HI-TECH
Generazione bit. Dal Giappone di Persona e Legend of Heroes alla psichedelia di Ultros
PERSONA 3 RELOAD (Sega, per Pc, Playstation e Xbox)
Nel 2006 Persona 3, quarto capitolo principale del gioco di ruolo apparso sulla scena nipponica per la prima volta nel 1996 con Revelations: Persona, aveva segnato una svolta per un intero genere, rimarcata dieci anni più tardi da Persona 5, l’episodio della definitiva consacrazione internazionale. Adesso la versione rivisitata Persona 3 Reload ha registrato la cifra record di oltre un milione di vendite nella prima settimana dal lancio. Questo a conferma di quanto sia vivace e in fermento il mondo fiorito attorno ai titoli inizialmente sviluppati da Atlus e quindi, a partire proprio da Persona 3, affidati al gruppo P-Studio, dipartimento creativo sorto all’interno della casa di Tokyo, sussidiaria dell’editore Sega. Un dato tanto più significativo perché, nel caso di videogame che possono vantare una folta schiera di fan, le operazioni remake si scontrano con un mare di attese e il dilemma di fin dove spingere sulla marcia dell’innovazione per restare contemporaneamente fedeli all’originale. Il risultato tiene conto dei cambiamenti introdotti con Persona 5, che si ritrovano in Persona 3 Reload, rendendo più agevole inoltrarsi oggi in un jrpg con quasi venti primavere sulle spalle, senza minimamente sentirle. Certi aspetti, che potevano sembrare farraginosi agli occhi di chi aveva imparato ad apprezzare la serie cominciando con Persona 5 ed era intenzionato a recuperare le uscite precedenti, sono stati rinfrescati. Il raffinato maquillage ha riguardato anche il comparto audio, con un nuovo doppiaggio sia in inglese che in giapponese, nonché l’aggiunta di parlato nei dialoghi. Si può comunque giocare anche il classico, grazie alla riedizione rimasterizzata Persona 3 Portable, pubblicata nel 2023 insieme a Persona 4 Golden, senza dimenticare che gli aficionados hanno a disposizione svariati adattamenti, dagli anime ai manga, ai film. Al centro di Persona 3 Reload tornano le tematiche che hanno contribuito al successo della serie, dove il termine Persona rimanda inevitabilmente al concetto junghiano di maschera (persona in latino), che secondo lo psicoanalista svizzero si indossa per presentarsi a livello sociale celando il sé più autentico. Nel videogame la psiche umana riesce a manifestarsi concretamente sotto forma appunto delle Personae, definite attingendo alle caratteristiche di figure storiche o leggendarie (tratte dai miti greco-romani e orientali), che rendono possibili i combattimenti a colpi di mosse e di incantesimi. Progredendo nelle vicende dei personaggi e negli scontri con i nemici, le Personae si evolvono e possono addirittura fondersi l’una con l’altra per ottenere potenziamenti formidabili. Le abilità associate alle diverse Personae si acquisiscono anche tramite gli arcani, ma soprattutto hanno un ruolo chiave le interazioni che si stabiliscono con chi incontriamo: amicizie, simpatie, amori, antipatie, indifferenza… Esattamente come nella vita reale, nessuno è un’isola. Il fascino della serie Persona sta dunque nell’indagare lungo il confine tra il vero e l’immaginario, tra ciò che è e ciò che è soltanto una proiezione dei nostri desideri, sogni, incubi, paure, muovendosi su due piani, entrambi coinvolgenti e ricchi di sorprese. Alla luce del giorno seguiamo il protagonista che, studente appena arrivato in quel di Tatsumi Port Island, deve ambientarsi in classe e fuori dall’aula. Gli capita però di approdare sul posto durante la venticinquesima ora, che scatta un minuto prima della mezzanotte e della quale la maggioranza non si accorge, a eccezione di alcuni dalla sensibilità più avvertita. È il caso del colleghi del dormitorio raccolti nella squadra speciale Sees, che allo scoccare di quell’ora nascosta si addentrano nei labirinti di una fosca realtà alternativa, popolata di mostri e avversari da sconfiggere, costi quel che costi. I membri della Sees non possono sottrarsi ai loro doveri. D’altra parte, sono anche studenti in tutto e per tutto simili ai compagni, senza esoneri di sorta dalle loro incombenze di adolescenti, tra libri, romanticherie, lavoretti, interrogazioni, esami. Ci sono l’attività scolastica e il tempo libero da programmare, ci sono imprese titaniche da affrontare nel buio di dungeon pericolosi, mentre si scava nei rapporti interpersonali e si cerca di raggiungere una migliore consapevolezza di sé, dei progetti accarezzati, di chi si vuole diventare da adulti. Persona 3 Reload esplora crinali incerti, un viaggio fantasioso ed emozionante in stile anime tra ragazzi e ragazze alle prese con una stagione irripetibile.
