OMICIDIO DI VICOFERTILE
Mallardo ritratta: «Non ricordo nulla del delitto: Daniele era sveglio al mio arrivo»
Il ragazzo incappucciato è tornato ad essere un'ombra. Poche ore dopo l'omicidio di Daniele Tanzi, Patrick Mallardo aveva confessato: si era tolto il cappuccio e aveva raccontato la furia delle coltellate di quella notte tra il 4 e il 5 maggio scorso nella «fabbrica» abbandonata di Vicofertile. Ma ora, davanti alla Corte d'assise, ogni sequenza è cancellata. «Non ricordo quando ci sono andato - dice rispondendo alle domande di Francesco Mattioli, il difensore dei familiari di Tanzi - . Maria Teresa insisteva e ho accettato. Avevo portato lo zaino, ma non ricordo quello che c'era dentro. Se ho accoltellato Daniele? Rifiuto la domanda. In carcere ho svanito la memoria».
Strategia? Verità? Non c'è pathos in quelle parole. Si commuove solo quando ricorda il padre, arrivato anni prima da Reggio, dove abita, a Parma, per stragli vicino quando lui ebbe momenti di grande fragilità. Due ore di interrogatorio per ricostruire la trama di quella notte, partendo dal suo rapporto con Maria Teresa Dromì, l'ex fidanzata che da qualche mese aveva scelto Daniele, un ragazzo di Casalmaggiore, ma che con Patrick continuava a vedersi e ad avere ogni tanto rapporti. Tre diciottenni, amici in comune, sfide e rappacificazioni. «E' sempre stata una bella guerra con la Dromì - spiega -. Siamo stati insieme dal 2017 al 2021: la relazione è finita il 5 gennaio. Daniele lo conoscevo di nome. Ma il 4 maggio eravamo stati al parco Ducale tutti e tre insieme, oltre a un'altra ragazza e due ragazzi. Avevamo fumato hashish e chiacchierato, poi Maria si era incavolata perché la sera prima eravamo stati insieme, anzi due sere prima».
Nulla di segreto. Anche lei, senza infingimenti, aveva parlato nelle scorse udienze di quel filo mai totalmente spezzato con Patrick. E dei messaggi mandati quella sera, poi cancellati, ma terminati anche con un «buonanotte», dopo non aver ricevuto risposta da Mallardo. Ma lui insiste sull'invito di quella sera da parte della ragazza per andare nella struttura abbandonata. Nelle dichiarazioni spontanee qualche ora dopo l'omicidio, seppure senza la presenza di un difensore, in realtà aveva detto di sapere già che Maria Teresa e Daniele sarebbero andati alla «fabbrica» dopo il pomeriggio al parco Ducale. «Allora avevo in me un misto di rabbia e confusione. E' stata lei a mandarmi dei messaggi per dirmi di raggiungerli alla fabbrica e io ho chiesto la bici a un mio amico - spiega -. Daniele era vivo, era sveglio».
Ma Daniele dormiva: lo racconta Maria Teresa, che era accanto a lui e si è costituita parte civile al processo con l'avvocato Alex Silvestri. La relazione medico legale, poi, esclude ferite da difesa. «Lei ha riconosciuto il coltello, è lei che ha chiamato il 118 e ha firmato la deposizione davanti a me dopo averla letta», lo incalza il pm Fabrizio Pensa. Ma lui ripete ancora: «Non ricordo».
E torna sulle tensioni con Maria Teresa: «Non mi dava tregua». Ma a un certo punto in aula riecheggia anche la voce di Daniele: un audio, fatto sentire dai difensori di Mallardo, Raffaella Santoro e Francesco Savastano, in cui Daniele minaccia Patrick. C'era stata anche una discussione al parco Ducale, ma poi era intervenuto il fratello di Mallardo a placare le acque. «Ero impaurito - racconta - perché in compagnia dicevano che Daniele girasse con un coltello.
Delle liti tra Maria Teresa e Patrick sapevano anche gli amici, due dei quali ieri sono stati sentiti, anche se entrambi non sembravano sapere granché o avere grande voglia di parlarne. Chi invece li ha visti spesso scontrarsi, tra la fine del 2020 e l'inizio del 2021, durante la breve convivenza, è Francesco Renda, il compagno della madre di Mallardo. «Urlavano, ma mai violenze fisiche. Quando Patrick ha deciso di chiudere la storia, io e la madre abbiamo accompagnato a casa Maria Teresa. Nell'ultimo periodo lui stava cambiando, mi aveva aiutato a fare alcuni lavoretti in casa. Anche il pomeriggio del 4 maggio. Poi è uscito, è ritornato per cena, e verso le 22,30-23 io e la madre siamo andati a dormire».
E Patrick ha inforcato la bici. Destinazione «fabbrica». Tra quegli stanzoni polverosi e bui. Come i suoi ricordi.