Circonvenzione
Ottuagenaria perse i risparmi, due condannati
Di soldi si parlava, ma in ballo c’era di più. Maria (il nome è di fantasia) ne è consapevole e all’uscita dall’aula collegiale si dice già contenta di quanto ha appena ascoltato, «perché anche di valori si vive, per quanto il nostro mondo lo dimentichi. E i valori non sono solo pecuniari». Non sarà facile ottenere i 130mila euro di provvisionale che la sentenza stabilisce le siano versati in tempi brevi dal primo dei condannati. Tra il dovere e il pagare c’è di mezzo l’Atlantico: l’uomo in questione è in Brasile da un po’, ed è improbabile che proprio ora gli venga voglia di tornare a saldare ogni conto. Diverso il discorso per il consulente finanziario imputato con lui, rimasto invece al di qua dell'oceano. A suo carico, la condanna è inferiore, ma se vuole godere della sospensione della pena e della non menzione deve versare una provvisionale di 117mila euro.
Ora, comunque importante per Maria è soprattutto che il giudice Alessandro Conti le abbia dato ragione, che lei sia stata compresa. E poco conta che il reato per il quale il 47enne, oltre al pagamento della provvisionale, è stato condannato a tre anni di reclusione sia circonvenzione di incapace. Alla faccia dei suoi 93 anni e mezzo, Maria - occhi azzurri e buoni, lessico da donna istruita - sa bene di essere «capace» per quanto riguarda le cose di testa. Del resto, come aveva detto il suo avvocato, in questo caso non si richiedeva «l’incapacità di chi mangia gli spaghetti con le mani». Matteo Manici aveva inoltre sottolineato come «sia mancato qualsiasi atteggiamento riparatorio».
Di investimenti, appunto, si trattava: materia ostile per chi, fedele alla propria formazione classica, da sempre preferisce la poesia greca ai grafici di borsa. Campo minato per chi si lascia guidare dal cuore. Lei, semmai, troppo ispirata dai sentimenti, è stata incapace di tenere la mente accesa. Nonna mancata, vedova e prima ancora mamma derubata dalla vita dell’unica figlia malata morta giovane, Maria aveva creduto di trovare una nipotina nella figlia del proprio tutor bancario. Lui aveva firmato alla cliente la delega per andare a prendere a scuola la bambina. Maria cucinava per la bambina, l'aiutava con i compiti («Le insegnavo il latino già alle elementari» ha ricordato la pensionata). Intanto, firmava ogni foglio lui le proponesse. Trovandosi così a comprare diamanti per 200mila euro («quando non li volevo per niente») e a diventare a propria insaputa azionista di una società, dopo un investimento di 500mila euro. Per questo Maria per prima si dà della «stupida». Come ogni persona che si senta tradita per aver riposto la fiducia nelle persone sbagliate.
Alla sbarra in questo processo, c’erano un ex bancario ex amico (o quasi «figlio adottivo») di Maria, la moglie oggi 45enne (dalla quale nel frattempo lui si è separato), e un altro bancario di 55 anni. Il primo è stato condannato a tre anni e al pagamento di 900 euro di multa. La donna, che era stata rinviata a giudizio per aver incassato un assegno della pensionata, è stata invece assolta, mentre il 55enne è stato condannato a un anno e 10 mesi, con multa di 800 euro, e con il primo imputato al pagamento delle spese processuali e legali della parte civile. I danni pecuniari di questa vicenda verranno valutati in sede civile. Sottraendo le somme rese alla pensionata al milione abbondante investito, siamo sull'ordine dei 700mila euro.
Mario L’Insalata, difensore del 47enne e della sua ex consorte, è soddisfatto a metà, vista l’assoluzione della donna. Per quanto riguarda la posizione dell’ex bancario, promette battaglia, annunciando il ricorso in appello dopo la lettura delle motivazioni della sentenza, il cui deposito è previsto entro trenta giorni. «I soldi che mancano - ha sottolineato l’avvocato in arringa - non sono stati intascati dagli imputati: sono solo investimenti andati male per questioni di borsa. E gli assegni incassati dal mio cliente corrispondono ai suoi compensi». Uno, da 35mila euro, per L’Insalata sarebbe invece legato a un prestito.
Annuncia ricorso anche Barbara Giovannelli, legale del consulente finanziario. Mentre Maria, con il denaro che le dovrebbe essere versati, in nome della figlia scomparsa spera di fare ricorso contro la sofferenza altrui. «Vorrei finanziare borse di studio - dice - o acquistare apparecchiature mediche. C'è bisogno di bene».