Il caso
La casa natale di Fernando Santi rischia di crollare
Fino a non molti anni fa era ancora una residenza abitata con vasi di fiori a decorare le finestre della casa ben visibili dall'incrocio tra via Savani e via dei Mercati.
Parliamo della casa natale di Fernando Santi, storico sindacalista della Cgil, nato al Cornocchio, in quello che era all'epoca comune di Golese, il 13 novembre del 1902 e di cui quest'anno ricorrono dunque i 120 anni dalla nascita.
La vita di Santi
Da tempo, dopo la morte della sua ultima residente, la casa natale di Santi, che fin dal 1500 era usata come riferimento per i carrettieri che portavano la ghiaia in città dal Taro, è però in stato di totale abbandono bìnonstante in quel luogo sia nato uno dei più importanti sindacalisti del XX secolo, che nel secondo dopoguerra è stato anche parlamentare per quattro legislature nelle fila del Partito socialista. Nel 1922, appena ventenne, partecipò alle Barricate di Parma e svolse attività antifascista durante il periodo del regime mussoliniano, entrando poi nella Resistenza. Nel dopoguerra, nel 1947 diventa segretario generale della Cgil assieme a Pastore e Di Vittorio e nel 1948 viene eletto alla Camera per la prima volta e riconfermato fino al 1968, morendo poi l'anno dopo.
Lo stato di abbandono
Una targa in marmo, apposta sulla facciata della casa dalla federazione di Parma del Partito socialista nel 1970, ricorda che in quella modesta abitazione è nato Santi. La targa c'è ancora, ma alla casa non ci si può più avvicinare in quanto recintata con una rete metallica a scopo precauzionale visto che è ormai pericolante. La proprietà è di una società multinazionale privata.
L'appello di Egidio Tibaldi
Egidio Tibaldi, presidente dell'associazione «Amici di Fernando Santi» e ultimo cugino discendente della famiglia lancia un appello per «salvare questa casa che è parte integrante della storia della città, visto che lì è nato uno dei suoi più illustri cittadini. Purtroppo con il passare del tempo la situazione di fatiscenza peggiora sempre di più e il rischio è che non si possa più fare nulla per recuperare questo fabbricato e destinarlo magari a usi sociali, come un centro di aggregazione giovanile sul lavoro.
Purtroppo l'intervento, oltre che per i costi, è reso difficile dal fatto che si tratta di una proprietà privata, ma vorrei che la città si mobilitasse, a partire dalle sue istituzioni, per trovare una soluzione e salvaguardare un patrimonio di storia che non deve essere perso». L'auspicio è che qualcuno possa raccogliere questo appello e intervenire per “salvare” la casa del Cornocchio.