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Generazione bit. Tra comics e anime: Suicide Squad, Granblue Fantasy e Jujutsu Kaisen
SUICIDE SQUAD: KILL THE JUSTICE LEAGUE (Warner, per Pc, Ps5 e Xbox Series)
Non solo al cinema. Anche nei videogame da anni le major dei supereroi se le danno metaforicamente di santa ragione, sfornando alcuni dei più grossi blockbuster del settore. Se Marvel può vantare la proficua collaborazione con Sony per gli Spider-Man di Insomniac, Warner e Dc non sono da meno. I loro Batman Arkham restano a distanza di un decennio ancora la pietra miliare del genere. Rocksteady, lo studio inglese responsabile della serie, torna adesso sulla scena con Suicide Squad: Kill the Justice League, un titolo evidentemente figlio di quell’esperienza, ma molto diverso. Si passa infatti al gioco-servizio, i cosiddetti gaas, pensato anche e soprattutto per essere fruito online, insieme agli amici, svolgendo attività che vanno oltre il completamento della trama principale, a caccia di sfide impegnative ed equipaggiamenti rari. Siamo più dalle parti del looter shooter, totalmente reinterpretato in chiave supereroica. Pirotecnico e ambientato in una dettagliata Metropolis open world stravolta dall’invasione di Brainiac, Suicide Squad: Kill the Justice League è anche la produzione videoludica di Warner più vicina allo spirito roboante dei cinecomics. Si tratta di un capovolgimento a tutto tondo rispetto all’atmosfera cupa e pseudorealistica dei Batman, pur inserendosi tecnicamente nello stesso Arkhamverse. D’altronde Metropolis, la città di Superman, non è Gotham. Per l’occasione si assiste anche a uno scambio di ruoli, con i cattivi nei panni dei buoni e viceversa. La Suicide Squad di supervillain arruolata controvoglia da Amanda Waller e di cui fanno parte Capitan Boomerang, Deadshot, Harley Quinn e King Shark rappresenta una sorta di ultimo baluardo dell’umanità che deve vedersela con le versioni spietate e impazzite degli eroi della Justice League, sconfiggendo uno dopo l’altro Lanterna Verde, Flash, Batman, Superman, ma c’è spazio per cammei e improbabili alleanze dove ritrovare Lex Luthor come Pinguino. Ogni videogame è un po’ specchio dei tempi e anche Suicide Squad: Kill the Justice League riflette a suo modo la società, mettendo in mostra, non risparmiando humour e siparietti grotteschi quasi a fare le veci di un Deadpool in salsa Dc, in fondo un imperfetto sogno di riscatto che si confronta con gli assoluti di un travisato desiderio di giustizia, trasformato sotto l’influenza di Brainiac nell’incubo di un regime totalitario dominato proprio da chi aveva giurato di proteggere gli innocenti. Siamo nel Paese senza eroi dei giorni moderni, ma con la leggerezza di un party da fine del mondo, che invita a spazzare via orde di nemici senza pensare troppo. Se da un lato Suicide Squad: Kill the Justice League reitera le meccaniche del racconto di un filmone esaltante secondo i massimi valori del digital entertainment, dall’altro punta tutto sul ritmo frenetico dell’azione, che lo pone al vertici di una nuova ideale categoria di hero shooter.
