TEATRO REGIO
Festival Verdi, si alzano i toni «Colonizzati da Bologna» «No, polemica ingenerosa»
Parma non deve essere colonizzata da Bologna. Resta alta la tensione sul prossimo Festival Verdi, nonostante l'assessore regionale alla Cultura, Mauro Felicori, butti acqua sul fuoco assicurando che «non esiste alcun progetto di fusione fra Regio di Parma e Comunale di Bologna».
La Lega torna all'attacco dopo il sit-in di mercoledì davanti al Teatro. «La Giunta regionale non vuole fermare la colonizzazione del Festival Verdi da parte di Bologna. Come sempre Pizzarotti e Bonaccini sono d’accordo nel penalizzare Parma per favorire altre realtà». Taglia corto il leghista Fabio Rainieri, vice presidente dell'assemblea legislativa dell'Emilia Romagna.
Anche il candidato civico Dario Costi getta benzina sul fuoco. «Ora stupisce fortemente, e preoccupa, la possibilità che il Teatro Regio veda soggetti esterni» sfruttare la vetrina del Festival Verdi.
L'attacco leghista
Coro e Filarmonica saranno marginalizzate per fare spazio alle maestranze di Bologna. E di Firenze. Rainieri si basa sul fatto che la Toscanini e il Coro verranno coinvolti insieme al Regio solo per il «Simon Boccanegra». Poco. «Quali sono i motivi di tale eventuale marginalizzazione delle maestranze di Parma in quella che fino ad oggi è stata la loro principale vetrina e se essa, favorendo le maestranze liriche di Bologna, non apra alla fusione della Fondazione Teatro Regio di Parma con la Fondazione Teatro Comunale di Bologna con conseguente prevalenza di quest’ultima». Rainieri chiede all'assessore di «impedire la fusione» e «salvaguardare il prestigio delle maestranze liriche di Parma».
L'assessore risponde
«Non esiste alcun progetto di fusione fra Regio di Parma e Comunale di Bologna». A garantirlo è l'assessore regionale Felicori, che derubrica a «esempio di scuola» la proposta di fusione fra le due realtà avanzata a ottobre 2021 da Fulvio Macciardi, sovrintendente del Comunale di Bologna. «Ritengo che l’autonomia artistica delle nostre istituzioni non possa essere limitata da nessuna intenzione, neanche la più nobile» continua Felicori, che invita tutti ad «evitare polemiche ingenerose». In più, parla del Coro del Regio come di «una impresa culturale che va difesa e aiutata a crescere certo a Parma, ma anche nelle altre città della regione e del nostro Paese».
Rainieri non molla
Tutto chiarito? Per niente. Anzi, la Lega alza il tiro, perché la smentita sulla fusione e le promesse di aiuto al Coro non bastano. «Quello che è inaccettabile è che il sindaco Pizzarotti, con l’avvallo dell’amministrazione regionale guidata dal Pd di Bonaccini, penalizzi Parma per aiutare il Teatro Comunale di Bologna, in difficoltà finanziarie da nessuno smentite - replica Rainieri -. Con questa assurda strategia non si aumenta la qualità e l’importanza del Festival Verdi ma si distrugge la tradizione lirica di Parma con tutto quello che ne consegue non solo a livello di perdita culturale, che è già gravissimo, ma anche a livello di perdite economiche e occupazionali».
La proposta di Costi
Le vicende del Festival Verdi non scatenano solo un botta e risposta fra la Lega e la Regione. Nella polemica interviene, con una proposta, anche il candidato civico Dario Costi. «Non vorremmo - dice - che ciò diventasse la prima di una serie di invasioni di campo». Il riferimento è all'apertura del Festival affidata all'Orchestra e al Coro del Comunale di Bologna. «La valorizzazione della storia teatrale cittadina - sostiene il candidato - passa innanzitutto dalla necessità della realizzazione di un numero adeguato di produzioni e co-produzioni, che possano da una parte permettere l’autonomia economica e dall’altra valorizzare le capacità e le professionalità dei nostri teatri, non solo il Regio».
A questo punto, Costi svela la sua proposta. «Il tema del rilancio del sistema teatrale prevedrebbe innanzitutto una stretta collaborazione con altre realtà del territorio quali fra le altre Università, Conservatorio, liceo artistico Toschi, ma anche un coinvolgimento del sistema produttivo e turistico, in modo che il prodotto cultura non sia separato dalla città ma ne diventi motore di sviluppo».
P.Dall.