IL DELITTO DI VICOFERTILE

Omicidio, via al processo: «No alla perizia psichiatrica su Mallardo»

Georgia Azzali

Patrick, il ragazzo con il cappuccio in testa. Sul banco dell'Ipsia passava ore nascondendo emozioni e insofferenza. Anche la sera della mattanza, il 5 maggio, si sarebbe presentato così nel rudere di Vicofertile. Ieri, di fronte alla Corte d'assise, lo sguardo era fisso sui giudici e le emozioni celate dalla mascherina. La prima udienza davanti a chi dovrà disegnare il suo futuro. Il futuro di un ragazzo accusato di aver massacrato con trentatré coltellate un altro ragazzo: Daniele Tanzi, di Casalmaggiore, aveva 18 anni, la sua stessa età, e una fidanzata, Maria Teresa Dromì, che fino a qualche mese prima era stata accanto a Patrick Mallardo. Lui che aveva pedalato da casa sua, a Fognano, fino a Vicofertile in una sera di coprifuoco per uccidere il rivale in amore. Ma chi è Patrick? La difesa ha chiesto di disporre una perizia psichiatrica, ma la Corte, presieduta da Alessandro Conti, ha detto no «perché non sono stati forniti elementi che portino a ritenere la sussistenza di una patologia psichiatrica».

L'udienza è scivolata via in una quarantina di minuti. Almeno per ora non si scaverà nella sua personalità di Mallardo. «Sicuramente, però, riproporremo la richiesta durante il processo - sottolineano i difensori Raffaella Santoro e Francesco Savastano -. Verrà anche ascoltata la psicoterapeuta che ha seguito in passato il ragazzo, ed emergeranno le problematiche».

Eppure ci sarebbe stata una lucidità spietata in quel piano di morte, tanto che il pm Fabrizio Pensa gli ha contestato l'omicidio aggravato dalla premeditazione, oltre che dai futili motivi. Macigni che possono portare all'ergastolo, nonostante l'età. E poi ci sono le accuse di lesioni personali e stalking nei confronti di Maria Teresa, porto abusivo del coltello e simulazione di reato.

Ma in questa storia intrisa di disagio e ferocia tutti sono cresciuti (troppo) in fretta. Daniele si era fidato a dormire in quel rudere abbandonato, ed è stato colpito nel sonno; Patrick, solitario, a volte un po' sfrontato, è uscito di casa con un coltellaccio e ha mostrato una violenza inaudita. E Maria Teresa ora non somiglia nemmeno vagamente alla ragazzina bionda che guardava la telecamera e raccontava la tragedia di quella sera: è una giovane donna bruna che misura le parole. Si è costituita parte civile, assistita dall'avvocato Alex Spaggiari, che ha chiesto (e ottenuto) anche la costituzione di parte civile dell'associazione Gens Nova, una onlus di solidarietà sociale con sede nazionale a Bari.

Maria Teresa, la ex di Patrick e la ragazza di Daniele. Ma anche la testimone chiave, perché il 5 maggio i suoi occhi hanno registrato in diretta l'orrore. Si era svegliata improvvisamente, e in quella figura incappucciata aveva riconosciuto l'ex fidanzato. L'aveva visto accanirsi su Daniele, poi con la stessa lama Patrick l'aveva ferita al braccio sinistro tentando anche di strangolarla. Era uscito di casa verso le 23: sapeva di poter trovare Daniele e Maria Teresa nella «fabbrica», perché altre volte tutti e tre si erano dati appuntamento lì per fare serata. E il piano era quello di uccidere, secondo la procura. Eppure, subito dopo l'omicidio, sentito dai poliziotti, aveva puntato il dito contro il perfetto sconosciuto: aveva parlato di una persona in sella a una bici, il cappuccio calato in testa, che aveva incrociato all'altezza del passaggio a livello di via Volturno. Poi, seppure non in presenza di un difensore, aveva confessato di essere lui l'uomo incappucciato.

Geloso e ossessionato da quel rapporto malato con Maria Teresa. Fino alla vendetta atroce di quella sera.