EFFETTO COVID

«Carichi di lavoro snervanti Noi medici di base da due anni senza tregua»

Pierluigi Dallapina

Stanchi, stressati, preoccupati. Dopo quasi due anni di pandemia molti medici di famiglia fanno sempre più fatica a sopportare un carico di lavoro che sembra insostenibile. E c'è chi, è il caso di Manrico Guerra, affida la propria esasperazione a un post su Facebook. Altri dottori, tra telefoni che squillano in continuazione, ricette da compilare e pazienti da visitare, confermano un livello di stress dilagante, tanto che l'Ordine dei medici chiede più attenzione alla politica. E un po' più di comprensione ai pazienti.

L'appello dell'Ordine

«Fino ad ora tutti i medici hanno svolto un lavoro egregio. Ma in tanti colleghi avverto una stanchezza sempre più evidente», avverte Pierantonio Muzzetto, presidente dell'Ordine dei medici. «Il nostro impegno è totale, ma c'è una carenza di risorse. Economiche e anche umane».

Durante la prima ondata, improvvisa e angosciante, il Governo ha trovato le risorse straordinarie per scongiurare il collasso del sistema sanitario. Ora che siamo alla quarta ondata quelle risorse straordinarie non ci sono più.

«Chiediamo che la politica capisca il valore dei medici. La sanità ha bisogno di risorse, che devono essere trovate. È vero che l'economia non può fermarsi, ma se viene a mancare la salute, anche l'economia potrà risentirne negativamente».

La richiesta di Muzzetto è semplice e diretta: «Il mio vuole essere un forte richiamo, affinché la Regione non si scordi dei medici che stanno lavorando pancia a terra per affrontare una situazione delicata». Ma il suo appello è destinato anche ai pazienti, a cui viene chiesta «comprensione» e di «adottare comportamenti giudiziosi, a partire dall'uso della mascherina». Il perché di questi consigli è evidente: «Se il contagio dovesse peggiorare, non sono esclusi divieti ancor più restrittivi». E il lockdown torna ad essere una delle ipotesi.

«Siamo sotto pressione»

In sottofondo il suo telefono squilla in continuazione. «C'è un carico lavorativo e di stress molto forte. Siamo sotto pressione da quasi due anni. Ci sono state delle settimane in cui ho ricevuto una media di 120 telefonate al giorno. Altre volte ho lavorato senza fermarmi mai, nemmeno per una pausa, da mattina a tarda sera» ammette Maurizio Vescovi, medico di base al Montanara con 1.800 pazienti da seguire, al pari di tantissimi altri suoi colleghi. «È una pressione esagerata. Sono due anni che non abbiamo pace. Spesso è stato necessario lavorare anche fuori orario. Qualcuno ha pagato sulla propria pelle questo carico lavorativo ed emotivo». Lui stesso ne è stato vittima. «Sto riprendendo l'attività gradualmente dopo un episodio cardiaco che attribuisco anche al forte stress lavorativo».

Nonostante l'urto con l'ennesima ondata del virus, Vescovi tranquillizza i pazienti: «La medicina di base sta continuando a garantire un contributo fondamentale al contenimento della pandemia».

Quattro mesi no stop

«Dal 3 marzo 2020, mi ricordo ancora la data, ho lavorato 16 settimane consecutive, senza mai fermarmi, dalle 8 alle 22». Cristina Marastoni è un medico di famiglia che parte dai numeri per dare un'idea del carico di lavoro che deve affrontare. «In cinque giorni lavorativi arrivo a consultare la cartella medica di circa 500 pazienti. Tutti i giorni, oltre alle visite domiciliari e in ambulatorio, ricevo tra le 30 e le 50 telefonate, poi devo rispondere a una cinquantina di email, senza contare i messaggi Whatsapp. Alla fine, la giornata lavorativa supera le dieci ore». Tutto normale? Assolutamente no.

«Noi medici di famiglia - assicura - sosteniamo un carico di lavoro che è più del doppio rispetto a quello stabilito per il nostro sistema oltre 30 anni fa. In pratica, siamo pagati in base a stime fatte negli anni Novanta che parlavano di 56 pazienti visitati al giorno. Ora siamo abbondantemente sopra i cento pazienti».

Da qui l'appello a trovare una soluzione: «I medici non possono fare di più di quello che stanno facendo. Servono risorse ed energie nuove. Se i ritmi di stress continueranno su questi livelli, c'è il rischio che diminuisca l'attenzione dedicata all'assistenza. Il carico di lavoro è snervante».

Un aiuto però potrebbero darlo anche i pazienti. Come? Rispettando le norme anticontagio. «Uno studio dell'Oms ha dimostrato che se il 98% della popolazione mondiale indossasse correttamente la mascherina, si sarebbero potuti risparmiare 160mila decessi causati dal Covid».

«Lavoro in emergenza»

La giornata tipo riassunta in un post su Facebook. A scriverlo è uno dei tanti medici di famiglia alle prese con una pandemia inarrestabile. «Trentotto telefonate al cellulare. Infinite telefonate non contabilizzate in studio sul fisso, 56 mail, 45 Whatsapp, 20 visite in ambulatorio, 3 ore in casa protetta (39 letti che poi sono quasi tutti pazienti di lungo degenza), due visite domiciliari», scrive Manrico Guerra, prima di spiegare a voce il perché del suo sfogo. «Ci stiamo accollando parte del lavoro che non sarebbe nostro. Lavoro che comunque noi medici svolgiamo perché siamo in emergenza. Ma c'è tutta una parte di adempimenti burocratici che porta via tanto tempo». E il tempo, per l'ennesimo medico che ha 1.800 pazienti, è una risorsa preziosa. Soprattutto ora. Ecco perché Guerra si rivolge ai tanti pazienti che chiamano il proprio medico per gestire isolamenti e quarantene. «La notifica di guarigione o isolamento non la possiamo fare noi. Dipende dall'Igiene pubblica dell'Ausl». Togliere queste telefonate alleggerirebbe un po' il lavoro. «Certo, sono stanco perché non c'è mai tregua. Ma non mi posso fermare. Noi medici andiamo avanti».