Generazione bit

Battlefield 6 torna alle origini e infrange ogni record per la serie di sparatutto bellici di Ea

Riccardo Anselmi

Con il grande ritorno di Battlefield si aprono le danze del periodo più caldo dell’anno per il digital entertainment. E lo sparatutto di Ea piazza subito una bella ipoteca su chi possa essere, a questo giro, l’avversario da battere. Il lancio del nuovo capitolo, Battlefield 6, ha infatti infranto ogni record per la serie: più di sette milioni di copie in un solo weekend che si traducono in 172 milioni di partite giocate e 15 milioni di ore visualizzazioni sulle piattaforme di streaming, altri dati con cui si misura oggi il successo di un bestseller capace di portare nelle casse della compagnia americana un flusso di denaro quantificato da Alinea Analytics già in oltre 350 milioni di dollari. Più della metà su Pc, una delle peculiarità di Battlefield, che è riuscito a farsi largo su console conservando al contempo i favori della platea storica del genere, per la quale resta lo sparatutto di riferimento. Battlefield 6 ribadisce la linea, con un’edizione da urlo per computer, curatissima anche in quei dettagli che mandano in visibilio gli smanettoni e che dimostrano di non trovarsi di fronte a un semplice porting multiformato, ma a un progetto sviluppato sin dal principio per sfruttare come si conviene le caratteristiche peculiari dell’hardware preferito dalla community hardcore dei first-person shooter per antonomasia.

Il blockbuster di Ea costituisce una vera killer application del Pc gaming, in grado di convincere gli appassionati a riconfigurare attorno al gioco le loro postazioni, spingendo in parallelo il ricco mercato della componentistica, a caccia di una maggiore fedeltà audiovisiva o di qualche fotogramma in più. Dal canto suo Battlefield 6 risulta anche un titolo decisamente ottimizzato e, all’interno dei requisiti, parecchio scalabile per cucirsi addosso l’esperienza migliore. Un aiuto arriva sempre più dall’intelligenza artificiale che, oltre ad alleggerire il carico di lavoro in certe situazioni grazie ai più sofisticati sistemi di frame generation, può occuparsi di impostare e modificare in autonomia dal vivo, a seconda dell’azione sullo schermo, determinati preset grafici. Una funzione opzionale per Pc che diventa il nuovo standard su console Playstation e Xbox dove Battlefield 6 mantiene così intatto il suo impatto spettacolare. Per i fan si tratta di un ritorno alle origini, intese come i fasti di Battlefield 3 e Battlefield 4, gli sparatutto bellici che per il senso di autenticità e gli scontri su larga scala hanno definito un’epoca, un po’ come altrove è capitato con i primi, leggendari Call of Duty: Modern Warfare diretti da Jason West e Vince Zampella, ora tra le figure di spicco del dream team messo in piedi da Electronic Arts per sfidare sullo stesso campo, ma alla sua maniera, il campione di incassi di Activision.

Battlefield 6 vanta un taglio più realistico, se vogliamo meno hollywoodiano, pur nel contesto di un videogame assolutamente pirotecnico, pieno di esplosioni, accompagnato da una trama cinematografica che non disdegna le sequenze mozzafiato tipiche dell’immaginario cinematografico, calate però in una dimensione da guerra vera, con particolare attenzione alla riproduzione degli operatori e delle armi, sia in single, sia in multiplayer, il piatto forte dell’offerta. Anche la campagna ha i suoi momenti memorabili, specie verso il finale, quando si libera degli aspetti più lineari e incanalati per trasportare maggiormente quasi in una versione per giocatore singolo del concetto di total warfare al centro delle dinamiche online, all’insegna delle grandi battaglie su mappe ampie, elaborate e interattive, animate dallo scenario altamente distruttibile e dalla varietà di situazioni. Che proprio il multiplayer eleva all’ennesima potenza coinvolgendo numerosi uomini e mezzi: al di là dei tradizionali deathmatch o delle sortite di Rush dalla formula più immediata, Battlefield 6 risplende nei conflitti campali emblematici dei Battlefield, come Conquista e Sfondamento, pensati per 64 partecipanti.

Ma è appena la punta dell’iceberg di una produzione che mira ad affermarsi come il modello di sparatutto totale per i prossimi anni. Altre modalità dovrebbero venire aggiunte di stagione in stagione (la prima debutterà a breve), compresa una reinterpretazione in stile Battlefield del popolare filone Battle Royale, e poi c’è Portal, uno strumento che permette di realizzare e condividere le più disparate invenzioni videoludiche usando il gioco. Trasforma Battlefield 6 in una piattaforma creativa 2.0 dalle prospettive virtualmente infinite che supera i confini dei first-person shooter avvicinandosi, nel solco degli esperimenti tentati anche da Halo con la Forgia, a fenomeni sociali come Minecraft e Roblox.