VIA REPUBBLICA
Sant'Antonio, «gioiello» barocco tornato all'antico splendore
Sant'Antonio ieri pomeriggio è stata riaperta al culto dopo oltre tre anni di restauri interni ed esterni. Il vescovo Enrico Solmi ha celebrato la messa solenne all'interno di questa vera e propria perla del barocco, assieme al parroco monsignor Raffaele Sargenti e alla presenza di numerosi fedeli.
Seduti in prima fila gli architetti Barbara Zilocchi e Giovanni Signani, che hanno guidato i restauri. Con loro anche Paolo Zinelli, amministratore unico della Sgc, ditta protagonista dell'intervento.
La storia
Progettata nel 1712 dal grande architetto Ferdinando Galli Bibiena, chiunque entri al suo interno rimane rapito dalla bellezza della doppia volta traforata, da cui si intravedono le figure di angeli e la scena dell'apoteosi di Sant'Antonio, affrescate da Giuseppe Peroni. All'esterno invece i restauri hanno fatto riemergere le cromie originali del Settecento (coperte da un anonimo color mattone all'inizio del 1900): a dominare è il giallo Parma, alternato al grigio avorio delle colonne e e dei riquadri.
E' tornato all'antico anche il pavimento, un cotto fiorentino rosa. Durante i lavori sono stati installati un nuovo impianto di riscaldamento e una illuminazione, pensata per valorizzare i tanti tesori custoditi all'interno della chiesa. Uno degli interventi più delicati ha riguardato il tetto, che ha previsto tra l'altro la sostituzione di una capriata.
I lavori sono stati suddivisi in più stralci e hanno riguardato la doppia volta, gli affreschi, gli stucchi e le statue di Gaetano Callani. Le risorse per finanziare i restauri sono arrivate dalla generosità dei parrocchiani, dai fondi della parrocchia, dai fondi Cei, dalla Fondazione Cariparma e dal Soroptimist Club.
Le parole del vescovo
Proprio ieri si celebrava la solennità di San Giuseppe e monsignor Solmi nell'omelia ha ricordato la sua figura. «Giuseppe è una figura moderna perché capace di vivere il cambiamento - ha osservato -. Unisce l'ascolto di Dio alle sue responsabilità di padre e di uomo».
Il vescovo si è quindi soffermato sulla riapertura al culto di Sant'Antonio. «Siamo qui a riaprire questa chiesa che rappresenta uno spaccato della storia di Parma - ha spiegato -. Restaurare una chiesa significa anche porre un segno nella città, sottolineare che la fede non è qualcosa di intimistico ma sociale e politico, perché intercetta la persona e la comunità». «Dio è bellezza - ha proseguito - e quindi il bello Lo onora». Fondamentale inoltre coniugare gli sforzi per promuovere la bellezza e la carità.
«Grazie ai parrocchiani»
Monsignor Sargenti alla fine della celebrazione ha ripercorso brevemente la storia della chiesa di Sant'Antonio e quella dei restauri, iniziati nel 2018 con i lavori alla parte esterna e proseguiti per stralci negli anni successivi. Il parroco ha ringraziato i parrocchiani, il vescovo, i progettisti e tutte le realtà che hanno reso possibile questo risultato. «Ora il quinto e ultimo stralcio - ha precisato - prevede la rifunzionalizzazione degli spazi dell'ex convento della chiesa, in cui ospitare l'oratorio. Confidiamo nell'aiuto di Fondazione Cariparma, dei parrocchiani e della Provvidenza».
Gli ultimi interventi sono stati quelli di Barbara Zilocchi e Giovanni Signani, che hanno ripercorso le tappe dei restauri, in vista di una futura pubblicazione sui lavori e, prima ancora, di un incontro che approfondisca gli sforzi fatti per restituire alla città la chiesa di Sant'Antonio.