PERSONAGGIO

Da San Secondo all'Iowa: «Io, il calcio e la vita al college, vi racconto la mia America»

Vittorio Rotolo

Toglietevi dalla testa l'immagine del ragazzo viziato, con poca voglia di studiare ed il pensiero che segue la direzione unica del divertimento. La vita di Matteo Scarduzio è ben altra cosa. Non ha ancora compiuto 20 anni, eppure dimostra una maturità davvero invidiabile per un giovane della sua età. Matteo è originario di San Secondo e gioca a calcio. Portiere, il suo ruolo. È cresciuto nella Cremonese, facendo tutta la trafila nelle giovanili e «respirando» anche l'aria dei campionati professionistici, con qualche convocazione in prima squadra.

L'estate scorsa il ragazzo ha fatto le valigie, lasciando il paese della Bassa per trasferirsi negli Stati Uniti: ad Ottumwa, in Iowa. L'Indian Hills è il college che Matteo ha scelto per proseguire i suoi studi, dopo il diploma conseguito all'Istituto agrario Bocchialini di Parma. «Un cambio radicale - racconta - che forse non avrei neppure immaginato ma che ad un certo punto ho voluto, mosso dal desiderio di dare una svolta alla mia vita. Perché solo ciascuno di noi può essere protagonista del proprio futuro» ribadisce convintamente.

Nella sua terra, Matteo, ha lasciato molto più che un pezzo di cuore. «La famiglia, la fidanzata, gli amici; mi mancano moltissimo, nella quotidianità» rivela. «In America ci sono abitudini e ritmi diversi. Ottumwa è molto carina: un luogo ideale per chi vuol concentrarsi sugli studi senza lasciarsi tentare dalle facili distrazioni. A me va benissimo così». Il college è frequentato prevalentemente da ragazzi stranieri. «Studenti di culture e paesi diversi tra loro, ma con una caratteristica comune: la disponibilità. Questo ha facilitato il mio processo di ambientamento. Sa, io sono un tipo abbastanza timido...».

Tutto a gonfie vele, insomma. Anche se all'inizio, è stata dura. «Specie con l'inglese» sorride Matteo. «Di questa lingua, avevo infatti una conoscenza più che altro scolastica. Ma che ovviamente non poteva bastare per un college. Ho fatto tre mesi di potenziamento, per migliorare sia il livello di comprensione che la capacità di esposizione. Adesso, le cose vanno decisamente meglio».

All'Indian Hills Matteo ha scelto un percorso di studio sportivo, in linea con le sue attitudini e le sue aspirazioni. L'agenda non ha quasi mai un buco libero. Neppure in pausa pranzo: un momento della giornata che lui trascorre in una caffetteria del campus universitario. A lavorare, s'intende. Perché qualche dollaro in più in tasca, fa sempre comodo. «La mia famiglia fa enormi sacrifici per consentirmi di vivere questa esperienza di studio all'estero» fa notare Scarduzio. «Sono orgogliosi di me e ben felici di aiutarmi, ma non voglio pesare oltremodo: sono abbastanza grande per darmi da fare e guadagnare qualcosina».

La sveglia suona prestissimo, ogni mattina. C'è infatti da conciliare gli impegni in aula con quelli sul campo. Perché il calcio, anche Oltreoceano, continua ad occupare una parte importante nella vita di Matteo. «Gioco fra le fila dei Warrior, la squadra del nostro college. Il primo allenamento è fissato alle 8 del mattino, il secondo alle 8 di sera. In mezzo, le lezioni. E il resto delle ore, le trascorro sui libri. Ma non mi lamento: sulla scelta divenire a studiare in America, un ruolo fondamentale lo ha avuto proprio la mia intenzione di proseguire la carriera sportiva. A differenza dell'Italia – prosegue –, negli Stati Uniti lo sport è considerato come un'opportunità. La figura dello studente-atleta viene valorizzata: i docenti esigono serietà, come è giusto che sia, ma con noi instaurano un rapporto basato sulla fiducia».

Scarduzio ha saputo conquistare tutti anche sul rettangolo verde. «La prima fase della stagione si è già conclusa. Ora ci stiamo preparando per quella successiva, che scatterà a marzo. Sono stato eletto secondo miglior portiere dello Stato: una soddisfazione immensa». Il campione cui si ispirava da piccolo era Buffon, «che resta ancora oggi il migliore». Ma poi «ho scoperto Gigio Donnarumma, un portiere completo».

Matteo è un «goalkeeper» moderno, uno di quelli cui piace partecipare alla costruzione del gioco. Una caratteristica che può essere applicata anche alla vita, diventando così un'ottima metafora. Costruire, appunto, il proprio avvenire. «Se penso di tornare in Italia, dopo la laurea? Dipende anche dalle opportunità lavorative che possono profilarsi nel nostro Paese. Rimanere a vivere negli Stati Uniti, non mi dispiacerebbe».

Vittorio Rotolo