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Replay: la biografia dell'autore di Prince of Persia
Un’autobiografia, sotto forma di graphic novel, che diventa anche un affresco della travagliata storia d’Europa lungo l’arco del Novecento. Un susseguirsi di esodi forzati rimasto impresso nella fitta sovrapposizione dei nomi delle località che si incontrano spingendosi verso Est. Come nel caso della Czernowitz dell’Impero austro-ungarico (e patria del poeta Paul Celan, i cui versi da Parla anche tu spiccano in esergo), diventata nel 1918 la romena Cernauti, dopo essere stata la polacca Czerniowce, e oggi è Chernivtsi in Ucraina. La popolazione ebraica di lingua tedesca non c’è però più, spazzata via da Hitler, Antonescu, Stalin. Per Jordan Mechner, il geniale creatore di un titolo come Prince of Persia, raccontare di sé ha voluto inevitabilmente dire raccontare della sua famiglia al di qua e al di là dell’Oceano, ripetutamente sradicata, come esplicitato nel sottotitolo: Memoir of an uprooted family. La forma narrativa scelta per il libro Replay, attraverso tavole disegnate con l’aggiunta di un utilizzo ben calibrato ed espressivo del colore, è particolarmente efficace nell’intrecciare i piani cronologici, tra eventi storici epocali e vicende esistenziali personali di più generazioni dei Mechner. Intanto si ripercorre l’esaltante epopea di una stagione pionieristica e leggendaria per i videogame, tanto più interessante perché la si può cogliere dalla voce di uno dei suoi protagonisti, per entrare nel dietro le quinte di Karateka (1984), di Prince of Persia (1989) e le sue successive incarnazioni, dell’avventura The Last Express (1997) che, a ritroso, può essere vista come una prima tappa nel processo di avvicinamento verso la terra delle sue radici, piantate tra Vienna e Chernivtsi. Nel gioco si ricostruiva infatti un viaggio in treno sull’Orient Express da Parigi alla capitale viennese nel fatidico 1914, all’avvio del conto alla rovescia che avrebbe drasticamente trasformato il cuore della Mitteleuropa.
Jordan Mechner è nato a New York, ma la sua carriera nel mondo dei videogiochi lo ha portato a spostarsi prima in California, poi in Francia, a Montpellier. Sognato, ma per cause di forza maggiore rimandato all’ultimo un viaggio in Iran, a causa della turbolenta situazione in medio oriente, Jordan si trova a riflettere sulle tante partenze non volute cui furono costretti suo nonno Alfred e suo padre Frances, che hanno entrambi, autonomamente e in momenti differenti, messo per iscritto i loro ricordi, facilitando l’operazione compiuta in Replay di dar voce a memorie personali attraverso le quali emerge un ritratto collettivo. Ne deriva una lettura affascinante grazie alla qualità grafica, sempre empatica con la materia trattata, ma viene al contempo offerta l’opportunità di addentrarsi in pagine chiave della storia europea con gli occhi di persone di età diverse, obbligate a confrontarsi, in un crescendo di spietatezza insensata, con il dramma della guerra che travolge tutti e, in più, con la crudele persecuzione degli ebrei, che si abbatte senza un perché su uomini, donne e bambini, indotti a fuggire verso mete incerte, abbandonando affetti, beni, ogni sicurezza. Jordan Mechner riesce a descrivere vividamente gli stati d’animo di suo padre Francis, strappato giovanissimo agli agi di Vienna per cominciare una marcia di avvicinamento alla salvezza in America, raggiunta a tappe, seguendo l’avanzata della Wehrmacht in Francia, tra mille pericoli, il divieto di mostrare di conoscere la madrelingua tedesca, il desiderio di stringere amicizie purtroppo spesso tranciate dalla necessità di spostarsi altrove. Vengono alla mente le atmosfere del romanzo La notte di Lisbona di Eric Maria Remarque, che ben comunicavano le ansie, le speranze, la disperazione degli ebrei in attesa di salpare per la terra promessa, mentre avvertivano alle loro spalle allungarsi di giorno in giorno l’ombra cupa del Terzo Reich. L’odissea di Francis con la zia Lisa, conclusasi per fortuna positivamente, ricalca quella del filosofo Walter Benjamin, che invece si suicidò al confine tra la Francia e la Spagna, pensando di non poter più scampare al dilagare del nazismo. Il piccolo Frances, che sa però istintivamente scovare attimi di gioia pur tra ogni sorta di ristrettezze e nella nostalgia ineludibile per i parenti lontani, ci dice che comunque c’è speranza. I Mechner si tramandano un motto cui essere fedeli in ogni circostanza: Ein Mann, ein Wort, cioè rispettare la parola data.
Replay, uscito in francese e in inglese (adottato nelle scuole, si presta a progetti interdisciplinari, dalla grafica alla storia, alle lingue straniere, con sullo sfondo la scena digitale dei videogame), si sofferma anche sulla prima guerra mondiale, dal punto di vista di Adolph Mechner, che combatté nelle fila dell’esercito austro-ungarico pure in Italia, con un episodio ambientato a Grave di Papadopoli, la grande isola circondata dalle acque del Piave. Un fil rouge è la vacuità della violenza, specie quella contro la popolazione civile inerme, ma anche quella insita in certi rapporti gerarchici che non ammettono discussioni. C’è il tema del sentirsi a casa e del sentirsi ovunque straniero, come quando Francis arriva a Nizza e viene discriminato, bullizzato, dai coetanei per il suo accento parigino, ma per essere accettato non gli basterà apprendere quello del Midi, piuttosto influirà l’appoggio disinteressato di un altro compagno di scuola. Replay ha le caratteristiche sia del memoir, sia del romanzo di formazione, e soddisfa le curiosità di chi ha giocato a un classico come Prince of Persia, mostrando l’evoluzione di questo (e degli altri titoli di Mechner) in tutte le sue fasi. Sapevate com’è venuta l’idea del topolino bianco? C’è più di quanto si possa immaginare dietro quell’animaletto. Mechner ha raccolto inoltre note e altro materiale documentario in Replay Annex, consultabile nella Library del suo sito ufficiale, Jordanmechner.com.