Mario Zurlini

Un parmigiano nel grande Napoli

Vanni Buttasi

C’è un parmigiano che a Napoli è più famoso del nostro celebre formaggio: si chiama Mario Zurlini, difensore dal forte temperamento e tra i più forti dell’epoca. Negli anni ‘60 e ‘70 fu una delle colonne degli azzurri: con lui in squadra c’erano Zoff, Juliano, Sivori, Altafini, Sormani e il compagno di reparto Panzanato. Il prossimo 17 marzo Zurlini festeggerà gli 80 anni nella sua casa di Parma attorniato dal calore dei famigliari: la moglie Linda e i figli Fabrizio, Davide, Cristiana e Lorenzo.

Quando ha cominciato a giocare a calcio?
Da ragazzo, avevo 13-14 anni e giocavo nell’Audace, in difesa. Poi sono stato chiamato nel Parma e, dopo le giovanili, sono finito in prima squadra».

Ricorda il debutto in prima squadra con il Parma?
«Ero giovanissimo, avevo vent’anni: esordii in serie B a Catanzaro e vincemmo per 3-2 (il 30 settembre 1962 ndr). Con il Parma ho disputato due campionati nella serie cadetta, segnando anche una rete (il 2 dicembre 1962: Parma-Messina 2-2 ndr). Poi è arrivata la chiamata del Napoli».

La sua vita è cambiata con il trasferimento al Napoli?«
«Ho sempre giocato in difesa: da stopper e da libero, un ruolo in cui mi sono trovato bene, anche se all’inizio non fu facile. E debbo dire con ottimi risultati. Con il Parma mi ero messo in evidenza e fu così che il Napoli decise di acquistarmi. E la mia carriera di calciatore è cambiata».

Come è stato accolto a Napoli?
«I tifosi mi hanno accolto molto bene, fin dal primo giorno. Il Napoli, che militava in serie B, aveva allestito una squadra per salire in serie A. Fu così che, al primo anno, arrivò subito la promozione. Insomma ho portato bene. Con la maglia del Napoli ho vissuto dieci anni stupendi. La squadra aveva giocatori di livello e anno dopo anno si è sempre rinforzata».

Con la promozione, è arrivato anche l’esordio in serie A.
«Era il 20 novembre 1966 al San Paolo contro una squadra forte come la Juventus. Una data che non dimenticherò mai, anche se abbiamo perso per 1-0».

Ma la Juventus ritorna di nuovo nei suoi ricordi.
«Contro i bianconeri, infatti, ho realizzato il mio primo gol in serie A: era il 7 marzo 1971 e a Torino perdevamo 3-0 quando di destro, io che sono sinistro, segnai un gol in sforbiciata. L’altra rete in serie A l’ho realizzata contro il Lanerossi Vicenza: vincemmo 2-1 (il 25 novembre 1973 ndr)».

Nel campionato 1970-’71 la difesa del Napoli con Zoff, Ripari, Pogliana e lei in coppia con Panzanato in 30 partite subì 18 reti, diventate 19 per il 2-0 a tavolino con il Milan. Qual era il segreto?
«Eravamo un bel gruppo, abituati a giocare in un certo modo, a marcare molto stretto gli avversari, a “menare” quando ce n’era bisogno. Da libero ho sempre cercato di guidare i miei compagni nel modo migliore. Era una difesa che faceva paura alle grandi squadre. Quando, poi, giocavamo contro la Juventus era come una guerra, nel senso buono del termine, perché loro avevano tanti giocatori forti».

Come si trovava con Panzanato?
«Direi bene, eravamo due difensori arcigni».

Come è stato il rapporto con gli allenatori: Pesaola, Chiappella, Vinicio?
«Quando andavo in campo sapevo già cosa dovevo fare».

Tanti i duelli ingaggiati con i centravanti avversari: chi la metteva più in difficoltà?
«E’ sempre difficile fare dei nomi: certamente con Boninsegna erano sempre dei bei duelli. Anche quando ci siamo incontrati diversi anni dopo, abbiamo parlato delle nostre sfide, sempre molto spigolose».

L’incidente stradale di ritorno da Cesena ha compromesso la sua carriera?
«E’ proprio così: nel marzo del 1974 dopo la trasferta di Cesena, stavamo tornando a casa in auto. Dopo l’incidente sono rimasto fermo un anno, il Napoli mi mise da parte e sono ripartito da Matera come giocatore-allenatore. Poi, conclusa la carriera agonistica, ho allenato diverse squadre tra serie C e serie D».

È mancata solo la maglia azzurra anche se lei fu inserito nel “listone” dei 40 per i mondiali del Messico, nel 1970.
«Non sono mai stato neppure convocato. Forse c’erano giocatori più forti di me. Godevo di una certa considerazione ma non fu sufficiente».

Che calciatore era Mario Zurlini?
«Un difensore con la testa, tutto sinistro anche se alla Juventus feci un gol di destro».

Rimpianti?
«Nessuno. A Parma, dove ho cominciato la carriera, mi sono trovato benissimo e la stessa cosa vale per il Napoli, dove sono rimasto per dieci anni».

Segue ancora il calcio in televisione?
«Certamente. Qualche volta vedo il Parma, a cui mi legano tanti ricordi dalle giovanili al debutto in prima squadra, e il Napoli, una società eccezionale. Per me è stato un onore giocare con quella maglia».

Vanni Buttasi