THE LEGEND OF HEROES: TRAILS OF COLD STEEL III (Nis America, per Ps5)
Doveva essere il capitolo conclusivo di una trilogia, ma il bello della serie Trails, a sua volta collocata all’interno del più ampio universo di The Legend of Heroes, è la sua complessità, riuscendo a dominare una materia immensa, prendendosi a cuore ogni diramazione, fino al più piccolo rivolo. Per Trails of Cold Steel III si è invece resa necessaria subito la prosecuzione con Trails of Cold Steel IV, ma è stato poi il successivo Trails into Reverie, sorta di lungo epilogo a suggellare questo arco narrativo incentrato sullo stato militarizzato di Erebonia, aprendo la strada a Trails Through Daybreak, ambientato nella repubblica di Calvard. Del resto inizialmente non erano stati neppure previsti gli intermedi Trails from Zero e Trails to Azur: dopo il debutto con i tre titoli di Trails of the Sky, con cui si cominciava a familiarizzare con il regno di Liberl si sarebbe in teoria passati in quel di Erebonia. Evidentemente gli autori non hanno però voluto trascurare gli ulteriori sviluppi scaturiti sul campo e ritenuti meritevoli di approfondimenti. Adesso, mentre in Giappone aspettano nel corso del 2024, in tempo per festeggiare il 20° compleanno della serie Trails, il nuovo The Legend of Heroes: Kai no Kiseki - Farewell, O Zemuria, ossia il terzo videogame dell’arco narrativo di Calvard, in Occidente arriverà il primo Trails Through Daybreak. L’uscita su Ps5 della versione rimasterizzata di The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III (in singolo o in bundle con Trails of Cold Steel IV) può dunque essere l’occasione buona per una rinfrescata delle puntate precedenti, a cominciare proprio da uno degli episodi più dirompenti e avvincenti di una saga tanto articolata quanto capace di attirare a sé fedelissime schiere di fan. Per i neofiti niente paura: si può immediatamente accedere alla sezione dai contenuti enciclopedici che aggiornano dettagliatamente sul cast e sulle località. L’intera serie cult firmata Nihon Falcom ruota attorno ai legami che si creano tra i personaggi, imparando a conoscerli nel presente e dei quali a poco a poco emerge il passato, tra sofferte rivelazioni e colpi di scena. Protagonista di Trails of Cold Steel III è Rean Schwarzer, cresciuto da genitori appartenenti alla piccola nobiltà e che non sono quelli biologici, la cui effettiva identità è una delle clamorose svolte del gioco. A Rean, istruttore in un campus secondario dell’Accademia militare Thors, è stata affidata la classe VII, l’unica che consente la frequenza ad allievi provenienti da diversi strati della società, superando barriere altrimenti invalicabili. A pochi mesi dalla fine della guerra che ha provocato l’annessione della regione autonoma dell’Ambria del Nord, Rean si trova non solo a insegnare, ma a intervenire ovunque scoppino conflitti, che per il docente e i suoi studenti, inclusi gli ex, sono occasioni di esercitazione fino a quando non comprendono che una minaccia molto più grave incombe su Erebonia, per vincere la quale occorrerà unire le forze ed escogitare una strategia, ma non è detto che si riesca a tenere ogni aspetto sotto controllo. Spirito di sacrificio, ideali, amicizia costituiscono i perni di un jrpg dove si combatte con un sistema a turni dal ritmo veloce e dagli effetti potenzialmente devastanti, mentre si fraternizza con gli altri sodali e ci si impegna per garantire un futuro a loro e a Erebonia.
