Baby gang
«La repressione non può bastare»
«La questione riguarda la scuola, il sociale, le politiche giovanili, lo sport, le famiglie e solo in ultimo la sicurezza, l'ordine pubblico. Non si può chiedere all'ultimo tassello di risolvere tutta la questione». Le parole sono dell'assessore alle politiche giovanili del comune di Parma Michele Guerra ma trovano terreno fertile fra tutti coloro che in questi giorni si stanno interrogando sul tema, sempre più spinoso, delle baby gang a Parma. La cronaca, anche oggi, segnala nuove emergenze e le domande su cosa si potrebbe fare sempre più pressanti. «Il problema non è solo della nostra città, del nostro territorio. È la società che, ovunque, segnala questo tipo di criticità» sottolinea il sindaco Federico Pizzarotti che però, nonostante il «problema sia sistemico», conferma «l'impegno del Comune su diversi fronti. Noi abbiamo, ad esempio, diversi centri giovani che promuovono attività per quei ragazzi che spesso non hanno una rete di relazioni solide e, purtroppo, nemmeno un sostegno familiare. Anzi, siamo la città con il maggior numero di centri rispetto alla popolazione». Poi c'è ovviamente anche l'impegno sul fronte della polizia locale: «basti pensare a quanto fatto contro i writer che avevano ricoperto i muri della città. Tutti individuati e sanzionati come, d'altra parte, è stato fatto anche per gli episodi più gravi di aggressione o rapina fra coetanei che hanno avuto risalto mediatico». Ma quello che può davvero servire al momento è «un'azione comune fra tutti gli attori in campo. Penso ad esempio a quanto possono fare i dirigenti delle scuole superiori per sensibilizzare gli studenti sul problema» perché anche se i ragazzi coinvolti nelle baby gang non vanno necessariamente a scuola «sono conosciuti, protagonisti sui social». Poi, spiega sempre Pizzarotti, «c'è il ruolo dell'Ausl, dei servizi sociali, insomma è un lavoro fatto di pluricompetenze». Importantissimo anche il ruolo delle associazioni di quartiere e degli specialisti in grado di «ingaggiare» i giovani e serve, allo stesso modo, una mappatura ancora più attenta ed accurata del territorio in modo da avere una fotografia più reale possibile sia in città che in provincia. Non dimenticando infatti che spesso chi agisce nel centro storico arriva proprio da altre realtà parmensi. Su tutto questo, ribadisce il sindaco, «si sta lavorando ma, amo ripetere negli ultimi, se una volta nascevi in una comunità dovevi solo emanciparti come individuo, ora sei solo e devi cercare il tuo spazio nella comunità».
In prima linea sul tema, oltre all'assessore alla sicurezza Cristiano Casa che più volte ha confermato l'impegno sul territorio della polizia locale ed il potenziamento del sistema di videosorveglianza, c'è anche Michele Guerra, responsabile delle politiche giovanili per il comune di Parma. «Il nostro obiettivo è costruire spazi di azione il più possibile partecipati per esprimere la propria creatività- esordisce Guerra - e questo ci permette di intercettare molte situazioni di emarginazione. In primis con i centri giovani frequentati da centinaia di ragazzi e poi con l'unità “Educativa di strada”, formatori interconnessi con le forze dell'ordine in grado di identificare le aree di disagi. Sono impegnati in alcuni punti della città e credo che potremmo anche andare ad un potenziamento di queste strutture». Servizi sul territorio che, ricorda Guerra, «nel periodo della pandemia hanno dovuto rallentare o fermarsi completamente. E questo ha indubbiamente inciso: il lockdown è stato pesantissimo per questi ragazzi non hanno avuto più spazi di riferimento». E, per concludere, Guerra ricorda «come spesso pesi la mancanza di protagonismo. I giovani non sanno come trovare i propri spazi. Le risse, il fenomeno writers sono purtroppo l'unico modo per fare parlare di sé».
Giuseppe Milano