Racconti
«Favole di fiume», Luca Ponzi e la geografia delle emozioni
«Anche questa è un’altra delle storie incredibili ma vere che racconta il grande fiume…». Questo scriveva Giovannino Guareschi nei «dialoghi per lo speaker» del film «Il Compagno don Camillo» e questo è, ma lo si scopre solo alla fine, il segreto del nuovo libro di Luca Ponzi «Favole di fiume» (Oligo Editore), da oggi in tutte le librerie.
Sì, perché è lo stesso autore a rivelarlo: «I fatti narrati nelle pagine precedenti sono tutti assolutamente veri, anche se di gran parte d’essi non troverete traccia nelle cronache giornalistiche e nemmeno eco nei social. Almeno non in questa forma così dettagliata, con tutti questi particolari al posto giusto. Sono stati gli stessi interpreti, direttamente o indirettamente, a chiedermi di raccontarveli…».
Esattamente come scrive Luca Ponzi, uno scienziato che descriveva l’origine delle terre che Giovannino chiamava «Mondo piccolo», parlava di «memoria dell’acqua» ed è a questo che l’autore fa ricorso, perché «Il Po è uno stato d’animo, un modo d’affrontare le cose della vita e un archivio di storie, memorie e sentimenti che hanno ispirato questo narrare».
Già, memorie, storie, vicende, racconti talmente veri da sembrare favole, o favole talmente incredibili da risultare vere. Lungo gli undici racconti, che si susseguono con un ritmo che somiglia alla corrente del Grande Fiume, Ponzi guida il lettore attraverso quel piccolo mondo guareschiano che, in queste storie, si trasforma in mille e mille mondi: passando dai sentimenti alla ragione, dall’indifferenza al rancore, dall’amore all’odio, dal dramma alla farsa; traversando città e paesi, strade e argini, osterie e “salotti buoni”, per arrivare sempre a comunque al fiume, al ruolo che il Po assume in ognuna delle favole vere di questo libro, che potrebbe benissimo essere una “guida turistica per le passioni”, una “cartina geografica delle emozioni”: insomma un vademecum per chi voglia davvero esplorare sino in fondo quello “stato d’animo” che è il Po. Il fiume che, dice in un’intervista Luca Ponzi: «È una cerniera fra la terra e il tempo». Un’altra figlia di questa Bassa, la poetessa Laura Rainieri, scrive: «Il Po è un ragazzo dalle mani grandi / da trattare con i guanti / scorre lento, s’incaverna, semina laghetti / bacia nel riflesso le sue rive / e t’invita anche per un tuffo. / Il sole roggio al tramonto s’innamora».
L’essenza dei racconti di Luca, giornalista e scrittore di successo, è tutta qui: in un fraseggio quasi musicale, nelle descrizioni che al lettore danno la netta sensazione di essere immersi nel racconto, di sedere allo stesso tavolo nel bar o nell’osteria fantastica, immersa nella corrente; di guidare l’Apecar con lo sprezzo del pericolo che è solo di chi la vita la tiene ben stretta, costi quello che costi, di trovarsi ad ascoltare la signora di buona famiglia che non vede di là dal proprio naso e pretende di dare lezioni di vita. E si arriva d’un fiato alla straordinaria «Nota dell’autore», con la consapevolezza che, in fondo, ancora una volta aveva ragione Guareschi, nell’affermare come, letto quello che dovrebbe essere l’ultimo racconto, capiamo che: «Come sempre è la penultima storia perché il grande fiume è eterno come la speranza…».