THE LEGEND OF HEROES: TRAILS OF COLD STEEL IV (Nis America, per Ps5)
The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III si interrompe con un cliffhanger ad alto tasso di tensione, che spinge subito a riprendere il filo del discorso. Fortunatamente ciò è possibile grazie al sequel, The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel IV, approdato ora su Ps5 in edizione rimasterizzata HD. Nella complicata, perché affollata e vastissima, cronologia di queste serie che si inseriscono l’una nell’altra per tracciare l’affresco di un intero continente, ecco che Trails of Cold Steel IV rappresenta il quarto titolo dell’arco narrativo dell’Impero di Erebonia, ossia della serie Cold Steel, ma anche la nona uscita principale della serie Trails e la quattordicesima della serie The Legend of Heroes cominciata in Giappone nel 1989 con Dragon Slayer: The Legend of Heroes, a sua volta sesto titolo della serie Dragon Slayer, lanciata nel 1984, agli albori dell’attività di Nihon Fantom, la longeva azienda fondata nel 1981 a Tachikawa nella prefettura di Tokyo. E questo senza considerare senza considerare spin-off e gli altri medium esplorati, dagli anime ai manga, in anni che hanno visto i jrpg affascinare sempre più il pubblico occidentale tanto da aver spinto l’editore Nis America a proporre apposite versioni localizzate, in inglese. Va da sé che l’ideale, prima di tuffarsi nelle trame di Trails of Cold Steel IV, sarebbe averli giocati tutti, per lo meno la serie Trails, per un’immersione più approfondita in questo universo variegato. In ogni caso, per cogliere gli antefatti è fornito un riassunto iniziale, nonostante sia assolutamente preferibile conoscere per via diretta The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III e il suo eroe, Rean Schwarzer. Purtroppo in Cold Steel IV la situazione è precipitata, Rean è scomparso, occorre liberarlo e, in questo modo, cercare di salvare tutto il mondo, mai come ora sull’orlo della distruzione totale. Per compiere questa missione disperata si radunano i guerrieri del bene sparsi per Erebonia e gli altri Paesi che compongono il continente di Zemuria, le cui entità maggiori sono appunto il Regno di Liberl (dove accompagna la trilogia Trails in the Sky), la Città-stato di Crossbell (scenario della dilogia Trails from Zero e Trails to Azure) e la Repubblica di Calvard (ambientazione della serie Trails Through Daybreak la cui conclusione dovrebbe arrivare nei prossimi mesi). Un cast dunque numeroso, messo alla prova da nemici altrettanto determinati. Protagonista non è un personaggio, ma l’intera classe VII addestrata da Rean, istruttore dell’Accademia militare Thors. Senza più una guida, gli studenti devono serrare i ranghi, ricompattare le forze e ritrovare il loro maestro. Per riuscire nell’intento, si rifugiano in un villaggio di streghe e lì preparano i loro piani. La Grande Guerra è però dietro l’angolo, riscattare Rean è soltanto un primo passo, ma per fermare i disegni malvagi e la brama di potere di chi vorrebbe dominare ogni cosa, a costo della stessa sopravvivenza dell’umanità, occorrerà affinare ancor di più le proprie abilità, potenziare l’arsenale e scagliarsi senza timore nelle battaglie contro robottoni tecnologicamente avanzati o misteriosi cavalieri, in un Paese del Sol Levante reimmaginato tra fantasy e fantascienza.
ULTROS (Kepler Interactive, per computer e Playstation)
Coloratissimo, dal ritmo vertiginoso, ma c’è più di quanto sembri nel metroidvania Ultros dello studio indie Hadoque di Göteborg, dove dietro le atmosfere di un pop psichedelico riecheggiano significati metaforici. Perché il loop temporale nel quale è rimasto intrappolato il viaggiatore dello spazio, protagonista del videogame, rimanda ai cicli karmici delle filosofie orientali, dove si muore e si rinasce alla luce delle azioni attuate nelle vite precedenti. È infatti molto una questione di scelte: se si preferisce distruggere o costruire, magari gettando i semi delle piante raccolti in giro così da far crescere un lussureggiante giardino per raccoglierne i frutti. Diventare giardiniere è anche un modo per ristabilire gli equilibri che erano stati alterati cibandosi dei vegetali trovati lungo il cammino. Se si recuperano così energie, si depaupera però il pianeta, ma si può appunto recuperare coltivando nuove erbe, in grado di risultare utili, una volta cresciute, pure come appigli per proseguire nel cammino di esplorazione. In alternativa si può banchettare con i resti dei nemici sconfitti, però in questo caso la sottrazione compiuta nei confronti dell’ecosistema non è tanto facilmente rimpiazzatile, con gli effetti che ne conseguono. Il personaggio corre, corre, corre, perché è un attimo giungere alla fine del cerchio per ricominciare tutto daccapo, facendo possibilmente tesoro delle proprie esperienze. Cos’è in realtà Ultros, il mostro che ha imprigionato in un buco nero il nostro alter ego digitale? Per trovare la risposta non c’è che lanciarsi nell’avventura, dallo stile artistico molto ben caratterizzato firmato dal pittore e musicista svedese El Huervo, pseudonimo di Niklas Akerblad, già autore delle vivaci copertine anni Ottanta di Hotline Miami e del suo sequel. Giocata sui contrasti di forme e di tonalità, la sua grafica è stata descritta come l’incontro tra le tavole del fumettista francese Moebius e i disegni dello zoologo tedesco Ernst Haeckel. Il risultato sono paesaggi e architetture dalle sagome geometriche che si trasformano in organismi pulsanti e viceversa, in un continuo, sorprendente rigenerarsi.
