Coronavirus
Tamponi vietati alle parafarmacie: «Ingiusto escluderci»
Con l’aumento dei contagi delle ultime settimane, dovuti, in particolare, alla diffusione della variante Omicron, si sono moltiplicate anche le richieste di tamponi per individuare l’eventuale infezione.
E se tracciare i nuovi positivi è diventato più complesso, vista la pressione su laboratori e farmacie, in città, le parafarmacie, che potrebbero processare i test, contestano la loro esclusione da queste operazioni.
«Ovviamente ci sentiamo tagliati fuori, perché siamo professionisti esattamente come gli altri colleghi delle farmacie, quindi non vedo il motivo di escluderci - dichiara Stefano Martinelli, farmacista e gestore della Parafarmacia Oltretorrente, in viale Piacenza -. Sicuramente, al momento, per noi la situazione è meno stressante, ma ci troviamo tutti in una situazione d’emergenza e credo che ognuno, se se la sente, senza sentirsi obbligato, debba fare il proprio dovere: non vedo perché dovremmo essere esclusi a prescindere».
Giuseppe Ferraù, farmacista titolare della Parafarmacia Ducale, di via Bixio, sottolinea come, da tempo, la categoria si sia messa a disposizione per fare questo tipo di esame: «Abbiamo dato la nostra disponibilità a livello di associazione e federazione, anche per quanto concerne gli spazi, ma non ci viene concessa la possibilità di fare tamponi. I clienti ce li chiedono, ma noi possiamo vendere soltanto il kit autodiagnostico che, però, non è finalizzato al rilascio del Green Pass. Per quanto mi riguarda, posti i requisiti strutturali, io sarei disposto, anche perché così ci sarebbe sicuramente meno fila altrove. Siamo farmacisti con la stessa laurea dei colleghi che lavorano in farmacia e questa è una discriminazione, tanto quanto quella di non poter vendere i farmaci di prescrizione a pagamento».
Per alcuni lo «scontro» tra le diverse categorie è percepito come una mancata volontà «politica» nell’equiparare i due esercizi (almeno su questo punto).
«Nonostante, quotidianamente, diverse persone vengano a chiederci i tamponi, noi siamo esclusi - racconta una dipendente della Parafarmacia Èqui dell’Eurotorri -. Essendo noi un franchising costituiamo un caso diverso, perché il nostro volere, in questa circostanza, conta poco. Personalmente, il fatto di non dover eseguire ogni giorno questi test mi fa sentire più tranquilla, anche perché vedo che i colleghi sono abbastanza stremati, ma certamente, se mi dovessero chiedere di svolgere questo servizio mi adatterei certamente».
Per la farmacista Monica Pelizziari, titolare della Parafarmacia Sant’Andrea, in strada Montanara, in una fase complessa come quella che il Paese sta attraversando, il contributo delle parafarmacie nel tracciamento dei contagi potrebbe essere fondamentale. «Ci sentiamo un po’ esclusi e non c’è un motivo, soprattutto in un momento di necessità come questo, in cui c’è più bisogno, visto che i tamponi, oltre che in farmacia, vengono fatti anche altrove. Ci sembra discriminante».
Giovanna Pavesi