Condannato

Perseguita l'ex moglie telefonandole 1300 volte in sette mesi

Il matrimonio era finito da tempo, le angherie no. Pare sia stato soprattutto l'ingresso in scena di un nuovo compagno a scatenare le pesanti attenzioni di un cinquantenne per niente intenzionato a lasciare in pace l'ex moglie. Di questo calvario si conosce solo quanto sarebbe avvenuto dopo il 2019, quando lei si decise a denunciare. Non una volta sola lo fece, ma cinque in un anno, cominciando in maggio. Ieri, a meno che la difesa dell'uomo non ricorra in appello, si è chiusa la battaglia legale. L'imputato, residente in provincia di Reggio, è stato condannato a un anno e 10 mesi di reclusione dal giudice Beatrice Purita, dopo che il pm Marirosa Parlangeli aveva chiesto due anni. Dovrà inoltre versare un risarcimento di 8mila euro all'ex moglie.

I due come si è detto, si erano separati diversi anni prima. Pare sia stata lei a prendere questa decisione: per sé e per i figlioletti costretti a subire l'aggressività del padre che, perso il lavoro, cercava conforto nella bottiglia. Il tempo, a quanto pare, non ha curato le ferite. Tutt'altro. Risulta che il cinquantenne, nel giro di sette mesi, abbia chiamato l'ex moglie quasi 1300 volte, da utenze diverse, a qualsiasi ora, spesso restando muto.

La voce, invece, la faceva sentire attraverso i vocali inviati via Whatsapp. E il loro contenuto era tutt'altro che costruttivo: si andava dalle offese alle minacce reiterate più volte e in modo piuttosto «colorito», riservate anche al nuovo compagno dell'ex consorte. Oppure, il messaggio era silenzioso e privo anche di testo scritto: una volta aperto, alla donna comparivano immagini di bare di varia foggia. Telefonate giungevano anche ai familiari della donna. Pure loro furono trascinati in questa situazione: la sorella in svariate occasioni trovò l'ex cognato (non per caso, a quanto è dato sapere) nei pressi del negozio nel quale lavorava, e i genitori più volte lo videro immobile di fronte alla loro casa. Una presenza non sempre muta: l'uomo avrebbe sibilato anche frasi del tipo «qualcosa gli succederà». Molto più spesso, però, fu l'ex moglie a vederlo minaccioso davanti alla propria abitazione.

Per essere certo di non passare inosservato, il cinquantenne inviava all'ex moglie anche messaggi con la propria foto in zona, quasi a sottolineare la marcatura stretta del territorio. Un'abitudine proseguita anche dopo le denunce dell'ex consorte, in seguito alle quali l'uomo era stato colpito da un divieto di avvicinamento: lui se ne sarebbe infischiato. Per questo ieri, oltre che di atti persecutori, doveva rispondere di inosservanza dei provvedimenti dell'autorità. La pena non è stata sospesa. L'uomo dovrà trascorrere i 22 mesi agli arresti domiciliari.

rob.lon.