VIA MARTINELLA
Un tuffo nella piscina privata e poi le botte al proprietario: condannati due 20enni
La canicola della tarda mattinata. E quello specchio d'acqua così invitante. Molto più di una tentazione in quel giorno cocente d'estate. Se non fosse che la piscina è all'interno di una proprietà privata. E allora un grosso taglio nella recinzione, poi tutti dentro: erano in quattro, il 2 agosto 2020, a sguazzare nella vasca. Ma non si erano accontentati del bagno, perché avevano pensato bene di svuotare il frigorifero (dopo aver scassinato la casetta di legno lì a fianco) e - soprattutto - avevano usato le maniere forti con il proprietario che li aveva sorpresi. Un blitz che ha fatto lievitare i reati: violazione di domicilio pluriaggravata, tentata rapina, lesioni personali e - per uno dei quattro - anche il porto abusivo della tenaglia utilizzata per tagliare la recinzione. Due ragazzi - entrambi ventenni, uno di origine moldava, l'altro marocchino - sono stati condannati rispettivamente a 1 anno e 15 giorni e a 1 anno, considerando che la violazione di domicilio è stata assorbita nel reato di tentata rapina. La scelta del rito abbreviato ha abbassato la pena di un terzo, inoltre tutti e due hanno fatto avere un risarcimento di 1000 euro ciascuno al proprietario della piscina. Il giudice ha poi concesso a entrambi la sospensione della pena, oltre che la non menzione nel casellario giudiziale. Gli altri due presenti quel giorno (un 32enne e un 49enne marocchini) hanno invece scelto un diverso percorso giudiziario.
Quattro amici nella piscina (di un altro). Erano arrivati con la Panda di uno dei quattro davanti a quella proprietà di strada Martinella: un buco nella rete, con una tenaglia di oltre 20 centimetri, per entrare. Un tuffo, qualche nuotata, e poi erano andati alla scoperta dell'area, in cui avevano scorto anche una casetta in legno. Un prefabbricato rigorosamente chiuso, ma forzare la serratura era stato un gioco da ragazzi. E così le bibite nel frigorifero dentro la casetta si erano volatilizzate.
Un furto con scasso: avrebbero potuto «cavarsela» così. Ma improvvisamente si erano trovati di fronte il proprietario, e invece di fare immediatamente dietrofront avevano pure cominciato ad alzare la voce. Quando poi l'uomo aveva preso il mazzo di chiavi della Panda, appoggiato su un tavolino della piscina, perché così avrebbe potuto facilitare il lavoro degli investigatori per arrivare ai nomi degli «incursori», i due ventenni avevano cominciato a strattonarlo spingendolo contro il muro. Persino il cane, un pastore che si erano portati dietro, avevano tentato di aizzarlo contro il proprietario. Che nel frattempo era riuscito a chiamare i carabinieri. E all'arrivo dei militari i due ragazzi erano ancora lì. Ma non c'era stato bisogno di partire alla ricerca dei complici: dopo essersi allontanati verso l'auto, anche gli altri due erano tornati indietro. Chissà, forse convinti che godersi l'acqua della piscina e il fresco fosse un loro diritto.