Scomparso

Riccardo Corradi, i vigili del fuoco piangono il loro pilota

Lorenzo Sartorio

Ogni giorno vediamo sfrecciare sulle nostre strade auto della polizia, carabinieri, ambulanze e vigili del fuoco che, a sirene spiegate, cercano spazio fra il traffico. Se è molto difficile fare ciò per le auto di primo soccorso, figuriamoci per quei «pachidermi rossi» dei vigili del fuoco che devono divincolarsi tra le auto e le moto con autopompe cariche d’acqua, oppure con monumentali autogru. Al volante, autisti, che definire straordinari, è poco. Uno di questi piloti che fece anche scuola a tanti allievi è stato Riccardo Corradi, scomparso nei giorni scorsi all’età di 80 anni.

Nativo di Neviano Arduini, paese al quale era molto legato, aveva effettuato il servizio militare nei vigili del fuoco, tra il 1962 e 1963, quindi aveva prestato servizio come vigile temporaneo e poi permanente. In seguito era stato promosso capo -squadra e, infine, capo- reparto congedandosi nel 1994. Riccardo aveva un carattere solare, allegro, amava la compagnia, era benvoluto da tutti, colleghi e superiori che gli riconoscevano grandi capacità come autista e istruttore di automezzi pesanti terrestri ed anfibi.

Fu molto attivo anche in seno all’ Associazione nazionale vigili del fuoco in congedo oltre essersi distinto nelle operazioni di soccorso per il terremoto del 1980 in Irpinia, a Sant’Angelo dei Lombardi.

«Con Riccardo - ricorda Roberto Pasini dell’associazione Vigili del fuoco in congedo - sono stato nello stesso turno da luglio 1976 alla fine del 1977. Abbiamo effettuato assieme diversi interventi: incendi, soccorsi a persone, incidenti stradali e altri di vario tipo. Inoltre, è stato mio istruttore di scuola guida per la patente ministeriale di terzo grado per condurre i mezzi pesanti (autopompe, autogru, autoscale) e anfibi. Ricordo, in particolare, due interventi anche a distanza di tanti anni. Era la mattina dell’8 settembre 1976, ore 5.30. Usciamo a sirene spiegate e Corradi è l’autista dell’autogru Fiat 697 per un incidente stradale sull’A-1, al km 108 corsia nord. Troviamo un autocarro capovolto nella scarpata. L’autista è a testa in giù ed ha le gambe incastrate nei leveraggi. Corradi piazza l’autogru, deve spingere fuori la prolunga del braccio e così la portata si riduce e due puntoni si sollevano pericolosamente. Il momento è critico, ma Corradi, con sangue freddo e maestria, blocca gli stabilizzatori. Con la mototrancia, la cui lama tende a sbandare per l’olio che è fuoriuscito, sezioniamo parte dei leveraggi e riusciamo a liberare il ferito che viene trasportato in ospedale da un’ambulanza della Croce rossa italiana.

Il 29 ottobre 1977, sempre alle 5.30, usciamo ancora con l’autogru Fiat 697. Il capo squadra è Riccardo e io l’autista. La chiamata è dei carabinieri di Neviano Arduini (paese natale di Corradi). Alcuni ladri hanno rubato dei prosciutti in uno stabilimento a Scurano e fuggivano con l’autocarro carico inseguiti dal proprietario in auto che guidava e sparava colpi di pistola verso i malviventi. Durante l’inseguimento l’autocarro sbanda e precipita in un burrone. Riccardo mi pressa perché ha fretta di arrivare sul luogo dell’incidente. Ci aspettano molte incognite oltre il buio, la strada, impegnativa e piena di curve insidiose, inoltre non si sa cosa troveremo scendendo nel burrone e come reagiranno gli eventuali superstiti. Quando arriviamo sul posto, scendiamo nel burrone e troviamo la carcassa dell’autocarro (rubato) sfasciata e tutti i prosciutti sparsi e ammaccati. Dei ladri nessuna traccia».

Era molto legato alla famiglia, Corradi, alla moglie Adriana ed andava molto fiero del figlio Massimo, stimato medico pneumologo del nostro Ospedale.

Il rito funebre si svolgerà oggi pomeriggio alle 14.30 alla chiesa Santa Maria Immacolata di via Casa Bianca.