Montagna
Funghi, in arrivo i primi prugnoli: pochi e cari (ma buonissimi)
Valtaro - Prugnoli, ci siamo. O quasi. I primi timidi raccolti hanno fatto capolino e i cercatori esperti iniziano a postare il frutto delle loro ricerche. Ma, come tutti gli anni, inizia anche la danza dei «dico-non-dico» e delle lamentele (scaramantiche?) legate al meteo ancora una volta ingeneroso.
Il dato di fatto
La scarsità di precipitazioni è infatti un dato di fatto e i terreni sono più asciutti che mai: salvo la nevicata quasi fuori stagione a primavera appena iniziata, salvo qualche rara pioggerella di marzo (guastata dal vento che nei giorni scorsi ha sferzato la montagna, portandosi via la riserva idrica preziosa per i prodotti del sottobosco), una cosa è certa: se il quadro non cambierà quanto prima, non solo è in pericolo la cortissima stagione dei prugnoli, ma rischia di esserlo anche quella del tartufo estivo. «L’autunno e l’inverno siccitoso ha influito persino sul tartufo invernale - spiega un commerciante -, che infatti già ai primi di gennaio era praticamente finito, mentre nelle annate buone arriva in genere fino a marzo, quasi a ridosso dell’estivo». Tornando ai prugnoli, la conferma della scarsità del raccolto arriva dal territorio: un assaggio, «giusto per inaugurare la stagione, ma se non piove possiamo considerarla già chiusa», scrive infatti un cercatore di Borgotaro, che in genere non manca mai di portare a casa bottini eccellenti.
Tagliolini e frittata
«Pochi, piccoli, cari ma buoni! Ben arrivati», chiosa a sua volta un noto ristoratore di Bedonia, che ha così avvisato la clientela: solo chi prima alloggia può assicurarsi un classico della primavera valtarese, vale a dire i tagliolini all’uovo o la classica frittata. Chi confida che la stagione possa salvarsi grazie ai grossisti, si ricreda: non a caso tace anche «Borgolab», il rinomato centro raccolta con sede a Borgotaro. «Solitamente in questa stagione, i prugnoli nostrani abbondano e non abbiamo problemi di approvvigionamento - spiega un ristoratore valtarese -, ma quest’anno sono pochissimi e piccoli. Parliamo di poche manciate! La penuria non riguarda solo il nostro territorio, ma l’Appennino in generale: quando in passato non ne avevamo abbastanza per soddisfare la domanda, li acquistavamo dai grossisti, che li reperivano magari in Abruzzo». «Purtroppo, anche loro, e non solo loro (a secco infatti anche la Lunigiana, solitamente generosa, ndr), quest’anno sono a becco asciutto proprio come lo siamo noi. Perché la stagioni si salvi, serve che piova presto e allora è probabile che dagli 800 metri in su si possano trovare fino a maggio».
Monica Rossi