GRANBLUE FANTASY: RELINK (Cygames, per Pc e Ps5)
Una lunga attesa ha accompagnato Granblue Fantasy: Relink, il titolo forse più ambizioso di Cygames: esce adesso, ma era stato annunciato nel lontano 2016, quando a occuparsene sembrava dovesse essere PlatinumGames, lo studio di Bayonetta, prima che l’editore prendesse direttamente le redini del progetto. Con questo action rpg, l’immaginario di Granblue Fantasy, nato come gioco mobile e presto adattato in anime e manga, fa il definitivo balzo nella dimensione crossmediale, aprendosi maggiormente anche al pubblico occidentale. L’originale finora è stato infatti un successo sopratutto giapponese, patria di Cygames, colosso dell’era degli smartphone che attraverso Relink strizza invece l’occhio alla platea globale e agli appassionati del digital entertainment tradizionale dei computer e delle console, compiendo un allargamento di fronte che ha richiesto un importante sforzo produttivo. Non un debutto assoluto, però. Su Playstation e Pc la serie si è già fatta apprezzare per i fighting game Granblue Fantasy Versus realizzati in collaborazione con gli specialisti di Arc System Works, l’ultimo appena pubblicato su Ps5 con il titolo Granblue Fantasy Versus: Rising. A metà tra i Final Fantasy più recenti e un Monster Hunter, Granblue Fantasy: Relink si caratterizza per un’impostazione un po’ sui generis, figlia tanto in un certo senso di mai sopite fascinazioni mobile per dinamiche dalle quali non staccarsi più, quanto magari del piglio crossmediale che offre mille modi per scoprirne le storie. Rispetto al canone dei jrpg, i giochi di ruolo della scuola nipponica che Relink appare richiamare, la campagna principale a suon di dialoghi e filmati dura il tempo di quello che costituisce una sorta di prologo per imparare a muoversi, cioè una quindicina di ore. Il piatto forte diventa subito il cosiddetto endgame, che propone missioni, sfide e spettacolari scontri con i boss a difficoltà crescente, anche in co-op, livellando insieme agli amici nei raid a caccia di bottino, sul modello dei Monster Hunter. È qui che, complice la promessa aggiunta periodica di contenuti, il contatore delle ore trascorse punta a girare all’impazzata. Ai comandi di una nave volante, supportati da un vivace cast di comprimari tra i quali spicca il draghetto Vyrn, si esplora un arcipelago di isole fluttuanti popolato di curiose creature. A rendere il viaggio affascinante anche lo stile grafico, una delle più riuscite traduzione nella forma tridimensionale dei videogame del tipico tratto disegnato degli anime.
JUJUTSU KAISEN CURSED CLASH (Bandai Namco, per Pc e console)
Quello tra anime, manga e videogame è un rapporto stretto e duraturo del Made in Japan che trova un baluardo in Bandai Namco, colosso dei giocattoli che ha che fare in prima persona anche con molte delle produzioni principali di tutti e tre i medium. Per i cultori delle console, si tratta poi in particolare dell’editore delle traduzioni interattive dei maggiori successi animati che passano in tv. Quando un anime diventa un videogame pubblicato da Bandai Namco è in pratica una consacrazione. Tra i grandi classici della casa nipponica ci sono i titoli dedicati a Dragon Ball, Naruto e One Piece, ma anche Gundam, Le bizzarre avventure di JoJo, My Hero Academia, One Punch Man e altri. Ora tocca a Jujutsu Kaisen Cursed Clash, primo videogame vero e proprio a portare nel digital entertainment non tanto il manga Jujutsu Kaisen di Gege Akutami, pseudonimo di un autore ancora oggi misterioso, quanto l’omonimo adattamento in forma di anime, del quale il titolo per computer e console ricalca da vicino lo stile e l’arco narrativo. In effetti Jujutsu Kaisen rappresenta uno dei fenomeni televisivi del momento, capace un po’ come Demon Slayer di unire le arti marziali alle atmosfere cupe degli horror, aggiungendoci una buona dose di folklore nipponico. Il giovane protagonista Yuji, appassionato di occulto, viene catapultato in un realtà dove gli stregoni governano potenti forze dette maledizioni legate ad antichi talismani. Byking, lo studio responsabile del progetto per Bandai Namco insieme a Gemdrops, è il medesimo dei My Hero One’s Justice, di cui Jujutsu Kaisen Cursed Clash riprende in parte la formula, un brawler 3D incentrato sugli scontri 2 vs 2, che si inserisce comunque più in generale nel solco dall’anime al videogame aperto dai Naruto di CyberConnect2. Oltre alle modalità di combattimento libero dove sbizzarrirsi a mettere uno contro l’altro i personaggi del manga assemblando diverse squadre, si possono ripercorrere gli episodi dell’anime lungo una sorta di visual novel, intervallata dalle fasi di lotta che sbloccano i segmenti narrativi successivi, ma sono esse stesse montate come un piccolo cartone animato. Le battaglie vivono infatti di quei momenti spettacolari costituiti dalle mosse speciali che si staccano dal resto dell’azione tramite di precisi tagli di regia, sul modello delle scene originali dell’anime da cui vengono recuperati e riassemblati tutti i colpi caratteristici al volo per il gioco.