadosi all’insegna delle gag e delle situazioni surreali, con l’improbabile cast di eroi pronto a sconfiggere in battaglie a turni gli altrettanto curiosi nemici esibendosi in mosse e colpi decisamente singolari, ricalcati dalla tradizione della serie.
PIKMIN 4
Anche se non è popolare come Super Mario, si tratta di un’altra delle geniali serie inventate dal maestro Shigeru Miyamoto ormai più di vent’anni fa e rilanciata adesso con un nuovo capitolo, Pikmin 4, che su Switch ne eleva la classe all’ennesima potenza. Oltre all’eleganza di un raffinato gioco di strategia ricostruito attorno a semplici, ma non scontate dinamiche, in grado di affascinare già dai primi minuti grandi e piccini, c’è tutta la magia di un’avventura che assomiglia a un film d’animazione, come quelli Pixar. Nintendo ha da tempo raccolto sulle sue console un gusto tanto lontano dall’iperrealismo di certa computer graphics, quanto vicino al cinema d’autore più fantasioso. Mentre ci si affeziona alle vicissitudini del capitano Olimar e della team di soccorritori chiamati a salvarlo dall’ennesima odissea nello spazio, prende vita sullo schermo anche una delicata favola ecologica, in cui si ripulisce il mondo raccogliendo i più improbabili oggetti d’uso comune abbandonati da chissà chi in mezzo alla natura. La prospettiva di Olimar e compari, aiutati dai tenerissimi Pikmin, creaturine simili a fiori divise in gruppi in base alle caratteristiche/funzioni e per le quali vige la regola che l’unione fa la forza, è un po’ quella lillipuziana dell’infinitamente piccolo, che guarda con occhi sbalorditi i misteri di scenari per noi normali, per loro a misura di Gulliver. In Pikmin 4 offrono la scusa per una sfilza di situazioni curiose da risolvere spremendo le meningi, trovando applicazioni particolari per ogni genere di cianfrusaglie.
Il concetto chiave che si sviluppa lungo l’intera serie è racchiuso nella parola giapponese dandori, ossia pensare in anticipo pianificando e rendendo efficienti le azioni per far sì che gli obiettivi vengano raggiunti senza problemi. È dunque in sostanza una questione di lavoro di squadra, dove gli esserini vegetali devono coordinarsi al meglio per arrivare alla soluzione di qualsiasi inghippo. Se la supervisione di Miyamoto ha garantito la coerenza di Pikmin 4 con i titoli precedenti, le caratteristiche della new entry sono tali da suggerirla ai neofiti che volessero avvicinarsi per la prima volta a questo variegato universo. Sono state introdotte infatti capacità, come quella di tornare indietro nel tempo in qualsiasi momento per rimediare a un errore, che facilitano l’impresa al giocatore, senza costringerlo come in passato a ripetere la giornata dal mattino. Accanto a sé il protagonista, una recluta alle prime armi nel drappello intervenuto per cercare Olimar, ha un cane spaziale utilissimo per affrontare, con la forza di dieci Pikmin, certi frangenti. La galleria piacevolmente colorata dei Pikmin rivela la bellezza della biodiversità e la sua importanza, poiché ciascuna tipologia è dotata di proprietà specifiche. In Pikmin 4 si aggiungono allo schieramento le creaturine che possono congelare i corsi d’acqua, così come i nemici fermandoli in battaglia e quelle fosforescenti, robustissime e immortali, che diventano alleati affidabili nelle spedizioni notturne o nel buio delle caverne.