Da Colorno alla Nazionale

Sofia, Matilde e Gaia al Women's Rugby Festival Under 18

Anna Maria Ferrari

Sofia dice che il rugby le ha insegnato tutto, a lottare, a non temere il contatto fisico, a tirar fuori «la mia parte maschiaccia: entro, penso a giocare e giocare, mi sfogo. Essere una ragazza? Non conta assolutamente nulla». Diciassette anni, studentessa del Bocchialini, riccioli d'ebano e occhi lucenti, sorriso esplosivo: un concentrato di potenza e capacità. Di strada, nel mondo della palla ovale, Sofia Catellani, giocatrice del Colorno Rugby (serie A), ne ha percorsa già tantissima e oggi taglierà un altro traguardo: con la Nazionale azzurra under 18, scenderà in campo in Scozia per la prima edizione dell'U18 Women's Rugby Festival, la sfida tra il gotha delle squadre giovanili europee. Con lei, le compagne e amiche del Colorno Rugby Gaia Dosi e Matilde Romersa: tutte e tre dal vivaio del Colorno alla Nazionale, un grande successo per la scuola di rugby femminile parmense. «Ho iniziato a giocare a sei anni, a Noceto, dove abito. – racconta Sofia - Ero l'unica femmina, ma i maschi mi trattavano come una di loro. Oggi, quando incontro certi miei ex compagni di squadra, mi dicono: ma lo sai che mi picchiavi duro?».

Il rugby l'ha salvata, le ha restituito l'adolescenza e la voglia di vivere. Diciassette anni, sorbolese, studentessa del Bodoni, Gaia Dosi ha un fisico potentissimo che porta in giro come una libellula. «Prima ero timida: quando mi prendevano in giro per la mia forma fisica, soffrivo ma non reagivo. Per anni sono stata bullizzata, dalle elementari alla seconda media. Offesa a voce e sulle chat. Poi ho iniziato il rugby. E si è spalancata una nuova vita». Su l'asticella dell'autostima, in alto la sicurezza di sé, la consapevolezza di saper fare qualcosa di riconosciuto dal mondo. Rossetto e rimmel, sopracciglia da attrice. Femminile. Eppure Gaia gioca in terza linea nel Colorno rugby e come pilone destro nella Nazionale under 18: «Con il rugby è cambiato tutto. Quelli che mi prendevano in giro alle elementari, vengono a chiedermi, miti, “come va?”. Non ho mai restituito quello che mi hanno fatto. L'ho avuta vinta senza usare la violenza».

Chi l'avrebbe detto che sarebbe arrivata così in alto nel rugby. Perché Matilde Romersa, diciassette anni, di Viadana, studentessa del liceo linguistico, ha l'aspetto delicato e aristocratico delle ballerine di danza classica. Un giunco che in campo si trasforma in una noce possente, mediano di mischia o mediano di apertura, maglia del Colorno e della Nazionale, un ciclone che nella vita si presenta con l'aspetto del vento di scirocco. «I compagni mi dicono: ma con quel fisico magrolino come fai a giocare... Poi mi fanno i complimenti». Dalla sua parte, sempre, l'amore per lo sport e per i giochi di squadra. Prima ginnastica artistica e pallavolo, poi la scoperta del rugby con i giochi studenteschi alle medie: «Siamo diventate campionesse d'Italia. Poi hanno aperto il Viadana Rugby e ho incontrato i miei primi allenatori. Il fatto di essere una femmina non ha mai contato. Nessuna discriminazione».

Eccole. Sofia Catellani, Gaia Dosi, Matilde Romersa: talenti del Rugby Colorno, 17enni che fanno squadra con le compagne tutte più grandi di loro, le “sorelle” maggiori con cui condividere gioie e sacrifici. Tre ragazzine che vivono con la massima naturalezza uno sport in cui le donne sono ancora una minoranza, uno sport di mischie e scontri fisici, di mete per cui battersi senza freni.

E adesso la discesa in campo con la Nazionale azzurra under 18, oggi e mercoledì in Scozia per la prima edizione dell'U18 Women's Rubgy Festival. Ventisei le azzurrine chiamate dalla Sicilia alla Valle d'Aosta alla competizione cui partecipano i Paesi del Sei Nazioni. Oggi, prima giornata, la nostra Nazionale giocherà due gare di 35 minuti per match e affronterà Galles e Scozia; nella seconda giornata, mercoledì, ogni squadra giocherà una partita di 70 minuti: l'Italia sfiderà le padrone di casa scozzesi. E le tre principessine del nostro rugby femminile ci saranno, allo Dam Health Stadium, con quella fiamma che fa sopportare mille fatiche e mille sacrifici. Da sempre. Tre allenamenti a settimana a Colorno, rinunce per tutta la famiglia, visto che ad accompagnarle sono sempre i genitori; la partita alla domenica, con la levataccia nell'unico giorno in cui si potrebbe dormire un po' più del solito. «Ma non conta, per la partita mi alzerei anche alle 4, giocare ci ripaga di tutto», dicono assieme. E la gioia del viaggio con le compagne per raggiungere lo stadio, la musica prima della partita, l'orgoglio dei risultati. Una strada in salita: «Certe volte ci troviamo a studiare di notte», «il sabato sera non riusciamo ad andare a ballare», sacrifici a tavola «perché bisogna correre e i chili in più potrebbero appesantire». «Le amiche – dice Sofia - mi chiedono come fai. Ma se a ua cosa ci tieni, non dai peso alle rinunce».

Sofia adora gli animali, «a casa ho una specie di fattoria». Gaia la moda, l'arte e il make up, «mi piacerebbe iscrivermi a un'Academy del make up». Matilde segue tutto lo sport. I sogni? Nella vita “da grandi”, giocare sempre a rugby, arrivare alla Nazionale “adulta”, “andare ad abitare a Colorno tutte e tre assieme, quando compiremo 18 anni. Per condividere tutto con le nostre compagne di squadra, mentre adesso dobbiamo tornare sempre a casa». Ma il pensiero corre a genitori e fratelli, «che ci sostengono in tutto, ci scarrozzano, senza di loro non saremmo qui», e agli allenatori, «che hanno sempre creduto in noi, ci hanno concesso di entrare in serie A, non ci mollano mai».

E allora forza azzurrine, esempio per tutte le ragazze che hanno paura a mettersi in gioco.

ha collaborato Paolo Mulazzi