Il circolo
Bocciofila Aquila, il tempo scorre fra partite ed amicizia
All’ingresso c’è un’aquila, una statua un po’ malridotta, ma pur sempre un’aquila. Probabilmente è lì da quando ci abita la Bocciofila Aquila, dal lontano 1993, quando il locale di via Anselmi era nuovo fiammante, con quattro campi da bocce all’interno e due all’esterno, quando il rumore delle bocciate si mescolava al vociare dei commenti, alle maledizioni per i colpi che si spegnevano sui bordi di legno, alle angurie custodite nella sojola piena d’acqua insieme alla malvasia consolatoria per una partita persa.
Il tempo libero scorreva in allegria fra una briscola e una scala 40. A carte si gioca ancora, a bocce pure, ma il clima non è lo stesso, se non altro perché i giovani di allora hanno i capelli bianchi, e per loro è difficile tornare a socializzare dopo due anni di pandemia che li ha relegati in casa. «Quelli che sono giovani oggi – constata con un po’ di amarezza il presidente Franco Alfieri, classe 1947 – hanno in mente tutt’altro che la vita del circolo, e le bocce sembrano diventate un retaggio del passato».
Franco Alfieri – oltretorrentino doc - ha preso in mano la guida della Bocciofila nel 2010, dopo la scomparsa del suo predecessore, Enzo Marossa, che lo aveva guidato a lungo in tempi migliori. Ma per quanto l’età media dei soci non sia delle più basse, l’Aquila di via Anselmi continua il suo volo. E le ali non le mancano di certo, perché la struttura ha dimensioni e potenzialità rare da trovare in altre situazioni, ed è collocata in un quartiere, il Pablo, che è forse il più popoloso della città. I soci sono 210, dimezzati rispetto ai tempi d’oro, ma ancora tanti, nonostante che l’assenza di parcheggi gratuiti nella zona a ridosso dell’Efsa e della nuova piscina in via Giulio Cesare non siano certo incentivi per chi non abita in zona, e nonostante la dura mazzata del Covid, che ha compromesso la voglia di socialità anche in un circolo come questo, dove il dialetto è ancora la lingua ufficiale e alla tombola del lunedì partecipano in media oltre cento persone che affollano le due grandi sale, rispettando il distanziamento.
Se si guarda alla struttura, poi, ci si rende conto di quali spazi si possono aprire per dare un futuro alla Bocciofila: c’è un bar ben organizzato affidato in gestione da pochi mesi a Mario Zanfaglione insieme a tutto il pacchetto di ristorazione, c’è una cucina ben attrezzata, ci sono 4 campi da bocce ancora in attività, due coperti all’aperto per il periodo estivo, e due all’interno dei locali del circolo, dove altri due campi sono stati riconvertiti per far posto alla tombola del lunedì. Poi c’è il locale dove si gioca a carte, quello con il maxischermo per seguire le partite del Parma, un altro salone, prevalentemente occupato per la tombola, ma soprattutto ci sono due ampie sale con ben nove biliardi, che sono il fiore all’occhiello del Circolo.
Per l’estate c’è ancora un vasto spazio all’aperto, anche se una parte se l’è mangiato il Comune per realizzare la piscina dove un tempo c’era la pista da ballo. Al primo piano ci sono solo uffici, e ovunque coppe, foto e cimeli delle vittorie conquistate nei bei tempi andati. Seppure ridimensionato, anche lo sport è ancora di casa. Una trentina di cicloamatori indossano ancora la gloriosa maglia dell’Aquila e i pescatori dell’Aquila Mulinello fanno ancora le loro gare. Gli scacchisti sono rimasti in pochi, ma ci sono ancora tre squadre di biliardo che giocano ad alto livello, e l’inconfondibile suono delle bocce rimbomba ancora nel locale.
Dei vecchi che ci giocavano ad alto livello a frequentare il circolo è rimasto Mario Guerra, 78 primavere sulle spalle, che ha gareggiato e vinto fino a due anni fa: «Nella vita di tutti i giorni gestivo un negozio di alimentari – racconta Guerra – ma per tanti anni giocare a bocce è stato per me una specie di seconda attività. Ho girato mezza Europa – Belgio, Germania, Svizzera - ho avuto la soddisfazione di partecipare ai Campionati Europei, sono stato in classifica fra i trenta migliori bocciatori italiani, ho vinto tante gare nazionali e un torneo in Belgio. Tutto questo grazie anche al fatto di aver giocato con la squadra di Salsomaggiore, con il patron Gerini, che era dirigente europeo della Federazione. Ma la mia casa è sempre stata l’Aquila». Infatti il circolo è pieno di coppe e cimeli, in buona parte targati Mario Guerra. Se gli si chiede quante medaglie ha vinto, Guerra confessa che nella sua lunga carriera ha portato a casa qualcosa come 900 medaglie d’oro, che sono state un bell’aiuto anche per il bilancio di famiglia: «Bei ricordi destinati a rimanere tali – conclude – perché i giovani non giocano più, e molti bocciodromi hanno chiuso i battenti».
Ma l’Aquila continua il suo volo, e con le grandi ali di cui dispone, forte di un locale invidiato da molti e di uno chef che propone cucina parmigiana fatta in casa, con tortelli, gnocchi, cappelletti e trippa, potrebbe trovare l’energia per rinascere e tornare a volare più in alto.