Generazione bit
Vessel of Hatred, lo spiritista di Diablo IV e i razzi di Elon Musk
Se ventiquattro ore vi sembrano poche in una giornata, provate a immaginare anche solo come faccia Elon Musk a organizzare le sue. Oltre agli impegni da papà di un numero non comune di figli, amministra personalmente alcune delle aziende più avanzate del panorama high-tech, da Tesla a SpaceX. Ma proprio mentre la gente restava senza fiato di fronte agli ultimi traguardi, dalla presentazione dei robot Optimus e dei Cybercab, i taxi a guida autonoma di Tesla, all’impresa storica del rientro sulla rampa di lancio del razzo Super Heavy che spinge in orbita le Starship di SpaceX in grado di rivoluzionare il futuro dell’esplorazione spaziale, l’imprenditore spesso in cima alla classifica degli uomini più ricchi del mondo non perdeva occasione per mostrare ai follower un’altra passione che lo sta impegnando parecchio in queste settimane: la ricerca della build perfetta in Diablo IV: Vessel of Hatred. Elon Musk non è un giocatore qualsiasi, ma un veterano del videogame Blizzard e, con l’uscita di Vessel of Hatred, la prima espansione di Diablo VI, si è gettato ancora nella mischia, raccogliendo subito ottimi risultati. Figura letteralmente nella top 20 della Fossa (The pit), una delle cosiddette attività endgame che altri mortali devono rassegnarsi a osservare col binocolo oppure, mettendosi di buona lena, dopo decine se non centinaia di ore di tentativi. Invece Musk falcidiava allegramente orde di demoni appena prima di un importante evento elettorale in Pennsylvania, tra gli stati in bilico nella corsa delle presidenziali Usa che lo vede particolarmente coinvolto, al fianco di Donald Trump. D’altronde, essendo anche l’attivissimo patron del social X (un centinaio di post al giorno come ridere) e della rete di satelliti Starlink (nessun problema di campo), può permettersi qualche test di streaming della piattaforma pure quando viaggia in aereo. Insomma, alla fine Elon Musk è il primo influencer di se stesso. Di certo, tra gli appassionati di videogame, per Vessel of Hatred è scoppiata una vera mania, nel mese in cui la major Activision Blizzard, ormai fiore all’occhiello degli studi Microsoft, si appresta a sbancare con un’altra attesa hit: il first-person shooter americano per antonomasia, tutto esplosioni e proiettili, Call of Duty: Black Ops 6. Diablo però resta Diablo. Si tratta di uno di quei titoli potenzialmente più complessi capaci di offrire anche una sfida intellettuale. In effetti figura nelle liste dei videogame che dovrebbero far risaltare le stesse abilità che compongono ipoteticamente il qi, il quoziente intellettivo. E forse non a caso va fortissimo in estremo oriente, dove tutti i giochi Blizzard, non solo Diablo, ma Warcraft e Starcraft, sono una religione. Per gli altri basti pensare che è la serie che ha dato origine agli action rpg nell’accezione diffusa della ricerca spasmodica di equipaggiamento, da conquistare di battaglia in battaglia e con cui accrescere di continuo le statistiche del proprio personaggio, in modo da trasformarlo a un certo punto quasi nello spauracchio dei nemici. Intorno un’atmosfera dark fantasy che con Diablo II ha fatto scuola e in Diablo IV è tornata alla grande.
Dopo aver “regalato” ai fan il remake di Diablo II, Diablo IV ne riprende perfettamente il discorso sia a livello ludico che narrativo nella chiave di un sequel. Anche le aggiunte di Vessel of Hatred, dalle rune ai mercenari, guardano al classico, rielaborando per bene il tutto. In generale, considerata la natura live service del progetto, è stata contemporaneamente aggiornata l’intera struttura di Diablo IV, ma Vessel of Hatred porta la sua iniezione di contenuti, con una campagna che prosegue la trama all’ombra di Mephisto recuperando un mucchio di lore, anima di una saga che ha aperto la strada al racconto transmediale (l’ambientazione della giungla di Nahantu è un tuffo al cuore per gli affezionati di Diablo II, che la incontreranno familiare ma piuttosto cambiata), e introduce l’inedita classe dello spiritista, un guerriero mistico che mischia corpo a corpo e magia grazie al supporto di potenti spiriti guardiani del regno animale. È la quintessenza della classe del giocatore hardcore di Diablo, siccome nelle mani giuste si presta a svilupparsi in direzioni l’una molto diversa dall’altra, invitando i più esperti a sperimentare a caccia del Santo Graal di Diablo IV proprio come sta facendo Elon Musk, che candidamente ammette di non essere sicuro di cosa abbia scatenato determinati colpi del suo spiritista contro i boss della fossa, anche se un’idea ce l’ha. In fondo è il bello di Diablo IV e di Vessel of Hatred: provare e riprovare, migliorandosi sempre. Praticamente il motto su cui fondano anche le imprese di SpaceX.