l'appello

Tragedia di Torrechiara, la mamma di Martina: «Si faccia di tutto perché non si ripeta»

Maria Chiara Pezzani

Langhirano Un appello alle istituzioni perché la tragedia che le ha strappato sua figlia possa non ripetersi più. Parole che chiedono il coinvolgimento di tutti, del sindaco e dell’Amministrazione comunale, di una comunità che deve farsi carico della sicurezza e delle vite dei propri ragazzi e ragazze, dei propri figli.

Da quel 15 gennaio Ilaria Alfieri, la mamma di Martina Karakach, ha fatto della sicurezza di quell’incrocio lungo la Massese la sua priorità, cercando di smuovere le coscienze, i meccanismi e i tempi della burocrazia.

La 17enne di Pilastro studiava al liceo Alfieri, voleva fare la psicologa per poter aiutare gli altri. E proprio questo desiderio ha spinto la famiglia ad acconsentire alla donazione degli organi. Quel desiderio ora anima l’azione e l’agire della madre.

In queste settimane ha parlato con il presidente della Regione Stefano Bonaccini, che le ha assicurato il suo impegno, con il presidente della Provincia Andrea Massari, con il prefetto di Parma Antonio Garufi, con Anas. Un appello racchiuso in una lettera, che ha un unico scopo: l’impegno a mettere in sicurezza la Massese. «Chiedo aiuto alla comunità alla quale appartengo. Un aiuto che può sollevare la mia famiglia dall’incurabile lutto nel quale si è trovata, troppo pesante per essere sopportato da soli».

«Martina quel sabato pomeriggio, un sabato come tanti per i ragazzi che escono per incontrarsi e condividere momenti spensierati, non è più tornata a casa - scrive la mamma -. È morta a meno di un chilometro dalla sua casa, da noi, mentre le sirene delle ambulanze passavano ed io non riuscivo ad avere risposta dal suo telefono. E da quel pomeriggio le lacrime, il dolore, la rabbia e la disperata ricerca di un “perché”, hanno tormentato senza sosta le nostre giornate. Questo, insieme ad un crescente sentimento di solitudine, in balìa del tempo che passa senza guarire e di una imprevedibile giustizia che forse sì, forse no, arriverà».

«Quello che chiedo in questa sede - sottolinea Ilaria Alfieri - è che ogni genitore non debba provare quello che stiamo provando noi. Che è un dolore disumano. E ogni figlio ha il diritto di poter tornare a casa dalla sua famiglia. Dico “ogni figlio”, perché sono tutti nostri figli questi ragazzi. Chiedo che tutti facciano la loro parte affinché una tragedia del genere non si ripeta più, per i vostri figli, per i figli di tutti. Il calore umano, l’amore e la compassione della comunità, degli amici di Martina, delle persone che hanno conosciuto la nostra famiglia, quella la abbiamo avuta ed ancora ci circonda, pur senza riuscire a chiudere neppure in parte la ferita aperta. È forse troppo chiedere che anche le Istituzioni e chi le rappresenta, si facciano carico di questo dolore, di questa responsabilità, insomma di questa tragedia? È troppo chiedere di non sentirsi lasciati soli per un dramma che poteva essere evitato e che ancora oggi, purtroppo, si può ripetere? Ogni secondo è perduto. E non ci possono essere barriere istituzionali di fronte alla sicurezza, di fronte al rischio dichiarato, di fronte agli schieramenti politici. Questo non vale la vita di un ragazzo».

«L’unica risposta accettabile che la mia coscienza mi consiglierebbe di fronte alla domanda: “è stato fatto tutto quello che si poteva fare per evitarlo?” non può essere che un “Sì”: non c’è scelta per calmare i sensi di colpa che vivo. E spero che il vostro comportamento ed impegno di Primo Cittadino e di cittadini attivi possa far sì d’ora in avanti, e per il passato mi auguro, che “Sì” sia la risposta di tutti. Dai luoghi preposti possono partire azioni concrete. A me ne basta una - conclude -. E quindi chiedo che sia espresso l’impegno a mettere in sicurezza la Strada Massese partendo da quel maledetto incrocio, teatro, oramai un macabro simbolo, di numerosi incidenti mortali. E questo subito, senza indugio, senza alibi di responsabilità fra gli Enti. Questo per me è il vostro dovere».