INKULINATI (Daedalic Entertainment, per computer e console)
Ironico e dissacrante, eppure alla sua maniera fedele alle fonti, per un tuffo nel Medioevo all’insegna dell’arte degli antichi manoscritti. L’alter ego del giocatore di Inkulinati è un amanuense che, proprio come accadeva all’epoca, non si limita ai testi da copiare, ma inserisce ai margini della pagina postille scritte e disegnate (in latino, marginalia) nelle quali a volte lasciar correre la fantasia. Per lo studio polacco Yaza Games le cose non erano però così semplici come si vorrebbe far credere: la loro idea è che, espressione di un sapere esoterico, i marginalia vergati con un inchiostro magico potessero infondere la vita nelle creature rappresentate. Queste ultime infatti nel videogame escono dalla pagina per mettersi a combattere tra di loro, in un gioco di strategia che in ogni caso fa dell’umorismo la sua materia prima. Cani, conigli, draghi, lumache, ma anche bizzosi, stravaganti esseri leggendari si sfidano dunque a singolar tenzone, utilizzando ciascuno il proprio arsenale, sfruttando punti di forza e di debolezza, in single o con gli amici in multiplayer in locale. Le mani dell’amanuense compaiono all’occasione in primo piano mentre il codice viene redatto, perché la finzione dello scriptorium offre l’ambientazione, il filo conduttore e il sugo della storia. Del resto lo stesso titolo, Inkulinati, viene spiegato dagli autori come la fusione dei vocaboli inglesi ink, ossia inchiostro, e illuminati, con riferimento alla società segreta che custodisce il mistero al centro del videogame, ma illuminator in inglese è anche il miniaturista, che esegue appunto una miniatura, illumination. In italiano il suono del termine composto resta comunque un po’ strano e gli sviluppatori hanno inserito un’apposita domanda nelle Faq del sito ufficiale. Al di là del gioco di parole, che in qualche modo rimanda dunque ad aspetti chiave dell’ars scribendi, come l’inchiostro e le miniature, gli autori hanno esplicitamente citato tra i riferimenti i disegni del Breviario di Verdun di inizio Trecento, appartenuto a Renaud de Bar. Raffigurano anche bizzarri duelli. Tra versioni d’invenzione di personaggi realmente esistiti (arruolati nel gioco nelle file degli illuminati) e situazioni più che curiose, Yaza Games precisa di aver attinto per l’immaginario a quanto osservato nei manoscritti veri, come l’ammorbante comportamento di autodifesa messo in atto del bonaco, un toro dalla criniera di cavallo e le corna rivolte all’indietro, o l’iconografia dell’albero della fertilità dai frutti fallici, come quello dell’affresco scoperto nel 2000 a Massa Marittima, o, con intenti forse di parodia, ripetutamente dipinto nel manoscritto del Roman de la Rose conservato nella Biblioteca nazionale di Francia e realizzato a Parigi nella metà del XIV secolo nell’atelier di Richard e Jeanne de Montbaston, marito e moglie. C’è insomma tutto un mondo, richiamato fin dallo stile grafico, dietro le imprese dell’eccentrico bestiario animato di Inkulinati, che in fondo cerca, con il potere della penna, di esorcizzare la morte e ottenere scampoli di immortalità.
LET’S SCHOOL (Pathea, per Pc)
Nei panni di un preside, impegnato a risollevare le sorti della scuola che anche lui in passato ha frequentato e che ora versa in condizioni terribili, a cominciare dallo stato dell’edificio che necessita di cure immediate. Ma non ci si può ovviamente limitare agli edifici, così il capo d’istituto deve organizzare ogni aspetto per rendere la scuola efficiente ed attrattiva, dotata di personale competente e in grado di interagire in modo fruttuoso con i ragazzi. Nel gestionale di Pathea Games c’è naturalmente il bilancio economico da far quadrare, ma anche per raggiungere questo obiettivo non si possono trascurare un gran numero di fattori, soprattutto perché nella simulazione l’incarico del nostro nostro preside ha uno spettro d’azione ben più ampio che nella realtà. Una volta personalizzati docenti e allievi, dal taglio di capelli ai vestiti per creare una galleria di tipi umani più o meno variegata, eccoli in aula e lì comincia il bello, per pianificare i programmi, tra materie umanistiche e scientifiche; trovare un equilibrio tra ore di studio e tempo libero; evitare che giovani e adulti finiscano in preda allo stress, compromettendo la qualità dell’apprendimento e l’esito degli esami. Questioni che coinvolgono lo stile di vita dei ragazzi, dall’alimentazione allo sport. Attenzione poi ai comportamenti, che possono essere positivi, favorendo l’amicizia e la collaborazione fra i compagni, oppure negativi, con episodi di bullismo. È insomma un microcosmo che solo un preside attento e preparato può provare a migliorare, scoprendo quando riesca a rivelarsi divertente cercare la soluzione ottimale per tutti coloro, famiglie e insegnanti, la cui quotidianità ruota attorno alla scuola, inserita nel contesto di una ridente comunità.